martedì 4 aprile 2023

48)- SEVERINO ED IL SUO CAMMINO NELLA NON-VERITÀ

 

Da un articolo di Luca Taddio, uscito il 22 gennaio 2020 sul Messaggero Veneto”:

<<"La posta in gioco non è il soggetto o la soggettività, ma il Destino della verità. Si tratta allora di ascoltare il senso di quest’ultimo al fine di comprendere anche il significato della “morte”, termine che in Severino assume un senso radicalmente diverso da quello attribuitogli dalla tradizione metafisica: ogni ente, ogni evento, cade all’interno dell’eterno “essere sé dell’essente” di ogni essente. Un colpo di dadi porta necessariamente alla presenza ciò che da sempre è destinato ad apparire. Il destino della verità è il destino dell’essere. La verità non appartiene al pensiero come atto, bensì alla “struttura originaria” dell’essere; essa non è l’invenzione teorica né di un uomo, né di un Dio, ma è il luogo già da sempre aperto del senso originario della verità. Con ciò si intende criticare l’idea di una verità in quanto ricerca, scoperta o creazione della nostra mente. Quest’immagine suggerisce l’idea che dalla non-verità si possa giungere alla verità: mettersi in cammino lungo il sentiero in cerca della verità non potrà condurci dinanzi alla verità. Riprendendo un’immagine evangelica, Severino afferma che se pensiamo di “bussare alla porta della verità” per accedere alla “casa” che custodisce la verità, allora la porta resterà chiusa. L’intero cammino sarebbe compiuto nella non-verità, nell’errore, e da lì non è possibile giungere alla verità. “L’alternativa – scrive Severino – è incominciare a pensare alla verità come ciò in cui noi tutti, già da sempre, siamo”>>.

Obietterei alle parole di Taddio, ma in realtà alla tesi di Severino, che il percorso che ha condotto quest’ultimo ad affermare che <<mettersi in cammino lungo il sentiero in cerca della verità non potrà condurci dinanzi alla verità>>, è stato un percorso nella non-verità, giacché PRIMA che Severino sostenesse tale tesi, era di diverso orientamento filosofico, che è come dire che era nella non-verità.

Da questo orientamento, Severino si è via via messo in cammino (sempre internamente alla non-verità) erigendo la sua impalcatura filosofica, che infine lo ha condotto a sostener che <<mettersi in cammino lungo il sentiero in cerca della verità non potrà condurci dinanzi alla verità>>.

Ora, perché dovremmo ritener che tale cammino al di fuori della verità lo abbia condotto a quella verità consistente nella dianzi citata sua affermazione, visto che _ com’egli afferma _ <<L’intero cammino sarebbe compiuto nella non-verità, nell’errore, e da lì non è possibile giungere alla verità>>?

 

Roberto Fiaschi

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