La
filosofia di Giovanni Romano Bacchin nonché dei suoi prosecutori Aldo Stella e Marco Cavaioni, prevede una DISTINZIONE tra il
piano dell’INNEGABILE o dell’assoluto-indifferenziato, ed il piano dell’INEVITABILE
o piano del relativo differenziantesi. Il piano dell’inevitabile, però, esiste
soltanto dal punto di vista dell’inevitabile stesso, NON dal punto di vista
dell’innegabile, per cui, in realtà, secondo i suddetti filosofi esisterebbe
SOLTANTO il piano dell’innegabile/assoluto.
Come ha osservato Marco Cavaioni:
<<nell'«uno senza distinzione» […] non
tanto si toglie la distinzione, ma
radicalmente […] essa mai c'è stata>>.
Bene,
su queste premesse, chiedo:
dal
punto di vista dell’INNEGABILE, la DISTINZIONE tra il piano dell’innegabile ed il
piano dell’inevitabile è una DISTINZIONE INNEGABILE oppure è INEVITABILE?
1)- se essa fosse INNEGABILE,
allora anche il piano dell’inevitabile sarebbe innegabile _ appunto perché esso,
in virtù della DISTINZIONE
innegabile, sarebbe INNEGABILMENTE DISTINTO dal piano dell’innegabile _ e perciò sarebbe
pienamente ESSERE, poiché DISTINGUENTESI
innegabilmente dal piano dell’innegabile, col risultato, però, che entrambi i piani
sarebbero ugualmente innegabili e quindi INDISTINGUIBILI
almeno sotto l’aspetto della loro innegabilità, pur restando innegabilmente DISTINTI tanto quanto
è DISTINTO
l’intero dalla parte o l’assoluto dal relativo e che perciò farebbe del piano
dell’assoluto un’altra parte rispetto a ciò (il piano dell’inevitabile o
relativo) da cui innegabilmente il primo si DISTINGUE.
Il
che segna nell’assoluto stesso un’innegabile DISTINZIONE la quale, perciò, NEGA che esso sia
privo di DISTINZIONI,
per cui non può essere ritenuto indifferenziato.
Insomma,
un’assoluto-indifferenziato inficiato
da un’APORIA
dietro l’altra…
2)- Se invece la DISTINZIONE fosse
soltanto INEVITABILE, ebbene, cambierebbe
ben poco, se non nulla, rispetto al punto 1 cioè all’essere innegabile.
Infatti,
l’inevitabile è ciò che NON
si può evitare, quindi NON
si può negare che l’inevitabile sia inevitabile.
Poiché
non si può negare che l’inevitabile sia inevitabile, non lo si può perciò evitare
in nessun modo, per cui la DISTINZIONE-inevitabile
dovrà essere INNEGABILMENTE-inevitabile, altrimenti sarebbe una
DISTINZIONE-evitabile.
Ma,
appunto, essendo innegabilmente inevitabile, la DISTINZIONE NON può evitare di essere inevitabilmente DISTINZIONE, quindi,
innegabilmente essa NON
può evitare ( = negare) la propria inevitabilità giacché, se potesse evitarla/negarla,
NON sarebbe
L’INEVITABILE bensì l’evitabile/negabile.
Conclusione:
in
entrambi i punti 1 e 2, la DISTINZIONE risulta SEMPRE INNEGABILE, e perciò l’Uno parmenideo NON può mai risultare indistinto…
Roberto
Fiaschi
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