venerdì 15 settembre 2023

95)- ANGELO SANTINI E L’APORETICA SINTESI IDENTITÀ-DIFFERENZA

In relazione al mio post n° 94, Angelo Santini ( = AS) osserva quanto segue:

<<Roberto Fiaschi ti ringrazio per la cortese risposta. Ho letto il post, anche se dalla mia risposta può sembrare mi sia limitato a ribadire ciò che hai messo in discussione. I due significati del plesso trascendentale in questione non passano l'uno all'altro solo perché nel loro campo semantico ognuno implica necessariamente l'altro. Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i due semantemi NON É ASTRATTO E NON PUÒ ESSERE ASTRATTO, ma é il rapporto CONCRETO tra il coincidere dell'essente-significato "identità" con l'essente-significato "differenza", sicché in questo rapporto concreto (che, ripeto, riguarda anche il plesso trascendentale in questione) l'identità X differisce dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e viceversa. Pertanto X non è identità (identica a sé) nello stesso senso in cui é differenza (non è identica a Y). L'essere coincidente con sé da parte dell'identità X non coincide con il suo differire dalla differenza rispetto ad altro e peraltro, proprio perché il rapporto tra X e Y è concreto, é impossibile che possa valere anche nel caso esistessero solo i due semantemi del plesso considerato: in tal caso il semantema "differenza" non potrebbe aversi perché al di fuori dell'identità della sintesi tra X e Y (che è la loro posizione concreta) non vi sarebbe niente rispetto a cui essere distinta, sicché non avendo la sintesi in questione niente rispetto a cui differire non sarebbe posto nemmeno a livello trascendentale il semantema "differenza", perché la differenza è sempre relazione tra una certa identità ed un'altra (motivo per cui se esistesse solo la sintesi S, che è l'identità concreta di X e Y), tale per cui senza relazione non vi sarebbe differenza e senza differenza nemmeno l'identità. Con ciò é DIMOSTRATO che le apparenti aporie sono determinate dal considerare astrattamente il plesso trascendentale dei due semantemi dal loro rapporto concreto con gli altri essenti-significati (e in generale con la totalità infinita degli essenti), isolandolo da ciò: così isolato, considerato astrattamente, la differenza tra X e Y non significa niente perché lo stesso Y vale per S, innanzitutto, rispetto al quale non essendovi niente non vi sarebbe la differenza di S (che è X nella sua forma concreta) rispetto a niente, e quindi anche nel rapporto considerato astrattamente tra X e Y, la differenza Y non sarebbe posta e nemmeno la differenza tra X e Y>>.

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AS comincia la sua replica osservando che

<<I due significati del plesso trascendentale in questione non passano l'uno all'altro solo perché nel loro campo semantico ognuno implica necessariamente l'altro>>.

Certamente <<ognuno implica necessariamente l'altro>>, ed infatti è proprio grazie a questa implicazione che i due significati di IDENTITÀ e DIFFERENZA, così in sintesi, scatenano (originariamente, non ad un certo punto) la contraddizione.

Ma proseguiamo, ove AS precisa:

<<Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i due semantemi NON É ASTRATTO E NON PUÒ ESSERE ASTRATTO, ma é il rapporto CONCRETO tra il coincidere dell'essente-significato "identità" con l'essente-significato "differenza">>.

Esattamente, per cui pare un dato ACQUISITO, anche da parte di AS, come <<Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i due semantemi NON É ASTRATTO>>, come ho anch’io ribadito diverse volte.

Dunque dovrò aspettarmi, nel prosieguo della sua risposta, di NON trovarmi dinanzi all’accusa di aver ISOLATO/ASTRATTO l’un termine dall’altro.

Bene.

Ancora AS:

<<sicché in questo rapporto concreto (che, ripeto, riguarda anche il plesso trascendentale in questione) l'identità X differisce dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e viceversa>>.

Indubbiamente <<l'identità X differisce dalla differenza Y>>.

Quindi aggiunge AS:

<<Pertanto X non è identità (identica a sé) nello stesso senso in cui é differenza (non è identica a Y)>>,

per la RAGIONE in base alla quale _ sempre secondo AS _, <<L'essere coincidente con sé da parte dell'identità X non coincide con il suo differire dalla differenza rispetto ad altro>>.

Ma che <<L'essere coincidente con sé da parte dell'identità X non coincida con il suo differire dalla differenza rispetto ad altro>>,

NON può rappresentare la RAGIONE o la SPIEGAZIONE per la quale

<<X non è identità (identica a sé) nello stesso senso in cui é differenza (non è identica a Y)>>,

infatti NON trovo scritto dove risieda tale RAGIONE, cioè il PERCHÉ

<<X non è identità (identica a sé) nello stesso senso in cui é differenza (non è identica a Y)>>.

Ma comunque, soffermiamoci su questo punto.

AS riconosce che <<l'identità X differisce dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e viceversa>>.

Ora, quel <<differisce dalla differenza Y>>, è un <<differisce>> che spetta soltanto al significato <<differenza>>, e non può essere addossato al significato <<identità>>, appunto perché quest’ultimo NON significa NÉ PUÒ MAI significare differenza.

Cosa succede, dunque?

Che proprio nel riconoscimento che <<l'identità X differisce dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e viceversa>>, riconosciamo che l’identità X si ritrova al contempo e contraddittoriamente a coincidere con la differenza Y, perché tale SUO _ dell’identità X _ differire, dice già il suo esser differenza Y, appunto perché, differendo, assume (o è) in sé quel significato che invece spetterebbe di significare SOLTANTO a quell’altro da sé (dall’identità X) che è la differenza Y.

