martedì 22 agosto 2023

86)- L’ORIGINARIA APORETICITÀ DELL’ESSERE (SEVERINIANO)

 

Nella filosofia di Emanuele Severino, imbattersi in affermazioni come questa è una costante:

<<Ogni ente è incontraddittoriamente identico a sé e differente dal proprio altro; la negazione di ciò è negazione auto-negantesi. È perciò IMPOSSIBILE che un ente sia differente da sé/identico al proprio altro>>.

Per cui la non-contraddizione caratterizzerebbe la struttura originaria (tematizzata da Severino) dell’essere dell’ente, poiché l’essere quale universale concreto è ciò che costituisce la totalità degli enti o delle determinatezze, sì da opporsi al proprio non-essere.

I nostri protagonisti sono perciò due:

l’essere e l’ente (o anche: l’essere e la determinazione), i quali sono sì DISTINTI, ma NON SEPARABILI, giacché entrambi sono LO STESSO, poiché vi è (e tutto è) solo essere.

Per Severino, quindi, la quintessenza dell’IMPOSSIBILE ( = del contraddittorio) consiste, da parte dell’ente, nell’essere (e nel divenire) IDENTICO ALL’ALTRO-DA-SÉ (l’identità dei non-identici) e DIFFERENTE-DA-SÉ (il differire del non-differenziantesi).

L’APORIA dell’essere concreto consiste nell’esser, esso, sia IDENTICO A SÉ che DIFFERENTE-DA-SÉ, quindi nel suo NON-esser-sé.

Poiché (con Severino) l’ente-x DIFFERISCE dall’ente-y e quindi è IMPOSSIBILE che x sia IDENTICO a y, e siccome entrambi gli enti sono integralmente essere, ecco allora che (contro Severino) l’essere DIFFERISCE DA SÉ.

Ciò vuol dire che la CONTRADDIZIONE che (con Severino) si evita negando la contraddittoria IDENTITÀ dell’ente-x con l’ente-y, si ritrova (contro Severino) ab origine nell’essere stesso, giacché x ed y, essendo entrambi integralmente essere, implicano che quest’ultimo sia contraddittoriamente IDENTITÀ (permanendo identico a sé) dei DIFFERENTI (differenziandosi da sé):

E = E; x = E; y = E; x y; E ≠ E.

Affermare (con Severino) che l’ente-x DIFFERISCA dall’ente-y, significa affermare (contro Severino) l’IMPOSSIBILITÀ che l’essere sia IDENTICO A SÉ, perché la DIFFERENZA tra x ed y è interamente ed internamente all’essere.

Quindi, affermare (con Severino) l’IMPOSSIBILITÀ che l’ente-x sia IDENTICO all’ente-y, significa affermare (contro Severino) che l’essere DIFFERISCA DA SÉ, perché la DIFFERENZA tra x ed y è la differenza tra l’essere-di-x e l’essere-di-y, essendo x ed y interamente essere.

Per la stessa ragione, affermare (con Severino) l’IMPOSSIBILITÀ che l’ente-x (o l’ente-y) DIFFERISCA DA SÉ, significa nuovamente affermare (contro Severino) che l’essere DIFFERISCE DA SÉ, perché l’essere-in-quanto-è-x DIFFERISCE dall’essere-in-quanto-è-y, pur essendo entrambi il medesimo essere, sì da dover concludere che l’essere DIFFERISCA DA SÉ tanto quanto l’essere-x differisce dall’essere-y.

S’è detto sopra: “essendo il medesimo essere”, sia come x che come y.

Infatti, a differire dall’essere è SOLTANTO il nihil absolutum (il non-essere), per cui, essendo tutte le determinazioni integralmente essere, esso, in quanto è TUTTE le determinazioni, NON può DIFFERIRE DA SÉ ma deve rimanere sempre e soltanto essere.

Al contempo, però, l’essere-x differisce dall’essere-y e quindi l’essere deve DIFFERIRE DA SÉ, nella misura in cui l’ente-x DIFFERISCE da y, giacché l’essere si struttura DIFFERENTEMENTE in x ed in y, altrimenti questi NON differirebbero tra loro.

Il che equivale a dire, ripeterei, che l’essere si struttura DIFFERENTEMENTE IN SÉ e DA SÉ, sebbene il differente dall’essere sia SOLTANTO il nihil absolutum

Quindi:

(1a)- l’AUTO-NEGAZIONE della negazione dell’INNEGABILE incontraddittorietà identità con sé e della differenza dal proprio altro da parte dell’ente, (1b) è l’implicita affermazione dell’INNEGABILE CONTRADDITTORIETÀ dell’identità-con-sé-e-differenza-da-sé da parte dell’essere.

(2a)- Sì che l’affermazione dell’INNEGABILE incontraddittorietà dell’identità con sé e della differenza dal proprio altro da parte dell’ente, (2b) sia l’implicita affermazione dell’INNEGABILE CONTRADDITTORIETÀ dell’identità-con-sé-e-differenza-da-sé da parte dell’essere.

Se infatti negassimo i punti (1b) e (2b), negheremmo altresì i punti (1a) e (2a), perché gli enti a cui si riferiscono questi ultimi due punti NON sarebbe tra loro differenziantisi, giacché, una volta negati i punti (1b) e (2b), l’essere sarebbe SOLTANTO identico a sé o anche, meglio, indeterminato, e quindi sarebbe un essere privo di enti (di differenze), e così questi NON sarebbero simpliciter

Senonché, la negazione dei punti (1b) e (2b) è anch’essa un ente, il cui differir dagli enti che intende negare, implica che l’essere costituente (anche) tale negazione, sia innegabilmente la CONTRADDITTORIA identità-con-sé-e-differenza-da-sé da parte dell’essere, cosicché la negazione dei punti (1b) e (2b) si auto-neghi, appunto perché anch’essa è pur sempre quell’essere rivelantesi come identità-con-sé-e-differenza-da-sé, esattamente come ciò _ i punti (1b) e (2b) _ che tale negazione vorrebbe negare.

 


Roberto Fiaschi

------------------------------------------------

Nessun commento:

Posta un commento