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Così scrive Emanuele Severino:
<<che il nulla sia “significante” non significa che
il nulla esplichi una certa forma di attività, quale appunto sarebbe il significare. Il significare del nulla non appartiene al nulla, perché il nulla
non è un essente a cui questo significare o qualsiasi altra
proprietà o attività possano appartenere. Il significare del nulla, in
quanto il significare è
positività (e anzi è la
positività stessa, lo
stesso esser essente),
appartiene cioè all’essente,
e propriamente alla totalità dell’essente in quanto essa appare, nella
struttura originaria della verità, come ciò di cui il nulla è nulla>>.
(Intorno al senso del nulla. Adelphi 2013, pag. 112).
Se, come afferma Severino, <<Il significare del nulla non appartiene al nulla, perché il nulla
non è un essente a cui questo significare o
qualsiasi altra proprietà o attività possano appartenere>>,
allora, un significare che NON appartenga a ciò (al nulla) che è COSÌ significato dal PROPRIO
stesso significare, NON è il significare
COME nulla da parte di quel termine (cioè del nulla) che pur tuttavia COSÌ significa.
Un’autentica contraddizione:
un significato
(il nulla) a cui questo significare
(come nulla) NON
gli (al nulla) appartiene!
Dunque NON
gli appartiene nemmeno di significare
la sua (del nulla) OPPOSIZIONE all’essere/ente.
Ma attenzione, non si tratta della contraddizione del
significato concreto NULLA quale sintesi di due momenti reciprocamente
contraddicentisi.
No; il problema è che la significazione del nulla-momento la si vuol far
ricadere TUTTA nell’altro momento cui è il suo POSITIVO significare, cosicché quest’ultimo sia
il POSITIVO
significare di un significato (il nulla) che NON PUÒ SIGNIFICARE NEPPURE il suo (del nulla) significare-come-nulla
(altrimenti NON SAREBBE VERO che <<Il significare del nulla non appartiene al nulla, perché il nulla non è un
essente a cui questo significare o
qualsiasi altra proprietà o attività possano appartenere>>).
Se il nulla non significasse già di per sé il nulla a
priori rispetto al suo POSITIVO significare,
allora quest’ultimo NON potrebbe riferirsi ad esso come al nulla-che-non-significa-essere;
in tal caso, semplicemente, non esisterebbe alcun referente a cui il POSITIVO significare possa
rivolgersi e conseguentemente non esisterebbe neppure questo stesso POSITIVO significare né
tale sintesi.
Ora, Severino ha sempre precisato che entrambi i due momenti
della sintesi sono significanti,
OGNUNO incontraddittoriamente significa CIÒ che significa:
(1)- il nulla come nulla,
e
(2)- il POSITIVO
significare come POSITIVO
significare del nulla (1).
Senonché, ripeterei, se teniam per vero (come vuole Severino)
che <<Il significare del nulla NON appartiene al nulla>>
bensì <<appartiene all’essente>> cioè al suo (del nulla) POSITIVO significare, allora il
nulla, DISTINTAMENTE (NON: separatamente!!!) dal suo POSITIVO significare, NON significa neppure
il nulla, altrimenti gli spetterebbe/gli apparterrebbe di significare ALMENO il nulla
e, in quanto già così significante, per quanto negativamente significante lo si voglia, ANCHE del nulla dovremmo affermare il
suo <<stesso esser
essente>>,
appunto perché <<in quanto il significare è positività
(e anzi è la positività
stessa, lo stesso esser
essente), appartiene
cioè all’essente>>.
Roberto Fiaschi
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