mercoledì 12 giugno 2024

103)- “IL SIGNIFICARE DEL NULLA NON APPARTIENE AL NULLA”?


Così scrive Emanuele Severino:

<<che il nulla sia “significante” non significa che il nulla esplichi una certa forma di attività, quale appunto sarebbe il significare. Il significare del nulla non appartiene al nulla, perché il nulla non è un essente a cui questo significare o qualsiasi altra proprietà o attività possano appartenere. Il significare del nulla, in quanto il significare è positività (e anzi è la positività stessa, lo stesso esser essente), appartiene cioè all’essente, e propriamente alla totalità dell’essente in quanto essa appare, nella struttura originaria della verità, come ciò di cui il nulla è nulla>>. (Intorno al senso del nulla. Adelphi 2013, pag. 112).   

Se, come afferma Severino, <<Il significare del nulla non appartiene al nulla, perché il nulla non è un essente a cui questo significare o qualsiasi altra proprietà o attività possano appartenere>>,

allora, un significare che NON appartenga a ciò (al nulla) che è COSÌ significato dal PROPRIO stesso significare, NON è il significare COME nulla da parte di quel termine (cioè del nulla) che pur tuttavia COSÌ significa.

Un’autentica contraddizione:

un significato (il nulla) a cui questo significare (come nulla) NON gli (al nulla) appartiene!

Dunque NON gli appartiene nemmeno di significare la sua (del nulla) OPPOSIZIONE all’essere/ente.

Ma attenzione, non si tratta della contraddizione del significato concreto NULLA quale sintesi di due momenti reciprocamente contraddicentisi.

No; il problema è che la significazione del nulla-momento la si vuol far ricadere TUTTA nell’altro momento cui è il suo POSITIVO significare, cosicché quest’ultimo sia il POSITIVO significare di un significato (il nulla) che NON PUÒ SIGNIFICARE NEPPURE il suo (del nulla) significare-come-nulla (altrimenti NON SAREBBE VERO che <<Il significare del nulla non appartiene al nulla, perché il nulla non è un essente a cui questo significare o qualsiasi altra proprietà o attività possano appartenere>>).

Se il nulla non significasse già di per sé il nulla a priori rispetto al suo POSITIVO significare, allora quest’ultimo NON potrebbe riferirsi ad esso come al nulla-che-non-significa-essere; in tal caso, semplicemente, non esisterebbe alcun referente a cui il POSITIVO significare possa rivolgersi e conseguentemente non esisterebbe neppure questo stesso POSITIVO significare né tale sintesi.

Ora, Severino ha sempre precisato che entrambi i due momenti della sintesi sono significanti, OGNUNO incontraddittoriamente significa CIÒ che significa:

(1)- il nulla come nulla,

e

(2)- il POSITIVO significare come POSITIVO significare del nulla (1).

Senonché, ripeterei, se teniam per vero (come vuole Severino) che <<Il significare del nulla NON appartiene al nulla>> bensì <<appartiene all’essente>> cioè al suo (del nulla) POSITIVO significare, allora il nulla, DISTINTAMENTE (NON: separatamente!!!) dal suo POSITIVO significare, NON significa neppure il nulla, altrimenti gli spetterebbe/gli apparterrebbe di significare ALMENO il nulla e, in quanto già così significante, per quanto negativamente significante lo si voglia, ANCHE del nulla dovremmo affermare il suo <<stesso esser essente>>, appunto perché <<in quanto il significare è positività (e anzi è la positività stessa, lo stesso esser essente), appartiene cioè all’essente>>.

 

Roberto Fiaschi

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