giovedì 2 marzo 2023

36)- SEVERINO: «IL DITO E LA LUNA»

 

Paragonando gli aforismi di Emanuele Severino e del monaco buddhista cinese Huineng, balza subito evidente il ‘debito’ del primo nei confronti del secondo:



Ma non è questo ciò che importa, bensì è valutare tale sentenza mediante le stesse premesse teoretiche di Severino.

Nella sua teoresi, un punto fondamentale è la seguente esigenza:

<<l'individuo è il non illuminabile. Perché l'individuo è errore>>. - (Severino: La legna e la cenere).

Perciò <<È contraddittorio che l'individuo sia cosciente della verità>>. - (Idem).

Allora <<Si deve pertanto concludere che nel pensiero dell’isolamento un lampo di comprensione autentica è impossibile (nello stesso senso e per lo stesso motivo per cui lo si deve escludere in relazione all’io dell’individuo): è necessario che, all’interno del suo isolamento dalla verità del destino, il pensiero mortale [dell’io individuale, dunque] fraintenda, sempre e inevitabilmente, le tracce della Gioia. Se dunque “anche nell’isolamento della terra il destino lascia la propria traccia”, questa “non può non essere ambigua, sviante, cioè non può condurre gli abitatori della terra isolata alla luce del destino. Altrimenti la terra non sarebbe isolata”>>. – (Nicoletta Cusano: Emanuele Severino. Oltre il nichilismo. Morcelliana 2011, pag. 447).

Bisogna trarne le conseguenze.

Severino afferma: <<i miei scritti sono il dito>>,

ma ciò è impossibile (cfr. i post nn. 3 e 37), perché è necessario che quel dito <<fraintenda, sempre e inevitabilmente, le tracce della Gioia [la luna]>>.

È impossibile, anche nel caso in cui <<il linguaggio mortale […] suona identico a quello che testimonia il destino>>, esso <<è necessariamente un affiorare rovesciato (e dunque sviante) dell’inconscio dell’inconscio (e che sia rovesciato significa che sono impossibili lampi di comprensione autentica)>>.  (Cusano; idem).

Perciò quel dito non può mai riuscir ad indicare la luna, perché, se è <<contraddittorio che l'individuo sia cosciente della verità>>,

vuol dire che sarà altrettanto contraddittorio che quel dito ( = i suoi scritti) indichi ciò che è impossibile che riesca ad indicare, giacché sarà necessariamente un dito STORTO, destinato <<sempre e inevitabilmente>> ad indicare altrove


Roberto Fiaschi

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