lunedì 12 giugno 2023

63)- IL CORTOCIRCUITO DEL RAPPORTO SEVERINIANO “ERRORE-VERITÀ”

 

In relazione al tema sviluppato nei post 3, 61 e 62, desidero riprendere in mano una replica che era già stata considerata, ma che riporto nuovamente:

il mortale o l’errore appare perché INNANZITUTO APPARE SEMPRE LA VERITÀ in base alla quale esso appare (SOLTANTO ALLA VERITÀ) come errore. Quindi, l’errore è affermato in forza DELL’ORIGINARIO APPARIR DELLA VERITÀ e sulla quale, perciò, esso si fonda.

Ma è proprio questo il cortocircuito!

Se è vero che

<<è impossibile che nel linguaggio della terra isolata [quindi nel linguaggio dell’errore, del mortale] ci sia comprensione della verità del destino, anche se formalmente le sue parole suonano identiche al linguaggio che testimonia il destino>> - (Nicoletta Cusano: Emanuele Severino. Oltre il nichilismo; Morcelliana. Brescia 2011, pag. 446),

e se al contempo io, errore, NON posso comprendere/riconoscere la verità, allora NON È VERO che io ( = il mortale) sia errore impossibilitato a comprenderla, proprio perché ho previamente affermato (ossia comprendo/so/mi appare) che la verità appaia sempre e ovunque, onde io ( = errore) possa affermare SENZA errore che la verità appaia ANCHE all’errore, il che, però, è ESCLUSO da Severino.

Ed ESCLUDENDO che all’errore ( = al mortale) appaia la verità, o SOSTENENDO che sia impossibile che esso abbia <<comprensione della verità del destino>>, ogni affermazione dell’errore (tramite gli scritti di Severino) circa il destino della verità risulterà SEMPRE ERRONEA, SENZA che, con questo, l’errore SAPPIA che ogni sua affermazione (sulla verità prima ed ultima) risulterà SEMPRE ERRONEA perché, se lo sapesse, SAPREBBE della VERITÀ in base alla quale l’errore può SOLTANTO ERRARE.

E perciò NON ERREREBBE ( = non sarebbe errore e quindi sarebbe indistinguibile dalla verità), appunto perché l’errore SAPREBBE non-erroneamente che la verità è ciò sul fondamento della quale egli appare COME errore.

Invece _ afferma Severino _, l’errore NON SA di esser errore; epperò è lo stesso errore a ritener di sostenere SENZA errore che esso NON sappia di esser errore, mostrando così di saper di essere errore, e perciò mostra di NON essere errore, perché SA ciò che, in quanto errore, NON potrebbe sapere.

Mostrando di NON essere errore, questi si rileva esser indistinguibile dalla verità, sì che quest’ultima, così indistinguibile dall’errore, NON SIA NEMMENO VERITÀ.

 

Roberto Fiaschi

-------------------------------------------------

Nessun commento:

Posta un commento