Tenendo presente i contenuti dei post nn. 1o2 e 103, qui riporto un altro brano del filosofo introdotto nel post 102:
<<Prima di considerare le insidie della aporetica
del nulla, sarebbe opportuno tener presente dei fatti incontrovertibili:
1) il nulla-momento come assoluta nullità e insignificanza
del nulla è un significato che appare, di cui si ha contezza e di cui é
impossibile negare l'apparire;
2) Tutto ciò che appare, a qualsiasi livello, non é nulla ma é qualcosa (é ciò che é).
Tenendo presente questi due fatti incontrovertibili, veri in
quanto la loro negazione é immediatamente autonegaantesi, si può procedere con
la giusta consapevolezza nella analisi della aporia del nulla e della
risoluzione che ne ha dato Severino. In una tale analisi si può osservare che
negare l'esistenza del nulla assoluto denotato dal positivo significare del
termine nulla considerato da Severino è già l'affermazione della opposizione
(come differenza) tra Essere e Nulla, ovvero è già affermazione implicita e
immediata del fatto che l'Essere non é come il Nulla (che non é e non esiste).
É vero che all'Essere non si oppone ontologicamente un Nulla ontologico, ma ciò
non é necessario per affermare il fatto che l'Essere sia differente dal Nulla:
siccome l'Essere é includente il piano della semantica (perché non é nulla
privo di significato) che eccede il linguaggio storicamente determinato (ogni
aspetto essente della realtà significa originariamente ciò che é, a prescindere
dai segni denotanti), l'Essere, escludendo di significare il Nulla, esclude
anche di esserlo. In ogni caso 3) é nello stesso affermare che l'Essere non sia
Nulla che si afferma la differenza semantica tra di essi (in quanto che qualcosa
non sia qualcos'altro significa che non vi coincida, e il fatto che non vi
coincida significa che ne sia differente). Tenendo presente che negare che
l'Essere sia Nulla é già implicato nell'asserire che il Nulla non esista, segue
che in tale asserire sia implicato che l'Essere sia differente dal Nulla e
dunque sia implicata la affermazione implicita della opposizione tra Essere e
Nulla sostenuta da Severino (si aggiunga, per ulteriore chiarezza, che il
termine Essere, nella ontologia severiniana, sta a indicare qualsiasi essente,
tale per cui la totalità infinita di tutti gli aspetti della realtà é posta
come un insieme di infiniti esseri. Che l'Essere sia vuol dire, dunque, che
ogni essente è ciò che é, ovvero una positività essente e non nulla)>>.
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Il filosofo severiniano NON approfondisce come tale
innegabile DIFFERENZA
(o OPPOSIZIONE) tra Essere e Nulla sia proprio ciò che, sub
eodem, la DESTITUISCA,
e NON in un secondo momento bensì co-originariamente alla loro DIFFERENZA
semantica e ontologica.
Infatti, <<l'affermazione della opposizione (come differenza) tra Essere e
Nulla>> è esattamente ciò che rende il Nulla un ESSENTE e, parimenti,
è ciò che rende l’Essere INDISTINGUIBILE
dal Nulla, pur distinguendovisi.
Perché?
Come già indicato nel post n° 103, tale <<opposizione (come differenza) tra Essere e
Nulla>> implica che ANCHE il Nulla sottostìa alla legge dell’Essere
secondo la quale OGNI <<significare è positività
(e anzi è la positività
stessa, lo stesso esser
essente), appartiene
cioè all’essente>>
(Severino: Intorno al senso del nulla. Adelphi 2013, pag. 112).
Come potrebbe il Nulla DIFFERIRE dall’Essere, se tale DIFFERIRE non inerisse
allo stesso Nulla quale SUA caratteristica ontologica?
Se il Nulla non sottostesse al nomos
dell’Essere, il Nulla (o il non-Essere, l’assoluto negativo, sia in senso
ontologico che semantico)
NON DIFFERIREBBE dall’Essere.
