Riporto dalla pagina del dott. Giuseppe M. Cùscito (https://cuscito.it/2019/07/13/faq/) una sua risposta estratta dalle <<obiezioni frequenti>> avanzate dai seguaci di Mauro Biglino.
Il titolo è:
<<“Ma ‘‘olam’ non significa ‘eternità’, ‘elohîm’
non vuol dire ‘dio’”, ecc.">>.
(https://cuscito.it/2021/01/30/faq-21/; sottolineature in giallo mie: RF).
***
<<È un dato di
fatto che i dizionari dicono
il contrario. Non sono mie opinioni.
Ṣelem sul Brown – Driver – Briggs, Hebrew and English Lexicon.
Dal dizionario Jastrow. La sigla “b.h.” sta per “Biblical Hebrew”.
L’assurdità di questa obiezione sta nel fatto che per
ben due video ho più volte ripetuto che soffermarsi sui singoli termini lascia
il tempo che trova e che quello che conta è sottolineare la mancanza di
metodo.
Eppure, nonostante
l’abbia detto e ripetuto, mi si continua a fare obiezioni sui termini
quali ‘olam, ignorando il fatto che esiste anche
il suo sinonimo neṣaḥ, che vuol dire pure
“eternità”.
Curiosamente, su questo tutti, a partire da Biglino, finora hanno sempre
glissato.
Ho anche spiegato più
e più volte che è una questione di metodologia e di coerenza: non
si può allo stesso tempo dire che l’ebraico è così polisemico da far
diventare ruaḥ come “mezzo
volante” e poi negare in modo categorico che “lungo tempo indefinito” possa
significare anche “eternità”. Che serietà è quella di usare la polisemia solo
quando fa comodo? Non è questione di vocabolari, è questione di
coerenza, è questione di metodo, e per capire ciò non ci vuole
una laurea.
Quindi che non esista
il concetto di eternità nella Bibbia è falso.
Inoltre, non è affatto vero
che elohim (אֱלֹהִים) non significhi “dio”, perché la
radice ‘l col significato di “divinità” è attestata anche in altre
lingue semitiche, di cui alcune sono molto più antiche dell’ebraico.
Come ha dimostrato uno studio sistematico sulle lingue semitiche, vi sono
numerosi testi scritti in lingue quali il fenicio e l’accadico, in cui
l’equivalente di elohim, cioè ilanu, indica il plurale di “divinità”, è attestato anche per divinità
singole (Joel S. Burnett, A Reassessment of Biblical
Elohim, Atlanta 1999) già nel XIV secolo a.C., cioè quasi un
millennio prima della redazione della Bibbia! Era quindi usato anche in un
contesto evidentemente politeista, per cui cade l’ipotesi di una lettura al singolare fatta apposta
per forzare una lettura monoteista.
Quindi l’ipotesi per
cui il plurale elohim indicherebbe sempre una pluralità di individui e che dei
fantomatici teologi ebrei avrebbero maldestramente cambiato i verbi al
singolare, dimenticandosi sbadatamente di cambiare elohim al singolare, si mostra in tutta la sua assurdità. Così come il
sostenere che il significato di “divinità” sarebbe stato inventato dai presunti
teologi ebrei per nascondere l’esistenza di presunti alieni vuol dire ignorare (forse
volutamente) dei dati di fatto incontrovertibili che in realtà
mostrano l’esatto contrario, cioè che la radice da cui derivano ilanu, el e da cui
deriva anche l’arabo Allah, è ben
attestata col significato di “divinità”, come ho già detto. Che nessuno sa cosa
significhi elohim è quindi semplicemente
una falsità, secondo
me creata ad arte in modo da legittimare la propria interpretazione di
quel termine come “alieni”.
Ora chi lo dice agli
autori del dizionario, F. Brown, S. Driver e C. Briggs, che si sbagliano e che ha ragione uno che di
ebraico ha preso solo 20-25 lezioni e poi ha proseguito da autodidatta e
che in due versetti (peraltro
copiati!) fa una media di un errore ogni quattro parole, scrivendo più volte
una lettera per un’altra e sbagliando persino a scrivere “Genesi” ed “Esodo”?>>





Nessun commento:
Posta un commento