Riporto una domanda tratta dell’intervista che Monica Mondo di Tv2000 ha rivolto al filosofo Emanuele Severino (https://www.avvenire.it/agora/pagine/morto-emanuele-severino-ultima-intervista).
Alla domanda: <<È
possibile che il suo
pensiero sia un errore?>>,
Severino risponde:
<<No. Togliamo via suo. È possibile che
il contenuto al quale i
miei scritti si riferiscono sia un errore? No! È possibile che i miei scritti non siano
in grado di esprimere quel contenuto adeguatamente? Sì!>>
Innanzitutto mi domando:
Monica Mondo ha intervistato (posto la domanda a) Severino-individuo-errore,
oppure ha intervistato l’io
del destino (la
verità)?
Giacché Severino parla sovente dei suoi scritti precisando:
<<i cosiddetti miei scritti>>,
ossia egli nega che l’individuo-errore-Severino sia l’autore
di essi, perché quel che appare _ dice lui _ è soltanto la fede ( = l’errore) che egli
ne sia l’autore; da qui deriva la sua messa tra virgolette della
proposizione “di”
che compare ogni qual volta si dice:
gli scritti “di”
Severino (appunto per dare ad intendere come il loro contenuto non abbia
come autore l’io-individuo-errore-Severino, perché questa convinzione è soltanto la
fede che Severino sia tale autore).
Se infatti quel pensiero fosse “suo”, cioè “di” Severino, allora egli esporrebbe la
sua teoresi
dal punto di vista di un
individuo, così
come infinite altre teoresi filosofiche sono espressioni di altrettanti
individui, e ciò è proprio quanto Severino vuole evitare che si pensi
dei suoi scritti.
Ma intanto: se è soltanto una fede che quel contenuto abbia
come autore Severino, allora sarà altrettanto una fede ( = un errore) la natura
stessa di tale contenuto, giacché per il filosofo bresciano la fede ha
come contenuto (anzi, è)
l’errore, e
siccome quel contenuto appare all’interno della fede/errore che il loro autore sia Severino, ecco
che esso sarà un contenuto altrettanto “di fede” quanto il contesto
stesso ( = la fede/errore) in cui appare…
Infatti, precisa il filosofo: <<non è l'individuo
che testimonia, cioè pensa esplicitamente la verità. Se fosse l'individuo a
testimoniare la verità, allora la testimonianza sarebbe per definizione individuale, cioè ridotta
allo spazio, al tempo e ai limiti dell'individuo>>. (Severino: La legna e la
cenere).
Quindi, Severino (come chiunque altro) è
<<destinato a non sentire la verità in quanto ascoltata da “me”>> (idem), sebbene per lui <<la verità […] è necessario che sia in qualche modo presente nella non verità>> (Severino: La Gloria, pag. 69. Qui, vedasi post n° 3);
<<in qualche modo>>, dice,
perché comunque l’individuo-Severino è <<destinato a non sentire la verità
in quanto ascoltata>> da un qualsiasi individuo…
Perciò, se i contenuti degli scritti di Severino non
sono “di”
Severino, si dovrà allora parimenti concludere come neppure nella suddetta
intervista, le risposte di Severino siano “di” Severino.
Dovremmo perciò ritener che Monica Mondo abbia intervistato
lo stesso io del
destino?
Difficile pensarlo…
Tiriamo le somme:
(A)- Severino-individuo nega
d’essere l’autore del contenuto dei suoi scritti, ma a quanto pare non nega di esser
l’autore della suddetta risposta a Monica Mondo; non nega, cioè, che essa sia la sua risposta, laddove
nega la possibilità <<che il contenuto al quale i
miei scritti si
riferiscono sia un errore>>.
Se, infatti,
coerentemente con la prima negazione circa l’esser autore del contenuto dei suoi libri, Severino
avesse negato anche di esser l’autore della risposta alla giornalista Monica Mondo, ciò avrebbe comportato
che l’impossibilità <<che il contenuto al quale i
miei scritti si riferiscono sia un errore>> fosse un’impossibilità che
appare quale contenuto dell’apparir della fede che egli sia l’autore dell’impossibilità <<che
il contenuto al quale i miei scritti si riferiscono sia un errore>>,
e quindi quest’ultima affermazione sarebbe anch’essa un contenuto “di fede” ( = errore), esattamente
come per lui è contenuto di una fede ( = errore) essere ritenuto l’autore dei propri
scritti.
Detto meglio:
siccome egli afferma di non esser l’autore dei propri scritti perché, che
lo sia, è soltanto una fede,
consequenzialmente ci saremmo aspettati che Severino dichiarasse di non
esser l’autore
neppure della suddetta risposta a Monica Mondo, essendo ciò soltanto la fede che lo sia.
Dunque, come nella prima negazione effettuata da Severino
viene negato anche il suo contenuto (cioè che egli sia l’autore dei suoi scritti,
appunto perché è un contenuto della fede/errore non solo che egli sia l’autore dei suoi
scritti ma, a maggior ragione, è un contenuto della fede/errore anche quanto vien
detto in tali scritti), così, se Severino avesse negato
d’esser l’autore della risposta a Monica Mondo, il contenuto di tale risposta
sarebbe anch’esso fede/errore, giacché è interno all’apparire di una fede/errore.
(B)-
Senonché Severino, non avendo negato di esser l’autore dell’impossibilità <<che il contenuto al quale i miei scritti si
riferiscono sia un errore>>, allora se ne dovrà concludere che
Severino, almeno in questo caso, si ritenga proprio l’autore di tale
risposta (altrimenti, dinanzi alla giornalista avrebbe parlato lo stesso io
del destino…).
Pertanto, in
questa evenienza è esplicito che l’autore della risposta sia proprio l’individuo-errore-Severino,
cosicché (stando ai suoi stessi presupposti) sarà anch’essa una risposta erronea da parte di
chi è <<destinato a non sentire la verità>>.
Insomma, entrambi
i casi (A) e (B) conseguono il medesimo risultato, cioè:
Severino non esce dalla
propria fede-erroneità…
NB: Severino non
esce dalla propria fede-erroneità non perché i suoi scritti
<<non siano in grado di esprimere quel contenuto adeguatamente>>,
bensì perché egli è errore, ed essendo _ ripeto _ <<destinato
a non
sentire la verità>>, allora il contenuto dei suoi scritti appartiene
all’errore, non all’inadeguatezza.
Roberto Fiaschi
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