giovedì 29 maggio 2025

182)- L’“ASSOLUTO” PARMENIDEO-BACCHINIANO È ASSOGGETTATO AL PdNC (PUNTO).

Riprendo nuovamente il tema indicato dal titolo (vedi anche post n° 120) riportando due citazioni, la prima del prof. Aldo Stella, la seconda del suo allievo Marco Cavaioni:

(1)- <<Parmenide usa l’espressione “essere” per indicare la necessità di un fondamento che sia assoluto e, pertanto, emerga oltre ogni vincolo. L’essere, infatti, non solo costituisce la ragione del non essere del non-essere, ma, più radicalmente, del non essere della “relazione” tra essere e non-essere. [...] L’essere, proprio perché in relazione solo a sé stesso, a rigore non è in relazione affatto: se lo fosse, si dovrebbe ammettere una differenza nell’essere, perché solo così vi sarebbero i due termini che consentono di porre la relazione. Se non che, ciò che è differente dall’essere è non-essere, così che ogni differenza, sia interna all’essere sia esterna ad esso, non può non venire esclusa>>. – A. Stella, Riflessioni teoretiche, Morlacchi, 2023, p. 398.

(2)- Marco Cavaioni: <<Quanto osservato con rigorosa essenzialità da Stella è nient'altro che ciò che impone di pensare l'assolutezza dell'essere. Dicano, dunque, con onestà intellettuale i sedicenti "testimoni" della "verità dell'essere" [Severino e suoi estimatori] – per i quali l'essere è tale solo in relazione oppositiva al nulla – che il loro "essere" non è e non può essere assoluto, perché – di certo – non si può pretendere di avere un assoluto che sia tale ma, nel contempo, anche in relazione (opposizione). Dopodiché, vedremo se abbiano senso un essere ed una verità non assoluti>>.

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Giustamente, Marco Cavaioni ha sempre NEGATO che l’assoluto parmenideo, al quale egli ed il prof. Stella si riferiscono, debba assoggettarsi al principio di non-contraddizione (PdNC):

<<Sarebbe, in effetti, contraddittorio estendere all'assoluto (al vero, al fondamento) il pdnc>>.

Pertanto l’essere, come qui sopra afferma Stella sulla scia di Parmenide, deve emergere <<oltre ogni vincolo>>, ed il PdNC è precisamente IL vincolo per eccellenza da oltrepassare.

Ciò è comprensibile giacché, in tal caso, l’assoluto sarebbe non solo SUBORDINATO al nomos del PdNC (e un assoluto subordinato, non è più assoluto), ma altresì sarebbe DETERMINATO cioè, nuovamente, sarebbe non-assoluto in quanto esso, dovendo ESCLUDERE da sé ed in sé qualsivoglia DIFFERENZA/DISTINZIONE (quindi la stessa molteplicità degli enti) in conformità ai dettami del PdNC, se la ritroverebbe comunque in sé, contraddicendo perciò la propria pretesa semplicità ed indifferenziazione.

Quindi, la domanda è:

riescono i suddetti filosofi nell’intento di mantenere l’assoluto IMMUNE o SVINCOLATO (Ab-soluto = SCIOLTO-DA) dal PdNC?

Direi proprio di NO.

Qualora non vi riuscissero, la loro concezione di assoluto-indifferenziato si rivelerebbe teoreticamente insostenibile.

E sono proprio le parole di Aldo Stella e di Marco Cavaioni a PRECLUDERE la possibilità di ESCLUDERE l’assoluto parmenideo dal dominio del PdNC (e quindi della molteplicità).

Infatti, nel brano (1), Stella afferma esplicitamente l’ESCLUSIONE dall’essere di <<ogni differenza, sia interna all’essere sia esterna ad esso>>, e tale ESCLUSIONE è dettata proprio dal PdNC il quale ESCLUDE <<ogni differenza>> ( = ogni ente) dall’essere parmenideo, per la ragione secondo la quale un qualsiasi ente, differendo da ogni altro, funge da non-essere nei confronti del proprio altro (e viceversa), e questo è contraddittorio _ dice il PdNC _ per cui va ESCLUSO _ conclude sempre il PdNC _ che la differenza (e quindi il molteplice) abiti nell’essere, il quale sarà perciò un essere semplice ed indifferenziato.     

Lo stesso dicasi per il brano (2) di Marco Cavaioni ove egli, in modo ANCOR PIÙ ESPLICITO che in Stella, afferma che <<non si può pretendere di avere un assoluto che sia tale MA, NEL CONTEMPO, anche in relazione (opposizione)>> (maiuscoli tutti miei: RF), giacché <<NEL CONTEMPO>> è la riaffermazione letterale della parola ἅμα del testo aristotelico, che significa: <<nel medesimo tempo>>.

Ritradotto nel nostro caso, abbiamo:

è impossibile che ciò-che-non-è-in-relazione ( = l’assoluto) sia <<NEL CONTEMPO>> ( =  ἅμα) anche in relazione!

 

Roberto Fiaschi

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