<<un
uomo non può essere detentore della verità perché o l'uomo è la verità e allora
"la verità è la verità" non è la verità o un uomo non può essere la
verità. E questo per tutti gli uomini. Ma la vera filosofia è quella
inoltrepassabile o incontrovertibile appunto, la verità, in quanto il
linguaggio che non sa dirla tutta è il contesto storico in cui appare la verità
nel linguaggio, ermeneutica, nell'esistenza, esistenzialismo, nella
proposizione, positivismo, nel pensiero, idealismo, nell'esperienza, empirismo,
nella ragione, razionalismo, nell'oggetto, realismo, e in tutti i racconti che
ogni setta o mito d'altra parte raccontano. [Etc…]>>.
L’Autore (d’ora in poi:
A) del post ha
ragione; internamente alla filosofia di Emanuele Severino
<<un
uomo non può essere
detentore della verità perché o
l'uomo è la verità e allora "la verità è la verità" non è la verità o un uomo non può essere la verità>>.
Ovviamente, questa
frase (d’ora in poi: F)
intende essere una VERITÀ
(del destino severiniano), altrimenti, apparterrebbe a quell’uomo il
quale, s’è visto, <<non
può essere detentore della verità>> e perciò, appatenendogli, essa
sarebbe NON-VERA.
Eppure, F ha un Autore, è stata da
lui pensata e poi trasposta su una determinata pagina del WEB
onde la potessero leggere tutti.
Questo A, come tutti i suoi
lettori, è <<un uomo>> ( = o mortale, errore,
nel linguaggio severiniano) il quale, ripetiamolo, <<non può essere detentore
della verità>>, NÉ di quella espressa da F.
Ciò nonostante l’A, ossia colui che <<non
può essere detentore
della verità>>, detiene
ciò che è impossibile che detenga,
cioè la verità espressa da F in quanto ne è l’Autore, facendosi perciò IDENTICO alla
verità (appunto perché F
è una verità del destino, NON dell’uomo), sì che in tal
modo l’A CONTRADDICA
la verità indicata da F,
giacché A,
essendo un uomo, <<non
può essere detentore della verità>> detta da F.
Infatti, se ne
fosse detentore, l’uomo (A) sarebbe <<la verità e allora "la verità è
la verità" non
è la verità>>.
Pertanto F, essendo espressa da A cioè DA UN UOMO (il
quale, perciò, la detiene),
<<non è la
verità>>.
Senonché, qui, NON è in questione l’A del post, bensì l’uomo
ovvero ciò che Severino chiama: ERRORE.
Il post in
oggetto esemplifica molto bene la tematica trattata nei miei post 3 e 61, perché l’uomo
concepito come ERRORE, NON PUÒ
MAI parlare a
nome di una (presunta) verità del destino severiniano senza SMENTIRE di
essere ERRORE, come infatti è accaduto anche nel suddetto caso…
Roberto Fiaschi
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