Il
filosofo Emanuele Severino afferma che non può esistere una contraddizione
nella struttura originaria rilevata sulla base di questa.
Ripercorriamo
due fondamentali snodi teoretici della sua filosofia del destino.
(E)-
Qualsiasi individuo ( = io empirico), incluso l’individuo-Severino, è un
ERRORE (un positivo significare del nulla), impossibilitato perciò a conoscere ( =
<<a sentire>>) la verità del destino.
(V)-
Qualsiasi errore/contraddizione può apparire (come negato) soltanto se la VERITÀ
( = il non-errore) APPARE GIÀ DA SEMPRE E OVUNQUE distintamente dall’errore
_ chiamiamo (V) quest’ultima tesi _.
Per
Severino, la tesi (E) non inficia l’apparire (o la consapevolezza) della
filosofia del destino, bensì la presuppone. (La verità del destino
consiste nell’identità con sé dell’essente e nel suo differire
dal proprio altro, quindi, nell’impossibilità di DIVENIRE altro da sé e,
perciò, sempre secondo Severino, nell’essere eterno da parte di ciò che è così
impossibilitato).
Consideriamo.
1-
Come accennato, secondo Severino _ secondo (E) _, solo sul fondamento dell’apparir
di (V) può apparire qualcosa come (E).
2-
Sempre secondo Severino, (E) NON può sapere di essere (E), ossia non può sapere di essere
ERRORE, NÉ,
a maggior ragione, (E) può sapere alcunché di (V), incluso il proprio apparire sul
suo _ di (V) _ fondamento, perché tale sapere (tale coscienza) appare SOLTANTO a
(V), ed (E) NON
è (V). diversamente, equivarrebbe ad essere identico a (V) da parte di
(E), mentre, invece, (E) differisce radicalmente da (V).
3-
Se (E) sapesse (fosse conscio di) tutto ciò, tra (E) e (V) NON
sussisterebbe alcuna differenza, in quanto entrambi sarebbero coscienza
di essere (V): (E) sarebbe (V) e questo, quello.
4-
Eppure, che (E) sia (E) e che appaia sul fondamento di (V) lo veniamo a sapere
attraverso i testi (libri, conferenze, lezioni…) di Severino, cioè attraverso (E)
il quale, però, s’è visto impossibilitato a sapere di sé come (E), così come
del fondamento (V).
5-
Tuttavia, visto che a (E) appare (V), ossia gli appare ciò che è IMPOSSIBILE
che possa apparirgli, allora è inevitabile che (E) NEGHI SÉ STESSO ovvero che neghi di essere (E), appunto perché (E),
come indicato al punto 4, è consapevole di (V).
6-
Se così, la tesi severiniana (E) viene a CADERE, e con essa viene a CADERE la differenza tra (V) ed
(E).
7-
Ciò vuol dire che NON vi è (più) alcun ERRORE _ non vi è più (E) _ a cui
(V) possa contrapporsi, negandolo.
8-
Che (E) non sia ERRORE è affermato sempre sulla base dell’apparire di (V),
appunto perché è (E) ad affermare (a sapere) di apparire come (E) sulla base
dell’apparire di (V), quindi (E), sapendo di _ apparendogli _ (V), NON è (E).
9-
Senonché, (V) non può più essere la base sulla quale è affermato sia (E) che la
negazione di (E), perché se NON vi è alcun ERRORE _ alcun (E) _, allora NEPPURE (V) potrà
costituirsi COME
(V), perché (V) è tale soltanto se è la negazione di (E), cioè se NON è (E); ma,
ripeto, se non vi è alcun (E), allora (V) non sarà nemmeno determinato
come (V) e non potrà fungere da fondamento di niente, giacché non vi è
nessun (E) da negare affinché (V) si determini come (V) cioè come fondamento.
10-
Pertanto (V) è, e simul NON è ciò sul cui fondamento appare la
posizione di (E) nonché la sua _ di (E) _ negazione, ovvero: (V) è, e simul
NON è IL
fondamento.
11-
Cosicché (V) e (E), proprio in virtù della loro innegabile DIFFERENZA, sono al
contempo (ed ab origine) innegabilmente INDISTINGUIBILI.
12-
Quindi, se la tesi (E) CADE,
viene meno la DIFFERENZA tra (E) e (V), cosicché neppure (V) potrà costituirsi
come negazione di (E), perché non ha alcun (E) a cui contrapporsi per
negarlo.
13-
Se invece la tesi (E) la si deve MANTENERE, come infatti Severino LA MANTIENE risolutamente
giacché essa è fondamentale per il suo sistema, viene ugualmente meno la
DIFFERENZA tra (E) e (V), perché (E) sa _ è conscia di _ ciò che sa (V).
14- In sostanza, sia ammettendo (E) che negandolo, (V) si differenzia e simul
NON si differenzia
da (E).
Roberto
Fiaschi
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