Nella filosofia di Emanuele Severino, ogni ente (x), essendo
eterno, è
(esiste) anche quando non appare ancora, cioè anche quando non è ancora presente.
Non esser ancora presente vuol dire che x è ancora futuro.
Come detto, secondo Severino l’ente (qualsiasi ente), non può mai
TRASFORMARSI in altro-da-sé.
Per cui neppure x-futuro potrà mai diventare (trasformarsi in) x-presente, né x-presente è mai stato x-futuro.
Stante che, sempre secondo il filosofo bresciano, x-presente è già da sempre
esistente pur non apparendo ancora come x-presente, così come x-futuro mai cesserà di esser x-futuro, nemmeno quando x
sarà presente.
Tale non-apparire-ancora ( = il non esser presente) di x-presente è il suo essere
ancora futuro.
Il futuro,
perciò, è l’incominciare ad apparire (ad esser presente) di ciò che eternamente è un presente, ossia è
l’incominciare ad apparire del NON ESSERE ANCORA PRESENTE (DEL NON APPARIRE ANCORA) DI CIÒ (DI
X) CHE ETERNAMENTE È X-PRESENTE,
PUR NON APPARENDO ATTUALMENTE COME PRESENTE IN QUANTO ANCORA FUTURO.
In forza della (presunta) impossibilità che un ente si
trasformi nel proprio altro, qui mi intrattengo sui punti (2) e (3) che ho
indicato (vedi) nel post n° 42 e che, secondo l’ottica eternista severiniana, li ho
formulati così:
(2) l’ente x-presente, mai è stato quell’altro da
sé cui è l’ente x-futuro,
giacché, se lo fosse stato, avrebbe
comportato, per x-presente,
di esser precedentemente stato quell’altro da sé cui è x-futuro, contravvenendo
perciò al dettato dell’ontologia severiniana.
(3) x-futuro mai diverrà quell’altro da sé cui
è x-presente,
giacché, se lo divenisse, comporterebbe che
x-futuro divenga
contraddittoriamente quell’altro da sé cui è x-presente, cessando così di essere x-futuro, cosicché x-presente sarebbe stato il
risultato di una trasformazione, contravvenendo nuovamente al dettato
dell’ontologia severiniana.
Ognuno di essi è da sempre e sempre
resterà nella propria immutabile/eterna posizione/identità di x-presente e di x-futuro.
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Dunque x-presente,
che è sempre stato identico a sé cioè è sempre stato x-presente pur non
apparendo ancora come presente,
per non
costituirsi come il risultato di una TRASFORMAZIONE (di un DIVENIRE) da futuro a presente, deve potersi
dire presente _
allorché sia fattosi presente
_ senza MUTARE
la propria identità da futura
a presente.
Giacché è evidente: x-presente non appare da sempre COME presente, perché ha cominciato
ad essere presente
soltanto da un certo momento in poi, sì che, prima che cominciasse ad esser presente, esso fosse
ancora futuro.
Schema riassuntivo
(A1) x-futuro:
è l’incominciare ad apparire di ciò (di x-presente) che eternamente
è un presente
nel cerchio dell’apparire, pur non apparendovi ancora come presente poiché è ancora futuro;
(B1) x-presente:
è l’esser presente
di x-presente
nel suo esser sempre stato, eternamente un presente;
(C1) x-passato:
è <<l’incominciare ad apparire di ciò che
eternamente è un passato
e che permane nel presente>>.
(E. Severino: Oltrepassare. Adelphi, pag. 340).
CRITICA
Domandiamoci:
(A2) COSA
NE È di x-futuro cioè del suo non
essere ancora apparso ( = del suo non esser ancora presente) ADESSO che (o UNA VOLTA che) x è
finalmente presente?
(B2) COSA
NE È di x-presente allorquando
appare soltanto (è presente
soltanto) x-futuro?
(C2) Per x-passato, vedasi post n° 42.
Infatti, UNA VOLTA che x sia apparso nel cerchio
dell’apparire finito e sia, perciò, indicabile come x-presente, x-futuro cioè il non essere
ancora apparso come ciò che è da sempre x-presente, non può restare immutabilmente x-futuro, altrimenti x-presente non sarebbe
sopraggiunto (non sarebbe presente),
visto che, per poter essere sopraggiunto come presente, esso deve esser prima stato x-futuro.
