<<Se la Necessità non può essere ciò che "uno" ha scoperto, e che dunque sta entro i limiti dello sguardo di quest'uno, la Necessità non può essere nemmeno ciò che "un altro" o "altri" ascoltano. Se nell'ascolto la Necessità appare come tale, l'ascoltante non può essere che la Necessità stessa. L'ascoltarsi è daccapo il suo apparire>>.
(Severino: La
struttura originaria - Introduzione).
Riporto anche il
commento di un estimatore di Severino:
<<La Necessità ( = < La > verità) non può essere ciò che "uno" ha s - coperto. Se la verità (la necessità) fosse ciò che uno ha scoperto, essa non sarebbe la verità ma solo ciò che *uno* ha scoperto e che è stato *s - coperto"da uno. Se la Necessità fosse ciò che è stato scoperto da uno, uno si sarebbe messo in << cammino > verso la verità non ancora scoperta. Ma come potrebbe "uno" mettersi alla ricerca di ciò che, in quanto verità, è "coperto"?>>.
Il suddetto
commento dice molto bene.
Ma è un dir bene
a proprio svantaggio,
ossia a detrimento
della tesi ivi sostenuta.
Infatti, se la
verità <<non può essere ciò che "uno" ha s – coperto>>,
essa sarebbe SAPUTA DA SEMPRE,
in ogni luogo, in ogni momento e da ciascuno di noi.
Poiché saputa
da sempre NON
è, giacché SOLTANTO
ad un certo punto (1958) della storia essa è stata indicata da "uno"
(ammettendo per un istante, ma senza concedere, che tale verità sia quella
indicata da Severino), è allora del tutto lapalissiano che < La
> verità in oggetto abbia COMINCIATO ad esser testimoniata AL SEGUITO (non prima!)
della sua (della verità) SCOPERTA.
Perciò, essa è
stata SCOPERTA soltanto ad un determinato momento della ricerca
filosofica del suo scopritore, appunto Severino, sì che, PRIMA di tale
scoperta, egli fosse inevitabilmente <<in “cammino” verso la verità non ancora scoperta>>.
Essa, dunque,
ossia < La > verità, è <<ciò che uno ha scoperto>>,
visto e considerato che NESSUNO _ a dire di Severino _ prima di lui l’avrebbe
tematizzata in senso non-nichilistico.
DICE BENE il
commentatore del brano severiniano:
<<Ma
come potrebbe "uno" mettersi alla ricerca di ciò che, in quanto
verità, è “coperto”?>>
Infatti,
ripetiamolo, essa è stata COPERTA
almeno sino al 1958, anno in cui fu redatto il libro: La struttura
originaria.
Da quell’anno in
poi, il <<“cammino”
verso la verità non
ancora scoperta>> si è
concluso, appunto perché essa è stata finalmente S-COPERTA, tratta alla
luce dall’iniziale COPERTURA nichilista nella quale essa giaceva da millenni.
Il sentiero sul
quale la ricerca di Severino ha camminato (PRIMA che egli S-COPRISSE la verità = la
struttura originaria) è il sentiero dell’ERRORE che MAI può condurre alla verità:
<<mettersi in cammino lungo il sentiero in cerca della verità NON POTRÀ CONDURCI DINANZI ALLA VERITÀ. Riprendendo un’immagine evangelica, Severino afferma che se pensiamo di “bussare alla porta della verità” per accedere alla “casa” che custodisce la verità, ALLORA LA PORTA RESTERÀ CHIUSA. L’INTERO CAMMINO SAREBBE COMPIUTO NELLA NON-VERITÀ, NELL’ERRORE, E DA LÌ NON È POSSIBILE GIUNGERE ALLA VERITÀ. “L’alternativa – scrive Severino – è incominciare a pensare alla verità come ciò in cui noi tutti, già da sempre, siamo”>>. (Luca Taddio: “Messaggero Veneto”; 22 gennaio 2020).
Cosicché, ciò
che il filosofo bresciano ritiene esser < La > verità, <<non sarebbe la verità ma solo ciò che *uno* ha
scoperto e che è stato *s - coperto"da uno>>, <<e che
dunque sta entro i limiti
dello sguardo di quest'uno [Severino]>>…
Roberto Fiaschi
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