Ciò è innegabile, perché se l’identità X NON differisse dalla differenza Y, sarebbero INDISTINGUIBILI.

Ma ecco che l’APORIA si ripresenta ANCHE nel loro innegabile distinguersi, giacché è proprio distinguendosi, che l’identità X È altresì la differenza Y, ossia proprio in relazione all’altro da sé ( = alla differenza Y), anzi: RISPETTO all’altro da sé.

Giacché l'identità X, differendo RISPETTO alla differenza Y, è ESSA STESSA LA differenza Y.

Ossia l'identità X è al contempo (anche) la differenza Y in virtù del suo _ dell’identità X _ differire RISPETTO all’altro da sé cui è la differenza Y.

Per cui, nel caso del plesso identità-differenza, l’aristotelica faccenda dei RISPETTI (a sé e all’altro da sé) NON PUÒ FUNZIONARE, proprio in virtù del carattere singolarissimo o meglio: irreparabilmente APORETICO dei nostri due termini in questione.

Quindi, sostenendo AS che  

<<l'identità X differisce dalla differenza Y in quanto X coincide con X e non con Y e viceversa>>,

ci ritroviamo ad ammettere che quel <<differisce>>, indica GIÀ (o è GIÀ, originariamente) l’esser differenza Y DA PARTE DELL’identità X.

Prosegue AS:

<<e peraltro, proprio perché il rapporto tra X e Y è concreto, é impossibile che possa valere anche nel caso esistessero solo i due semantemi del plesso considerato: in tal caso il semantema "differenza" non potrebbe aversi perché al di fuori dell'identità della sintesi tra X e Y (che è la loro posizione concreta) non vi sarebbe niente rispetto a cui essere distinta, sicché non avendo la sintesi in questione niente rispetto a cui differire non sarebbe posto nemmeno a livello trascendentale il semantema "differenza", perché la differenza è sempre relazione tra una certa identità ed un'altra (motivo per cui se esistesse solo la sintesi S, che è l'identità concreta di X e Y), tale per cui senza relazione non vi sarebbe differenza e senza differenza nemmeno l'identità>>.

Senonché, quell’altro che AS cerca <<al di fuori dell'identità della sintesi tra X e Y>> affinché <<il semantema "differenza>> possa darsi/aversi/esserci, È GIÀ INCLUSO nel <<rapporto tra X e Y>> il quale è rapporto CONCRETO, come ben precisa AS, proprio perché il semantema "differenza si distingue dal semantema identità.

Come ho scritto nel mio post precedente, è vero che tale sintesi NON può avere alcunché FUORI/OLTRE SÉ, cioè FUORI/OLTRE SÉ non può esservi alcun DIFFERENTE rispetto a detta sintesi, ed infatti essa è una sintesi APORETICA.

E ciò accade perché quella DIFFERENZA che si cerca FUORI/OLTRE la nostra sintesi, è GIÀ TUTTA INTERNA ad essa, per cui il significato di DIFFERENZA è già posto ab origine, visto che non vi possono esser DIFFERENTI significati del significato DIFFERENZA: significherebbero tutti il medesimo: DIFFERENZA.

Poiché <<la differenza è sempre relazione tra una certa identità ed un'altra>>, la sintesi identità-differenza è IN SÉ siffatta <<relazione tra una certa identità [= l’identità] ed un'altra [ = la differenza]>>, cosicché essa (la sintesi) NON lasci alcunché FUORI/OLTRE SÉ, essendo tutto in essa INCLUSO.  

E se AS critica questa configurazione della sintesi, allora dovrà criticare anche la concezione severiniana della TOTALITÀ al di fuori della quale nulla vi è, perché così come <<al di fuori dell'identità della sintesi tra X e Y (che è la loro posizione concreta) non vi sarebbe niente rispetto a cui essere distinta>>, parimenti, <<al di fuori>> della TOTALITÀ severiniana <<non vi sarebbe niente rispetto a cui essere distinta>>, sì che, seguendo le stesse conclusioni di AS, dovremmo concludere che tale TOTALITÀ sia impossibilitata a essere.

Infine, scrive AS:

<<Con ciò é DIMOSTRATO che le apparenti aporie sono determinate dal considerare astrattamente il plesso trascendentale dei due semantemi dal loro rapporto concreto con gli altri essenti-significati (e in generale con la totalità infinita degli essenti), isolandolo da ciò: così isolato, considerato astrattamente, la differenza tra X e Y non significa niente […]>>.

Penso invece di aver mostrato come tali APORIE non siano affatto APPARENTI bensì SOLIDE, CONCRETE, INELUDIBILI, addirittura ORIGINARIE, giacché esse NON sono

<<determinate dal considerare astrattamente il plesso trascendentale dei due semantemi dal loro rapporto concreto con gli altri essenti-significati (e in generale con la totalità infinita degli essenti), isolandolo da ciò: così isolato, considerato astrattamente>>,

in quanto è stato lo stesso AS a RIBADIRE PIÙ VOLTE che

<<Anche nel plesso trascendentale il rapporto tra i due semantemi NON É ASTRATTO E NON PUÒ ESSERE ASTRATTO, ma é il rapporto CONCRETO tra il coincidere dell'essente-significato "identità" con l'essente-significato "differenza">>.

 

Roberto Fiaschi

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