domenica 25 maggio 2025

181)- LA DISTINZIONE NELL’UNO PARMENIDEO È INNEGABILE, OPPURE È INEVITABILE?

 

La filosofia di Giovanni Romano Bacchin nonché dei suoi prosecutori Aldo Stella e Marco Cavaioni, prevede una DISTINZIONE tra il piano dell’INNEGABILE o dell’assoluto-indifferenziato, ed il piano dell’INEVITABILE o piano del relativo differenziantesi. Il piano dell’inevitabile, però, esiste soltanto dal punto di vista dell’inevitabile stesso, NON dal punto di vista dell’innegabile, per cui, in realtà, secondo i suddetti filosofi esisterebbe SOLTANTO il piano dell’innegabile/assoluto.

Come ha osservato Marco Cavaioni:

<<nell'«uno senza distinzione» […] non tanto si toglie la distinzione, ma radicalmente […] essa mai c'è stata>>.

Bene, su queste premesse, chiedo:

dal punto di vista dell’INNEGABILE, la DISTINZIONE tra il piano dell’innegabile ed il piano dell’inevitabile è una DISTINZIONE INNEGABILE oppure è INEVITABILE?

1)- se essa fosse INNEGABILE, allora anche il piano dell’inevitabile sarebbe innegabile _ appunto perché esso, in virtù della DISTINZIONE innegabile, sarebbe INNEGABILMENTE DISTINTO dal piano dell’innegabile _ e perciò sarebbe pienamente ESSERE, poiché DISTINGUENTESI innegabilmente dal piano dell’innegabile, col risultato, però, che entrambi i piani sarebbero ugualmente innegabili e quindi INDISTINGUIBILI almeno sotto l’aspetto della loro innegabilità, pur restando innegabilmente DISTINTI tanto quanto è DISTINTO l’intero dalla parte o l’assoluto dal relativo e che perciò farebbe del piano dell’assoluto un’altra parte rispetto a ciò (il piano dell’inevitabile o relativo) da cui innegabilmente il primo si DISTINGUE.

Il che segna nell’assoluto stesso un’innegabile DISTINZIONE la quale, perciò, NEGA che esso sia privo di DISTINZIONI, per cui non può essere ritenuto indifferenziato.

Insomma, un’assoluto-indifferenziato inficiato da un’APORIA dietro l’altra…

2)- Se invece la DISTINZIONE fosse soltanto INEVITABILE, ebbene, cambierebbe ben poco, se non nulla, rispetto al punto 1 cioè all’essere innegabile.

Infatti, l’inevitabile è ciò che NON si può evitare, quindi NON si può negare che l’inevitabile sia inevitabile.

Poiché non si può negare che l’inevitabile sia inevitabile, non lo si può perciò evitare in nessun modo, per cui la DISTINZIONE-inevitabile dovrà essere INNEGABILMENTE-inevitabile, altrimenti sarebbe una DISTINZIONE-evitabile.

Ma, appunto, essendo innegabilmente inevitabile, la DISTINZIONE NON può evitare di essere inevitabilmente DISTINZIONE, quindi, innegabilmente essa NON può evitare ( = negare) la propria inevitabilità giacché, se potesse evitarla/negarla, NON sarebbe L’INEVITABILE bensì l’evitabile/negabile.

Conclusione:

in entrambi i punti 1 e 2, la DISTINZIONE risulta SEMPRE INNEGABILE, e perciò l’Uno parmenideo NON può mai risultare indistinto 

 

Roberto Fiaschi

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