sabato 24 giugno 2023

67)- L’ERRORE CHE SMENTISCE SÉ STESSO

 


Circa il rapporto errore-verità del destino severiniano, Sergio Piccerillo ( = SP), nel gruppo Filosofia e Destino (https://www.facebook.com/groups/189067592021847) ha scritto quanto segue:

<<Anche la mia è una fede, anche il mio dire è errore, ma il principio di non contraddizione non smette di valere se qualcuno pensa di ignorarlo. Come si fa dalla condizione di errore, dalla condizione di mortale, a sapere che la verità esiste? Innanzitutto perché se la verità non esistesse non si potrebbe dire nulla di nessuna cosa, nemmeno che l’errore è errore, in seconda battuta perché il linguaggio con cui si dice del principio “indica” qualcosa che non può essere solo linguaggio, ma qualcosa che sta oltre il linguaggio. Questo essere oltre il linguaggio è l’identità che ogni differenza appunto indica>>.

Passo per passo.

(1)- <<Anche la mia è una fede, anche il mio dire è errore, ma il principio di non contraddizione non smette di valere se qualcuno pensa di ignorarlo>>.

Poiché SP riconosce esser, la sua, <<una fede>>, e poiché anche il suo <<dire è errore>>, allora con quale pretesa di verità SP può asserire che <<il principio di non contraddizione non smette di valere se qualcuno pensa di ignorarlo>>?

Infatti, tale principio, interno all’orizzonte dell’errore, si presenta come un DIRE circa il quale SP ha affermato essere <<errore>> e <<fede>>, sebbene il suo presentarsi come errore venga appunto CREDUTO UNA VERITÀ proprio da colui che ha ammesso che il proprio DIRE sia errore

Pertanto, l’affermazione (1) indica la FEDE (nel senso NEGATIVO conferitole da Severino) di SP nei confronti del principio da lui evocato.

Senonché, egli precisa:

(2)- <<Come si fa dalla condizione di errore, dalla condizione di mortale, a sapere che la verità esiste? Innanzitutto perché se la verità non esistesse non si potrebbe dire nulla di nessuna cosa, nemmeno che l’errore è errore>>.

Ma che <<dalla condizione di errore, dalla condizione di mortale>> si possa affermare <<che la verità esiste>> è pacifico, non è questo il punto.

Il punto è che la verità che l’errore ritiene esistere (e magari individuare), NON PUÒ MAI essere la verità del destino severiniano, bensì sarà inevitabilmente una delle tante ‘verità’ interne all’ERRORE o al NICHILISMO (che l’errore NON ha COSCIENZA di essere: tutto ciò, sempre secondo Severino).

Invece, proprio per quanto appena detto, il brano (2) di SP presuppone la COSCIENZA DI ESSERE ERRORE, la qual cosa è una di quelle VERITÀ del destino che egli NON PUÒ conoscere o averne coscienza.

Quindi, ove SP sostiene che <<se la verità non esistesse non si potrebbe dire nulla di nessuna cosa, nemmeno che l’errore è errore>>,

sta parlando da NON-ERRORE, sta parlando da conoscitore delle verità del destino, ossia sta smentendo un punto cardine della teoresi severiniana, giacché egli può ritenersi errore, come infatti riconosce al punto (1), soltanto perché è CONSCIO della verità del destino, e quindi è CONSCIO di essere ERRORE, non essendolo affatto, perché la coscienza dell’errore è OLTRE l’errore, o, con le parole di Severino:

 <<Per indicare l’Errare è necessario esserne al di fuori>>,

cioè AL DI FUORI dell’Errare...

Infine, scrive SP:

(3)- <<in seconda battuta perché il linguaggio con cui si dice del principio “indica” qualcosa che non può essere solo linguaggio, ma qualcosa che sta oltre il linguaggio. Questo essere oltre il linguaggio è l’identità che ogni differenza appunto indica>>.

Anche qui, vige la stessa presupposizione vista al punto (2).

Inoltre, osserverei che <<l’identità che ogni differenza appunto indica>> NON è affatto <<oltre il linguaggio>>, perché l’identità indicata da ogni differenza è l’identità SIGNIFICANTE ( = linguaggio) identità, indicata da ogni differente SIGNIFICANTE ( = linguaggio) come differenza rispetto al SIGNIFICARE ( = linguaggio) come identità…

La filosofia di Severino è tutt’altro che apofatica, e soltanto nell’apofatismo è possibile far tacere il linguaggio al fine di far emergere l’indicibile

 

Roberto Fiaschi

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