lunedì 9 ottobre 2023

101)- INES TESTONI: RICORRERE AL DESTINO SEVERINIANO PER INCREMENTARE «L’ALIENAZIONE DELLA VITA»?

Leggiamo il seguente brano della prof.ssa Ines Testoni, allieva di Emanuele Severino, che riporto dal WEB così come l’ho trovato:

<<Riprendendo le parole del suo maestro, Emanuele Severino, «l’uomo soffre per quel che crede di essere e se crede di essere mortale la sofferenza oltre che atroce e inevitabile è anche incurabile». Secondo la professoressa, avere cognizione di questo tipo di dolore, facendolo emergere dall’inconscio in cui la richiudiamo, è il primo passo per trasformare l’angoscia in consapevolezza del terrore e del dolore. Un passo che «si compie entrando nel merito dei contenuti che le grandi tradizioni del passato e della cultura contemporanea, in parallelo a quelli della scienza, ci consegnano». Il secondo passo del master, continua Testoni, consiste nel capire che cosa crediamo, che significhi morire alla luce di queste competenze e discuterne criticamente. Il terzo passo che il Master garantisce è quello di entrare nel merito delle proprie esperienze di perdita e dare loro senso, grazie a tali riflessioni. «Infine, ed è forse il passaggio più difficile da fare – completa Testoni – è capire che non abbiamo proprio niente da temere perché, come mostra in modo inconfutabile Severino, siamo già da sempre salvi in quanto l’eternità (che peraltro non sappiamo pensare e dobbiamo imparare a farlo) è ciò che più autenticamente ci compete». Il percorso, che prevede anche i temi dell’eutanasia e della morte medicalmente assistita, è idoneo a medici, infermieri, psicologi, educatori, insegnanti, assistenti sociali, ma anche artisti e giornalisti. Nel corso degli incontri saranno presentate tutte le posizioni, consentendo a tutte e a tutti di farsi un’opinione>>. (Dalla presentazione del corso di Federico Mellano nel quotidiano La Stampa del 12 settembre 2023):  https://www.lastampa.it/cronaca/2023/09/11/news/universita_padova_master_morte-13115066/).

Insomma è chiaro:

è sempre la SOLITA IRREPARABILE DISCREPANZA tra teoria filosofica e vita o esperienza quotidiana, la quale va in tutt’altra direzione.

Perché?

Com’è noto, per la teoresi severiniana, la VOLONTÀ è quell’abissale ALIENAZIONE che vuole l’IMPOSSIBILE, ossia vuole TRASFORMARE gli essenti in qualcos’altro, per conseguire/realizzare di volta in volta i propri scopi, ILLUDENDOSI, poi, di averli eventualmente ottenuti. Essa, perciò, è per Severino un’eloquente manifestazione di NICHILISMO e di VIOLENZA.

Senonché, come si evince dall’articolo, Ines Testoni (o chi per lei) vorrebbe FONDARE SULL’ESTREMA ALIENAZIONE e sulla VIOLENZA, un percorso _ un <<Master>> _ DISALIENANTE, a quanto pare, onde <<avere cognizione di questo tipo di dolore, FACENDOLO emergere dall’inconscio in cui la richiudiamo>>.

Quindi, l’ALIENAZIONE in cui consiste la volontà, VUOLE FARE <<emergere dall’inconscio>> ciò che, una volta FATTO emergere _ cioè la <<consapevolezza del terrore e del dolore>> _ si costituirebbe come risultato NON-ALIENATO OTTENUTO dallALIENAZIONE.

Ovviamente, per OTTENERE ciò, è necessario <<TRASFORMARE l’angoscia in consapevolezza>>, ovvero _ stante la convinzione severiniana secondo la quale la volontà e l’ottenuto da essa sono FEDI cioè ILLUSIONI, ERRORI _, è necessario VOLERE che l’angoscia DIVENGA quell’altro da sé cui è la <<consapevolezza del terrore e del dolore>>, dopodiché dovremo CREDERE di aver ottenuto tale consapevolezza, ben sapendo che essa non potrà che esser un’ennesima FEDE/ILLUSIONE (sempre che si VOGLIA dare retta alla teoresi severiniana). 

Inoltre, afferma la Testoni:

<<Infine, ed è forse il passaggio più difficile da fare, è capire che non abbiamo proprio niente da temere perché, come mostra in modo inconfutabile Severino, siamo già da sempre salvi in quanto l’eternità (che peraltro non sappiamo pensare e dobbiamo imparare a farlo) è ciò che più autenticamente ci compete>>.

Qui, A DISPETTO della recisa NEGAZIONE severiniana che l’eternità dell’ente sia l’ennesima forma approntata dai mortali come RIMEDIO/CONSOLAZIONE contro il terrore del nulla della morte, la professoressa ci (R)ASSICURA invece che <<non abbiamo proprio niente da temere>>, perché _ andando CONTRO Severino _ il RIMEDIO c’è e consiste nell’<<eternità>> della Gloria, la quale <<è ciò che più autenticamente ci compete>>.

Dunque,

CON Severino, finché si tratta di assorbire la sua teoresi;

CONTRO Severino, allorché si tratti di renderla fruibile o di viverla nella vita del mortale,

perché sembra non accorgersi di come il primo passaggio NEGHI totalmente il secondo, considerando la vita ERRORE/ALIENAZIONE, e di come il secondo NEGHI il primo, relegandolo nell’angolo delle astrazioni inutili, ai fini della vita vissuta, non teorizzata.

Si potrebbe ribattere che anche tale ALIENAZIONE sia un invio del destino, e che perciò noi mortali NON POSSIAMO non agire, non volere, non trasformare, etc…, CONFORMEMENTE all’alienazione inviata sempre dal destino.

Certo, tuttavia, se così, allora si dovrà constatare quanto l’ALIENAZIONE DELLA VITA ricorra al conforto/ausilio del destino, ossia di ciò che non conforta affatto la vita, ma la NEGA in toto quale positivo significare, nientemento, che del NULLA…

 

Roberto Fiaschi

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