In relazione al mio post n° 94, Angelo Santini ( = AS) osserva quanto segue:
<<Roberto
Fiaschi ti ringrazio per la cortese risposta. Ho letto il post, anche
se dalla mia risposta può sembrare mi sia limitato a ribadire ciò che hai messo
in discussione. I due significati del plesso trascendentale in questione non
passano l'uno all'altro solo perché nel loro campo semantico ognuno implica
necessariamente l'altro. Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i due
semantemi NON É ASTRATTO E NON PUÒ ESSERE ASTRATTO, ma é il rapporto CONCRETO
tra il coincidere dell'essente-significato "identità" con
l'essente-significato "differenza", sicché in questo rapporto
concreto (che, ripeto, riguarda anche il plesso trascendentale in questione) l'identità
X differisce dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e
viceversa. Pertanto X non è identità (identica a sé) nello stesso senso in cui
é differenza (non è identica a Y). L'essere coincidente con sé da parte
dell'identità X non coincide con il suo differire
dalla differenza rispetto ad altro e peraltro, proprio perché il rapporto tra X
e Y è concreto, é impossibile che possa valere anche nel caso esistessero solo
i due semantemi del plesso considerato: in tal caso il semantema
"differenza" non potrebbe aversi perché al di fuori dell'identità
della sintesi tra X e Y (che è la loro posizione concreta) non vi sarebbe
niente rispetto a cui essere distinta, sicché non avendo la sintesi in
questione niente rispetto a cui differire non sarebbe posto nemmeno a livello
trascendentale il semantema "differenza", perché la differenza è
sempre relazione tra una certa identità ed un'altra (motivo per cui se
esistesse solo la sintesi S, che è l'identità concreta di X e Y), tale per cui
senza relazione non vi sarebbe differenza e senza differenza nemmeno
l'identità. Con ciò é DIMOSTRATO che le apparenti aporie sono determinate dal
considerare astrattamente il plesso trascendentale dei due semantemi dal loro
rapporto concreto con gli altri essenti-significati (e in generale con la
totalità infinita degli essenti), isolandolo da ciò: così isolato, considerato
astrattamente, la differenza tra X e Y non significa niente perché lo stesso Y
vale per S, innanzitutto, rispetto al quale non essendovi niente non vi sarebbe
la differenza di S (che è X nella sua forma concreta) rispetto a niente, e
quindi anche nel rapporto considerato astrattamente tra X e Y, la differenza Y
non sarebbe posta e nemmeno la differenza tra X e Y>>.
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AS comincia la sua replica osservando che
<<I due significati del plesso trascendentale in
questione non passano l'uno all'altro solo perché nel loro campo semantico
ognuno implica necessariamente l'altro>>.
Certamente <<ognuno implica necessariamente l'altro>>,
ed infatti è proprio grazie a questa implicazione che i due significati di
IDENTITÀ e DIFFERENZA, così in sintesi, scatenano (originariamente, non ad un
certo punto) la contraddizione.
Ma proseguiamo, ove AS precisa:
<<Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i
due semantemi NON É ASTRATTO E NON PUÒ ESSERE ASTRATTO, ma é il rapporto
CONCRETO tra il coincidere dell'essente-significato "identità" con
l'essente-significato "differenza">>.
Esattamente, per cui pare un dato ACQUISITO, anche da parte
di AS, come <<Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i due
semantemi NON É ASTRATTO>>, come ho anch’io ribadito diverse volte.
Dunque dovrò aspettarmi, nel prosieguo della sua risposta, di
NON trovarmi dinanzi all’accusa di aver ISOLATO/ASTRATTO l’un termine dall’altro.
Bene.
Ancora AS:
<<sicché in questo rapporto concreto (che, ripeto,
riguarda anche il plesso trascendentale in questione) l'identità X differisce dalla differenza Y
in quanto X coincide
con X e non con Y e viceversa>>.
Indubbiamente <<l'identità X differisce
dalla differenza Y>>.
Quindi aggiunge AS:
<<Pertanto X non è identità
(identica a sé) nello stesso senso in cui é differenza (non è identica a Y)>>,
per la RAGIONE in base alla quale _ sempre secondo AS _,
<<L'essere coincidente con sé da parte dell'identità X non coincide con il suo differire dalla differenza rispetto ad altro>>.
Ma che <<L'essere coincidente con sé da parte dell'identità X non coincida con il suo differire dalla differenza rispetto ad altro>>,
NON può rappresentare la
RAGIONE o la SPIEGAZIONE per la quale
<<X
non è identità
(identica a sé) nello stesso senso in cui é differenza (non è identica a Y)>>,
infatti NON trovo scritto dove risieda tale RAGIONE, cioè il
PERCHÉ
<<X
non è identità
(identica a sé) nello stesso senso in cui é differenza (non è identica a Y)>>.
Ma comunque, soffermiamoci su questo punto.
AS riconosce che <<l'identità X differisce
dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e viceversa>>.
Ora, quel <<differisce dalla differenza
Y>>, è un
<<differisce>>
che spetta soltanto al significato <<differenza>>, e non può essere addossato al
significato <<identità>>,
appunto perché quest’ultimo NON significa NÉ PUÒ MAI significare differenza.
Cosa succede, dunque?
Che proprio nel riconoscimento che <<l'identità X differisce dalla differenza Y in quanto X
coincide con X e non
con Y e viceversa>>,
riconosciamo che l’identità
X si ritrova al
contempo e contraddittoriamente a coincidere con la differenza Y, perché tale SUO _ dell’identità X _ differire, dice già il suo esser
differenza Y, appunto perché, differendo, assume (o è) in
sé quel significato che invece spetterebbe di significare SOLTANTO a
quell’altro da sé (dall’identità
X) che è la differenza Y.
