venerdì 24 marzo 2023

44)- M. BIGLINO: «ELOHÎM’ NON VUOL DIRE ‘DIO’»?

Riporto dalla pagina del dott. Giuseppe M. Cùscito (https://cuscito.it/2019/07/13/faq/) una sua risposta estratta dalle <<obiezioni frequenti>> avanzate dai seguaci di Mauro Biglino.

Il titolo è:

<<“Ma ‘‘olam’ non significa ‘eternità’, ‘elohîm’ non vuol dire ‘dio’”, ecc.">>.

(https://cuscito.it/2021/01/30/faq-21/; sottolineature in giallo mie: RF).

***

<<È un dato di fatto che i dizionari dicono il contrario. Non sono mie opinioni.

 

elem sul Brown – Driver – Briggs, Hebrew and English Lexicon.

Dal dizionario Jastrow. La sigla “b.h.” sta per “Biblical Hebrew”.

 

Dal Clines Dictionary of Classical Hebrew

L’assurdità di questa obiezione sta nel fatto che per ben due video ho più volte ripetuto che soffermarsi sui singoli termini lascia il tempo che trova e che quello che conta è sottolineare la mancanza di metodo.

Eppure, nonostante l’abbia detto e ripetuto, mi si continua a fare obiezioni sui termini quali ‘olam, ignorando il fatto che esiste anche il suo sinonimo nea, che vuol dire pure “eternità”. Curiosamente, su questo tutti, a partire da Biglino, finora hanno sempre glissato.

Ho anche spiegato più e più volte che è una questione di metodologia e di coerenza: non si può allo stesso tempo dire che l’ebraico è così polisemico da far diventare rua come “mezzo volante” e poi negare in modo categorico che “lungo tempo indefinito” possa significare anche “eternità”. Che serietà è quella di usare la polisemia solo quando fa comodo? Non è questione di vocabolari, è questione di coerenzaè questione di metodo, e per capire ciò non ci vuole una laurea.

Quindi che non esista il concetto di eternità nella Bibbia è falso.

Inoltre, non è affatto vero che elohim (אֱלֹהִים) non significhi “dio”, perché la radice ‘l col significato di “divinità” è attestata anche in altre lingue semitiche, di cui alcune sono molto più antiche dell’ebraico. Come ha dimostrato uno studio sistematico sulle lingue semitiche, vi sono numerosi testi scritti in lingue quali il fenicio e l’accadico, in cui l’equivalente di elohim, cioè ilanu, indica il plurale di “divinità”, è attestato anche per divinità singole (Joel S. Burnett, A Reassessment of Biblical Elohim, Atlanta 1999) già nel XIV secolo a.C., cioè quasi un millennio prima della redazione della Bibbia! Era quindi usato anche in un contesto evidentemente politeista, per cui cade l’ipotesi di una lettura al singolare fatta apposta per forzare una lettura monoteista.

Quindi l’ipotesi per cui il plurale elohim indicherebbe sempre una pluralità di individui e che dei fantomatici teologi ebrei avrebbero maldestramente cambiato i verbi al singolare, dimenticandosi sbadatamente di cambiare elohim al singolare, si mostra in tutta la sua assurdità. Così come il sostenere che il significato di “divinità” sarebbe stato inventato dai presunti teologi ebrei per nascondere l’esistenza di presunti alieni vuol dire ignorare (forse volutamente) dei dati di fatto incontrovertibili che in realtà mostrano l’esatto contrario, cioè che la radice da cui derivano ilanuel e da cui deriva anche l’arabo Allah, è ben attestata col significato di “divinità”, come ho già detto. Che nessuno sa cosa significhi elohim è quindi semplicemente una falsità, secondo me creata ad arte in modo da legittimare la propria interpretazione di quel termine come “alieni”.



Ora chi lo dice agli autori del dizionario, F. Brown, S. Driver e C. Briggs, che si sbagliano e che ha ragione uno che di ebraico ha preso solo 20-25 lezioni e poi ha proseguito da autodidatta e che in due versetti (peraltro copiati!) fa una media di un errore ogni quattro parole, scrivendo più volte una lettera per un’altra e sbagliando persino a scrivere “Genesi” ed “Esodo”?>>

Giuseppe M. Cùscito

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