A ciò, l’autore del brano precisa:
<<É vero che all'Essere non si oppone
ontologicamente un Nulla ontologico, ma ciò non é necessario per affermare il
fatto che l'Essere sia differente
dal Nulla: siccome l'Essere é includente il piano della semantica (perché non é nulla privo di
significato) che eccede il linguaggio storicamente determinato (ogni aspetto
essente della realtà significa originariamente ciò che é, a prescindere dai
segni denotanti), l'Essere, escludendo
di significare il Nulla, esclude anche di esserlo>>.
Senonché all'Essere si OPPORREBBE un Nulla semantico e questi deve necessariamente
indicare come proprio referente il Nulla ontologico realmente OPPONENTESI all’Essere,
altrimenti avremmo un Nulla semantico che si OPPORREBBE all’Essere non-ontologicamente!
Sì che l’Essere NON possa OPPORSI ontologicamente al Nulla.
Il filosofo severiniano farà senz’altro notare che l’Essere
sia <<già affermazione implicita e immediata del fatto che l'Essere
non é come il Nulla (che non é e non esiste)>> e che <<l'Essere,
escludendo di significare il Nulla, esclude anche di esserlo>>.
Senonché, quest’osservazione attiene innanzitutto alla
semplice DIFFERENZA tra Essere e Nulla, non essendo ancora pervenuta
all’impossibilità di mantenere tale DIFFERENZA senza al contempo rilevarne la
NEGAZIONE ossia L’INDIFFERENZIAZIONE
dei due termini.
Tornando al Nulla-solo-semantico, se questi si RISOLVE INTERAMENTE
nel <<piano della semantica>>
cioè della <<positività
stessa>> o dello <<stesso esser essente>> (Severino), allora l’Essere non si oppone
affatto a ciò che è INTERAMENTE RISOLTO NELL’Essere, è palese, poiché anche quel Nulla-solo-semantico sarà
INTERAMENTE SOLO Essere, SOLA positività!
In altre parole, ciò vuol dire il Nulla ontologico (quale
referente del Nulla semantico)
NON si OPPONE
all’Essere perché il Nulla semantico NON ha un referente ontologico, sì
che, non avendolo, il nulla semantico NON POSSA RIFERIRSI al Nulla
ontologico ma soltanto a sé stesso unicamente in quanto semantema cioè in
quanto positivo,
ESSENTE.
L’Essere, perciò, se dovesse opporsi soltanto al Nulla-solo-semantico, SI OPPORREBBE SOLTANTO A SÉ
STESSO, cioè ad un altro positivo,
visto che OGNI <<significare
è positività (e anzi è
la positività stessa,
lo stesso esser essente), appartiene cioè
all’essente>>. (Severino, op. cit.).
E poiché l’Essere si OPPONE SOLTANTO A SÉ STESSO (e questa è un’altra
APORIA, giacché l’Essere sarebbe L’IDENTICO-A-SÉ per eccellenza), allora
l’Essere NON
è l’Essere, perché NON
SI OPPONE al
Nulla in quanto quest’ultimo è soltanto una positività dell’Essere senza alcun referente
ontologico che possa ONTOLOGICAMENTE OPPORSI all’Essere.
Qualsiasi parte semantica dell’Essere, dunque anche il Nulla, proprio in
virtù del suo (del Nulla) essere un significato, seppur significante l’assolutamente negativo,
<<è positività
(e anzi è la positività
stessa, lo stesso esser
essente)>>.
Quindi l’Essere è INDETERMINATO cioè è non-Essere, visto che il
non-Essere (o il Nulla), DIFFERENDO
dall’Essere, è anch’esso Essere.
Pertanto, L’ESSERE DIFFERISCE-E-INSIEME-NON-DIFFERISCE-DAL-NULLA;
È IDENTICO A SÉ ED INSIEME NON LO È.
Roberto Fiaschi
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