L’esser adesso presente da parte di x, comporta che x-futuro sia ormai un passato, appunto
perché x-presente
è sopraggiunto su x-futuro,
rendendo quest’ultimo un passato.
Rendere x-futuro
un passato,
vuol dire che x-futuro,
essendo ormai passato,
sia altresì designabile _ secondo la descrizione di Severino _ come
<<l’incominciare ad apparire di ciò che eternamente
è un passato e
che permane nel presente>>
(vedi post n° 42).
Cioè:
x-futuro,
che è, ripetiamo, l’incominciare ad apparire di ciò (di x-presente) che eternamente
è un presente
nel cerchio dell’apparire, pur non apparendovi ancora come presente poiché è ancora futuro, è altresì (contro
Severino) l’incominciare ad apparire di ciò che eternamente è un passato e che permane
nel presente!
L’eterno ed immutabile x-futuro è anche
eternamente ed immutabilmente x-passato, giacché, nel sopraggiungere di x-presente, ad x-futuro non rimane
altro che
DIVENIRE un passato,
visto che, se restasse nell’eterna posizione di x-futuro, allora, sopraggiungendo x-presente e restando x-futuro eternamente nella
sua posizione di x-futuro,
avremmo la completa INSENSATEZZA della posizione di x-futuro, proprio perché x-presente sarebbe presente senza che x-futuro cessi di esser
tale per poter divenire presente.
In tal caso, x-presente non
è mai stato futuro,
perché se x-presente
sopraggiunge senza
che x-futuro
DIVENGA x-presente,
allora ciò vuol dire che x-presente
NON È MAI sopraggiunto ossia NON È MAI stato futuro!
Per poter essere stato futuro e POI presente, x-presente DEVE esser STATO quell’altro da sé cui
è x-futuro, e x-futuro DEVE esser
DIVENUTO quell’altro da sé cui è x-presente.
L’incominciare ad apparire da parte di x-presente non può non
comportare una TRASFORMAZIONE (in altro da sé) da x-futuro a x-presente, perché anche se Severino ritiene che
x-presente
rimanga sempre immutabilmente identico a sé ( = x-presente) anche quando non appare (anche
quando non è presente),
ciò non toglie che x-presente sia ancora futuro, ossia che x-presente, rispetto al presente in relazione al
quale x-(che è da sempre un)-presente, non è ancora presente, è ancora un futuro.
Cosicché, x-presente, che appare come ancora x-futuro, DEVE esser LO
STESSO IDENTICO (altro da sé cui è) x-futuro che apparirà (che sarà presente) come x-presente, altrimenti x-presente non comincerebbe ad
esser o ad apparire tale poiché lo sarebbe da sempre (presente), sì che il suo
incominciare ad apparire come presente sia il suo esser stato futuro.
Si obietterà che l’esser da sempre presente da parte di x-presente, appare proprio
con l’incominciare ad apparire di x-presente cioè con l’incominciare ad apparire del suo (di x-presente) essere da
sempre stato x-presente.
Senonché vi è un momento in cui questo esser da sempre
presente da
parte di x-presente non è ancora presente, proprio perché
non ha incominciato ad apparire come tale, essendo infatti ancora futuro.
Concludendo:
x-presente
non è mai stato
quell’altro da sé cui è x-futuro
(né questi è
mai DIVENUTO quell’altro da sé cui è x-presente) né è mai stato quell’altro da sé cui è x-passato (né questi è mai stato
x-presente),
ED AL CONTEMPO/INSIEME
x-presente
è stato quell’altro da sé cui è x-futuro (e quest’ultimo è DIVENUTO quell’altro da sé cui è x-presente), ed è DIVENUTO quell’altro
da sé cui è x-passato
(e quest’ultimo è stato x-presente)!
Insomma, il divenire degli eterni è MASSIMAMENTE CONTRADDITTORIO, molto più radicalmente del
cosiddetto divenire nichilistico, proprio per la (presunta) impossibilità della
TRASFORMAZIONE in altro.
Roberto Fiaschi
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