martedì 14 marzo 2023

41)- CARO PROFESSORE, CHI È «INTELLETTUALMENTE ZOPPO»?

Traggo da Facebook alcuni passaggi scritti (il 14 gennaio 2015) da un professore di lettere, estimatore del filosofo Emanuele Severino:

<<La religione, nel migliore dei casi, sta alla filosofia come una gamba di legno sta a una gamba vera; ma siccome la gente è intellettualmente zoppa, per non dire sciancata, la gamba di legno prende molto spesso il posto di quella vera. E fin qui non ci sarebbe nulla di male, dato che ognuno cammina come può. In mancanza di cavalli, dice il proverbio, si corre con gli asini. Se però quella gamba di legno pretende di essere essa la gamba vera, e chi la usa minaccia di azzoppare anche quelli che zoppi non sono, allora bisogna reagire energicamente, e senza masticare le parole. Questo è quello che ciascuno di noi dovrebbe fare affidandosi criticamente a chi ci può aiutare>>.

E ancora:

<<Provare a vivere nel tempo del terrorismo islamico è difficilissimo perchè una marea di omuncoli fonda la propria fede su Dio che non c'è e in nome di questo Dio che è nulla, con inusitata violenza compiono ogni genere di delitti su se stessi e sugli altri senza soste, implacabilmente. Che fare? Occorre porre fine a questi scempi, costi quel che costi. Alla violenza si risponde con la violenza. Non c'è altra strada se non quella delle favole. Ma le favole sono inutili invenzioni umane, piacevoli se ben orientate, micidiali se impregnate di divino>>.

Dunque, il professore ci comunica che una persona che appartenga ad una religione sia <<intellettualmente zoppa>>.

Ho sempre trovato alquanto curiose queste violente esternazioni da parte di non pochi sostenitori del filosofo bresciano.

Infatti, il severiniano, propriamente, non dovrebbe innanzitutto inveire contro i suddetti aspetti:

<<la religione>>, la gente <<intellettualmente zoppa, per non dire sciancata>>, gli <<omuncoli>>, il <<Dio che non c'è>>, l’<<inusitata violenza>>, <<ogni genere di delitti su se stessi e sugli altri>> etc.,

bensì dovrebbe rivolgere le proprie invettive al destino (severiniano) quale unico responsabile e del quale, peraltro, non cessa di tesserne le lodi (vedasi post n° 15), giacché essi sono tutti essenti _ per utilizzare la terminologia di Severino _ inviati nell’apparire finito dal destino stesso, e per giunta sono tutti eterni!

Leggendo quest’altro suo passaggio, forse anche il professore cavalca <<asini>> anziché <<cavalli>>, sebbene egli si ritenga verosimilmente estraneo alla gente <<intellettualmente zoppa>>.

Forse anche lui si avvale di <<quella gamba di legno>> pretendendo che sia <<la gamba vera>> (entrambe eterne ed inviate dal destino severiniano).

Infatti, leggiamo:

<<Non si tratta di cambiare la follia, che è eterna come ogni altro è essente. Né di vestire i panni dell'umilta' e poi sparare sentenze! Ma a spararle è il tuo io empirico [<<qualsiasi altro "io dell'individuo, a cominciare dal mio o da quello di Emanuele Severino>>] che non può che errare, non può che dire un sacco di sciocchezze, come quelle che hai scritto. Mi limito a ricordarti che ciascuno di noi, oltre ad essere un "io individuale, empirico", è anche e soprattutto, un "Io del destino", l'Eterno apparire della verità del destino, che dunque può dare testimonianza della verità. Si tratta poi di rendersi conto che la verità è contraddizione>>.

Chiedo:

(1)- negli scritti testimonianti la verità, quale dei due “io” sarebbe a capo <<della testimonianza della verità>>?

In base a quanto scritto dal prof., a rigor di logica dovremmo rispondere:

è l’Io del destino cioè è <<l'Eterno apparire della verità del destino>> a darci testimonianza della verità, visto che l’io empirico dice <<un sacco di sciocchezze>>.

Domando ancora:

(2)- in tale testimonianza, quale dei due “io” incappa negli errori teoretici (e conseguenti <<revisioni>>; vedasi post n° 39) riguardo ad alcune tesi presenti negli scritti testimonianti la verità?

Non certo l’Io del destino, giacché esso è la <<verità del destino>> e come tale è al di fuori dell’errare.

(3)- Pertanto, NON potendo esser l’io empirico l’Io del destino, dobbiamo prendere atto dell’inesistenza di una qualsivoglia <<testimonianza della verità>>…

Inoltre domando:

(4)- chi dovrebbe <<rendersi conto che la verità è contraddizione [o <<rendersi conto>> di qualsiasi altro aspetto della verità del destino]>>?

L’Io del destino NO, giacché esso è lo stesso <<Eterno apparire della verità>> e perciò è già un eterno <<rendersi conto>>.

Non resta che l’io empirico, ossia quello <<che non può che errare, non può che dire un sacco di sciocchezze>>.

Ma, se così, l’io empirico NON potrà neppure <<rendersi conto che la verità è contraddizione [o <<rendersi conto>> di qualsiasi altro aspetto della verità del destino]>>, giacché tale <<rendersi conto>> è ontologicamente precluso all’io empirico non solo perché esso _ come dice il professore _ <<non può che errare>> e quindi NON può <<rendersi conto>> di un qualsiasi non-errare, ma anche perché ogni <<rendersi conto>> comporterebbe quel diventare altro, cioè da non-consapevole a consapevole, che da Severino è considerato impossibile.

(5)- Un’ultima domanda:

caro professore, chi è dunque <<intellettualmente zoppo>>?

 

Roberto Fiaschi

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