Che anche la filosofia di Severino costituisca un rimedio contro l’angoscia del nulla e della morte (vedasi post n° 14), lo si può facilmente appurare leggendo qui sotto un entusiastico intervento (tra i tanti) da parte di un estimatore (tra i molti) di Severino.
Il
filosofo bresciano nega recisamente che la sua filosofia sia un siffatto
rimedio,
perché ciò equivarrebbe a fare di essa una fede a scopo consolatorio, facendo diventare
altro da sé gli essenti; nel nostro caso in oggetto, facendo diventare
altro da sé l’angoscia per la morte/annichilimento nella serena
consapevolezza di essere eterni, quindi di esser da sempre avvolti dalla
Gioia.
Ecco qui
il nostro estimatore:
<<CAPIRE LA FILOSOFIA DI
SEVERINO È ELEVARSI AL DI SOPRA DEL DOLORE E DELL'INFELICITÀ. ESSA DÀ LA
SICUREZZA CHE NESSUNA CURA PSICOANALITICA E/O NESSUNA FEDE PUÒ DARE>>.
È
curioso constatare quanto l’ossessione di non professar alcuna fede (da parte dei
severiniani, li) renda ciechi della propria fede testé professata…
Roberto Fiaschi
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