In relazione al post n° 97, così replica Alessandro Vaglia di Officina di filosofia
teoretica:
<<CONTRO Roberto Fiaschi.
L'errore che appare appare al destino, che siamo ognuno di noi in quanto
negazione dell'errore o apparire trascendentale. Il resto non lo capisco. Se il
contenuto dell'apparire trascendentale è considerato come separato
dall'apparire allora scaturisce l'errore o individuo appunto. Tutto qui.
Parliamoci chiaro io e te Roberto. Tu pensi di essere il luogo ove tutto appare
e qui e ora? Il Destino è questo luogo o luogo dell'apparire trascendentale che
non è luogo fra i luoghi ma ove ogni luogo appare.
Noi come individui questo non lo crediamo
affatto.
Noi, come individui siamo questo errore e
quindi erriamo.
Noi come io del destino, siamo la verità che
lo nega.
Noi e non Emanuele Severino, e quel suo
povero linguaggio, Emanuele Severino è il sopraggiungere di questo tratto del
linguaggio testimoniante il destino di ognuno di noi. Che tu voglia cominciare
dall'errore che è errare per pervenire alla verita, questa è la impossibile
implicazione della verità stessa>>.
-----
Tutto molto chiaro.
Ecco le DUE MOSSE preannunciate nel
titolo:
(1)<<Noi, come individui siamo
questo errore e quindi erriamo>>.
(2)<<Noi
come io del destino, siamo la verità che lo nega>>.
Entrambi i punti intendono esprimere un
tratto della VERITÀ del destino severiniano.
Ma, così scrivendo, l’individuo-errore-Alessandro Vaglia NEGA il
costituirsi del punto (2), perché se quest’ultimo indica la verità del nostro
essere io del destino, allora, accettando il punto (1) NON possiamo in alcun
modo affermare (2), visto che quest’ultimo è scritto/affermato da (1) cioè dall’individuo-errore-Alessandro Vaglia che NON PUÒ conoscere
quanto ha scritto in (2).
Pertanto, se (1) afferma la verità dell’individuo,
allora (2) è NEGATO.
Inoltre, se (1) dice la verità sull’individuo-errore,
allora (1) NEGA
anche SE STESSO, perché l’individuo NON PUÒ SAPERE neppure di essere errore,
come invece questi mostra di sapere scrivendo (1).
Senonché Alessandro Vaglia precisa
successivamente:
<<L'errore non può sapere della
verità è chiaro e limpido per il suono in superficie che sommerso suona male.
Ma io si ripete, non sono l'individuo quando a parlare è il linguaggio del
destino. INDIVIDUO è un linguaggio, e DESTINO è un altro linguaggio, due
sopraggiungenti. In quanto linguaggi sono e sono diversi, ma il loro contenuto
è lo stesso o l'essere, ma mentre uno, quello che parla di individuo, parla di
una verità completamente distorta l'altro, quando parla di apparire dell'essere
io del destino, afferma quello che afferma in contraddizione C>>.
Purtroppo, ANCHE in questo brano è già
bell’e dispiegata LA SUA COMPLETA NEGAZIONE.
Infatti, quand’anche sussistessero quei due
linguaggi ( = il linguaggio dell’individuo ed il linguaggio del
Destino), a PARLARNE/SCRIVERNE è però sempre il medesimo individuo-errore che li alterna (o che essi in lui vanno alternandosi) a
seconda dell’oggetto da comunicare.
Essendo perciò sempre il medesimo individuo-errore
ad esprimersi mediante due linguaggi, la CONSAPEVOLEZZA di entrambi da parte
dell’individuo-errore NEGA
il punto (1), giacché quei due linguaggi lo mettono in condizione di
CONOSCERE/di esser CONSCIO sia del punto (1) che del (2), dei quali, invece, NON
PUÒ avere consapevolezza alcuna, poiché egli è individuo-errore.
Non
solo, ma secondo Severino, <<la malattia
del linguaggio che testimonia il destino prevale sulla malattia del linguaggio che testimonia la
terra isolata>>
(Severino: Educare al pensiero. Editrice La Scuola; Brescia 2012).
Il che conferma che a parlare/scrivere i due linguaggi MALATI sia sempre il medesimo individuo-errore, essendovi perciò UN SOLO linguaggio, SEMPRE LO STESSO, sia che testimoni la terra isolata sia che testimoni il destino.
Quindi NON è non-credibile l’affermazione:
<<io non sono l'individuo quando a parlare è il linguaggio del destino>>,
perché se a parlare <<il
linguaggio del destino>> fosse davvero l’io del destino, questi NON
potrebbe testimoniare la propria verità mediante LO STESSO LINGUAGGIO MALATO utilizzato dall’io
individuale-errore per testimoniare la terra isolata.
Infine, alla mia domanda che chiedeva se, in
quel momento del nostro dialogo, io stessi parlando con l’individuo-errore-Alessandro Vaglia oppure
con il suo io del destino, egli mi ha risposto:
<<dipende se parli di libertà e io
sono d'accordo con te, parli il linguaggio dell'individuo, se parli di essere che si trasforma e
io sono d'accordo con te parli nuovamente con il linguaggio dell'individuo, ecc.. se parli
di apparire dell'essere sé dell'essente o di eternità di OGNI essente allora parli il linguaggio del
Destino>>.
Ma, anche in questa risposta, egli NEGA suo malgrado il
punto (1), appunto perché l’individuo-errore-Alessandro Vaglia (o Severino…) mostra
qui di essere ben CONSAPEVOLE del punto (2) che, invece, da (1) individuo-errore
qual egli è, NON può che IGNORARE.
È dunque palese:
la tesi dell’avvicendarsi dei due linguaggi
( = dell’individuo-errore e del destino), è una tesi NEGANTE il suddetto
punto (1), che è un punto FONDAMENTALE per l’economia dell’intera filosofia
severiniana…
Roberto Fiaschi
-------------------------------------------

Quando Severino afferma che l'individuo-soggetto è errore non intende dire che c'è un individuo che pensa erroneamente. A pensare è sempre (per usare il linguaggio di Severino) l'io del destino; piuttosto, intende dire che l'individuo-soggetto è il contenuto di un errore e in pratica non esiste, dunque non pensa e non parla. Al più esiste quell insieme di enti (il nostro corpo, etc.) che chiamiamo "individuo".
RispondiElimina