giovedì 14 settembre 2023

93)- LA CONTRADDITTORIETÀ DELL’ESSERE-DEGLI-ENTI


Riprendo brevemente la tematica sviluppata nei post nn. 86, 90 e 92.

L’essere-degli-enti è scritto tutto attaccato, per fugare il sospetto che l’accezione di essere sia qui intesa come SEPARATA dall’ente, mentre, al contrario, è proprio la sua INSCINDIBILITÀ da quest’ultimo a costituire la CONTRADDITTORIETÀ dell'essere.

Dunque, l’essere NON è UN ente (o UNA determinazione o quiddità) tra gli altri, bensì è ciò che accomuna ogni ente costituendolo originariamente (assecondando, senza condividerla, la tesi severiniana secondo la quale gli enti sono eterni), per cui esso NON ha una propria quiddità ( = essenza) come invece hanno (o sono) gli enti; se l’avesse, l’essere sarebbe una determinazione o un ente e così dovrebbe a sua volta distinguersi (che non vuol dire SEPARARSI!) dal suo atto d’essere

Infatti l’essere, negli enti (quindi, ripeto, NON astrattamente/separatamente da questi), dice sempre, invariabilmente IL MEDESIMO, ossia dice un significato SEMPRE UGUALE per ciascun ente, ché, se esso si dicesse differentemente, allora affermare che gli enti SONO, significherebbe affermare, degli enti, qualcosa di SEMPRE DIVERSO dal loro essere (ma di differente dall’essere vi è soltanto il nihil absolutum), il che è del tutto impossibile!

Al contempo, però, e CONTRADDITTORIAMENTE, l’essere-degli-enti È una quiddità sempre differente dal proprio NON avere alcuna quiddità, appunto perché ogni ente ha una (o È la) propria quiddità differente da tutte le altre, ed ogni ente/quiddità è INTEGRALMENTE essere, per cui l’essere dice SEMPRE la CONTRADDITTORIA differenza DA ed IN sé stesso.

 

Roberto Fiaschi

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