Si domanda Platone:
<<Se un giorno dovesse venire al
mondo un uomo veramente giusto, un uomo nel quale la giustizia non è un
fatto superficiale che riguarda alcuni strati del suo essere, ma veramente giusto:
quale sarebbe la sorte di quest’uomo nel nostro mondo?>>
(Platone, Politeia
II, 361e-362a).
E prosegue:
(1)- <<Diciamolo
dunque; e se le mie parole riusciranno un po' rozze, non pensare, Socrate, che
le proferisca io, bensì coloro che lodano l'ingiustizia anziché la giustizia. Essi
[coloro che lodano l'ingiustizia] diranno che in queste condizioni il giusto sarà frustato, torturato, imprigionato,
gli saranno bruciati gli occhi, e alla fine, dopo aver subito ogni genere di
mali, verrà impalato
e riconoscerà che non bisogna voler essere giusti, ma sembrarlo>>.
(Platone:
La Repubblica, a cura di Giuseppe Lozza, Mondadori, Verona 1990, II, 361
e 362 a).
(2)- <<[...] un uomo semplice e nobile il quale, come dice Eschilo,
non vuole sembrare, ma essere buono. Bisogna dunque togliergli l'apparenza
della giustizia; giacché se apparrà esser giusto, avrà onori e doni per
l'apparir egli tale, e non risulterebbe chiaro se fosse giusto per amor della
giustizia o dei doni e degli onori. Perciò va spogliato di tutto fuorché della
giustizia stessa: [...] abbia egli massima fama di ingiustizia, affinché
sia messo alla prova [...]; vada innanzi irremovibile sino alla morte,
sembrando per tutta la vita essere ingiusto ed essendo invece giusto [...]: flagellato, torturato, legato, gli saranno
bruciati gli occhi, e infine, dopo aver sofferto ogni martirio, sarà crocifisso>>.
(Platone: La
Repubblica, libro IIー, n.
165-220, Sansoni 1970, pp. 46 - 48).
(3)-
<<[…] ma quelli che lodano
l’ingiustizia invece della giustizia, dicono che l'uomo giusto sarà frustato, torturato, imprigionato, abbacinato; e dopo tutte
queste sofferenze, sarà messo
sul palo e allora comprenderà che non bisogna volere essere giusto, ma
sembrarlo>>.
Roberto
Fiaschi
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