venerdì 14 giugno 2024

104)- PERCHÉ LA “RISOLUZIONE” DELL’APORIA DEL NULLA NON LA RISOLVE MA LA RINFORZA

Tenendo presente i contenuti dei post nn. 1o2 e 103, qui riporto un altro brano del filosofo introdotto nel post 102:

<<Prima di considerare le insidie della aporetica del nulla, sarebbe opportuno tener presente dei fatti incontrovertibili:

1) il nulla-momento come assoluta nullità e insignificanza del nulla è un significato che appare, di cui si ha contezza e di cui é impossibile negare l'apparire;

2) Tutto ciò che appare, a qualsiasi livello, non é nulla ma é qualcosa (é ciò che é).

Tenendo presente questi due fatti incontrovertibili, veri in quanto la loro negazione é immediatamente autonegaantesi, si può procedere con la giusta consapevolezza nella analisi della aporia del nulla e della risoluzione che ne ha dato Severino. In una tale analisi si può osservare che negare l'esistenza del nulla assoluto denotato dal positivo significare del termine nulla considerato da Severino è già l'affermazione della opposizione (come differenza) tra Essere e Nulla, ovvero è già affermazione implicita e immediata del fatto che l'Essere non é come il Nulla (che non é e non esiste). É vero che all'Essere non si oppone ontologicamente un Nulla ontologico, ma ciò non é necessario per affermare il fatto che l'Essere sia differente dal Nulla: siccome l'Essere é includente il piano della semantica (perché non é nulla privo di significato) che eccede il linguaggio storicamente determinato (ogni aspetto essente della realtà significa originariamente ciò che é, a prescindere dai segni denotanti), l'Essere, escludendo di significare il Nulla, esclude anche di esserlo. In ogni caso 3) é nello stesso affermare che l'Essere non sia Nulla che si afferma la differenza semantica tra di essi (in quanto che qualcosa non sia qualcos'altro significa che non vi coincida, e il fatto che non vi coincida significa che ne sia differente). Tenendo presente che negare che l'Essere sia Nulla é già implicato nell'asserire che il Nulla non esista, segue che in tale asserire sia implicato che l'Essere sia differente dal Nulla e dunque sia implicata la affermazione implicita della opposizione tra Essere e Nulla sostenuta da Severino (si aggiunga, per ulteriore chiarezza, che il termine Essere, nella ontologia severiniana, sta a indicare qualsiasi essente, tale per cui la totalità infinita di tutti gli aspetti della realtà é posta come un insieme di infiniti esseri. Che l'Essere sia vuol dire, dunque, che ogni essente è ciò che é, ovvero una positività essente e non nulla)>>.

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Il filosofo severiniano NON approfondisce come tale innegabile DIFFERENZA (o OPPOSIZIONE) tra Essere e Nulla sia proprio ciò che, sub eodem, la DESTITUISCA, e NON in un secondo momento bensì co-originariamente alla loro DIFFERENZA semantica e ontologica.

Infatti, <<l'affermazione della opposizione (come differenza) tra Essere e Nulla>> è esattamente ciò che rende il Nulla un ESSENTE e, parimenti, è ciò che rende l’Essere INDISTINGUIBILE dal Nulla, pur distinguendovisi.

Perché?

Come già indicato nel post n° 103, tale <<opposizione (come differenza) tra Essere e Nulla>> implica che ANCHE il Nulla sottostìa alla legge dell’Essere secondo la quale OGNI <<significare è positività (e anzi è la positività stessa, lo stesso esser essente), appartiene cioè all’essente>> (Severino: Intorno al senso del nulla. Adelphi 2013, pag. 112).

Come potrebbe il Nulla DIFFERIRE dall’Essere, se tale DIFFERIRE non inerisse allo stesso Nulla quale SUA caratteristica ontologica?