Ciò è innegabile, perché se l’identità X NON differisse dalla differenza Y,
sarebbero INDISTINGUIBILI.
Ma ecco che l’APORIA si ripresenta ANCHE nel loro innegabile distinguersi,
giacché è proprio distinguendosi, che l’identità X È altresì la differenza Y, ossia proprio in relazione all’altro da sé ( = alla differenza Y), anzi: RISPETTO
all’altro da sé.
Giacché l'identità
X, differendo
RISPETTO alla differenza
Y, è ESSA STESSA LA differenza Y.
Ossia l'identità
X è al contempo
(anche) la differenza Y in virtù del suo _ dell’identità X _ differire RISPETTO
all’altro da sé cui è la differenza
Y.
Per cui, nel caso del plesso identità-differenza, l’aristotelica
faccenda dei RISPETTI (a sé e all’altro da sé) NON PUÒ FUNZIONARE,
proprio in virtù del carattere singolarissimo o meglio: irreparabilmente APORETICO dei nostri due
termini in questione.
Quindi, sostenendo AS che
<<l'identità
X differisce dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e viceversa>>,
ci ritroviamo ad ammettere che quel <<differisce>>, indica GIÀ
(o è GIÀ, originariamente) l’esser differenza Y DA
PARTE DELL’identità X.
Prosegue AS:
<<e peraltro, proprio perché il rapporto tra X e Y è
concreto, é impossibile che possa valere anche nel caso esistessero solo i due
semantemi del plesso considerato: in tal caso il semantema
"differenza" non potrebbe aversi perché al di fuori dell'identità
della sintesi tra X e Y (che è la loro posizione concreta) non vi sarebbe
niente rispetto a cui essere distinta, sicché non avendo la sintesi in
questione niente rispetto a cui differire non sarebbe posto nemmeno a livello
trascendentale il semantema "differenza", perché la differenza è
sempre relazione tra una certa identità ed un'altra (motivo per cui se
esistesse solo la sintesi S, che è l'identità concreta di X e Y), tale per cui
senza relazione non vi sarebbe differenza e senza differenza nemmeno l'identità>>.
Senonché, quell’altro che AS cerca <<al di fuori
dell'identità della sintesi tra X e Y>>
affinché <<il semantema "differenza>> possa darsi/aversi/esserci,
È GIÀ INCLUSO nel <<rapporto tra X e Y>>
il quale è rapporto CONCRETO, come ben precisa AS, proprio perché il semantema
"differenza” si
distingue dal semantema identità.
Come ho scritto nel mio post precedente, è vero che tale
sintesi NON può avere alcunché FUORI/OLTRE SÉ, cioè FUORI/OLTRE SÉ non può
esservi alcun DIFFERENTE
rispetto a detta sintesi, ed infatti essa è una sintesi APORETICA.
E ciò accade perché quella DIFFERENZA che si cerca FUORI/OLTRE la nostra
sintesi, è GIÀ TUTTA INTERNA ad essa, per cui il significato di DIFFERENZA è già posto ab
origine, visto che non vi possono esser DIFFERENTI significati del significato DIFFERENZA: significherebbero
tutti il medesimo: DIFFERENZA.
Poiché <<la differenza è sempre relazione tra una certa identità ed un'altra>>,
la sintesi identità-differenza è IN SÉ siffatta <<relazione tra una
certa identità [= l’identità] ed un'altra [ = la differenza]>>,
cosicché essa (la sintesi) NON lasci alcunché FUORI/OLTRE SÉ, essendo tutto in
essa INCLUSO.
E se AS critica questa configurazione della sintesi, allora
dovrà criticare anche la concezione severiniana della TOTALITÀ al di fuori della
quale nulla vi è, perché così come <<al di fuori dell'identità della
sintesi tra X e Y (che è la loro posizione
concreta) non vi sarebbe niente rispetto a cui essere distinta>>,
parimenti, <<al di fuori>> della TOTALITÀ severiniana
<<non vi sarebbe niente rispetto a cui essere distinta>>, sì
che, seguendo le stesse conclusioni di AS, dovremmo concludere che tale TOTALITÀ
sia impossibilitata a essere.
Infine, scrive AS:
<<Con ciò é DIMOSTRATO che le apparenti aporie sono
determinate dal considerare astrattamente il plesso trascendentale dei due
semantemi dal loro rapporto concreto con gli altri essenti-significati (e in
generale con la totalità infinita degli essenti), isolandolo da ciò: così
isolato, considerato astrattamente, la differenza tra X e Y non significa
niente […]>>.
Penso invece di aver mostrato come tali APORIE non
siano affatto APPARENTI bensì SOLIDE, CONCRETE, INELUDIBILI, addirittura
ORIGINARIE, giacché esse NON
sono
<<determinate dal considerare astrattamente il plesso
trascendentale dei due semantemi dal loro rapporto concreto con gli altri
essenti-significati (e in generale con la totalità infinita degli essenti), isolandolo da ciò: così isolato, considerato astrattamente>>,
in quanto è stato lo stesso AS a RIBADIRE PIÙ VOLTE che
<<Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i
due semantemi NON É
ASTRATTO E NON PUÒ ESSERE ASTRATTO, ma é il rapporto CONCRETO tra il
coincidere dell'essente-significato "identità" con
l'essente-significato "differenza">>.
Roberto Fiaschi
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