Se il Nulla non sottostesse al nomos dell’Essere, il Nulla (o il non-Essere, l’assoluto negativo, sia in senso ontologico che semantico) NON DIFFERIREBBE dall’Essere.    

A ciò, l’autore del brano precisa:

<<É vero che all'Essere non si oppone ontologicamente un Nulla ontologico, ma ciò non é necessario per affermare il fatto che l'Essere sia differente dal Nulla: siccome l'Essere é includente il piano della semantica (perché non é nulla privo di significato) che eccede il linguaggio storicamente determinato (ogni aspetto essente della realtà significa originariamente ciò che é, a prescindere dai segni denotanti), l'Essere, escludendo di significare il Nulla, esclude anche di esserlo>>.

Senonché all'Essere si OPPORREBBE un Nulla semantico e questi deve necessariamente indicare come proprio referente il Nulla ontologico realmente OPPONENTESI all’Essere, altrimenti avremmo un Nulla semantico che si OPPORREBBE all’Essere non-ontologicamente!

Sì che l’Essere NON possa OPPORSI ontologicamente al Nulla.

Il filosofo severiniano farà senz’altro notare che l’Essere sia <<già affermazione implicita e immediata del fatto che l'Essere non é come il Nulla (che non é e non esiste)>> e che <<l'Essere, escludendo di significare il Nulla, esclude anche di esserlo>>.

Senonché, quest’osservazione attiene innanzitutto alla semplice DIFFERENZA tra Essere e Nulla, non essendo ancora pervenuta all’impossibilità di mantenere tale DIFFERENZA senza al contempo rilevarne la NEGAZIONE ossia L’INDIFFERENZIAZIONE dei due termini.

Tornando al Nulla-solo-semantico, se questi si RISOLVE INTERAMENTE nel <<piano della semantica>> cioè della <<positività stessa>> o dello <<stesso esser essente>> (Severino), allora l’Essere non si oppone affatto a ciò che è INTERAMENTE RISOLTO NELL’Essere, è palese, poiché anche quel Nulla-solo-semantico sarà INTERAMENTE SOLO Essere, SOLA positività!  

In altre parole, ciò vuol dire il Nulla ontologico (quale referente del Nulla semantico) NON si OPPONE all’Essere perché il Nulla semantico NON ha un referente ontologico, sì che, non avendolo, il nulla semantico NON POSSA RIFERIRSI al Nulla ontologico ma soltanto a sé stesso unicamente in quanto semantema cioè in quanto positivo, ESSENTE.

L’Essere, perciò, se dovesse opporsi soltanto al Nulla-solo-semantico, SI OPPORREBBE SOLTANTO A SÉ STESSO, cioè ad un altro positivo, visto che OGNI <<significare è positività (e anzi è la positività stessa, lo stesso esser essente), appartiene cioè all’essente>>.  (Severino, op. cit.).

E poiché l’Essere si OPPONE SOLTANTO A SÉ STESSO (e questa è un’altra APORIA, giacché l’Essere sarebbe L’IDENTICO-A-SÉ per eccellenza), allora l’Essere NON è l’Essere, perché NON SI OPPONE al Nulla in quanto quest’ultimo è soltanto una positività dell’Essere senza alcun referente ontologico che possa ONTOLOGICAMENTE OPPORSI all’Essere.

Qualsiasi parte semantica dell’Essere, dunque anche il Nulla, proprio in virtù del suo (del Nulla) essere un significato, seppur significante l’assolutamente negativo, <<è positività (e anzi è la positività stessa, lo stesso esser essente)>>.

Quindi l’Essere è INDETERMINATO cioè è non-Essere, visto che il non-Essere (o il Nulla), DIFFERENDO dall’Essere, è anch’esso Essere.

Pertanto, L’ESSERE DIFFERISCE-E-INSIEME-NON-DIFFERISCE-DAL-NULLA;

È IDENTICO A SÉ ED INSIEME NON LO È.

 

Roberto Fiaschi

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