martedì 9 luglio 2024

110)- IMPOSSIBILITÀ DELL’APPARIRE INFINITO E/O DELLA CONTRADDIZIONE C

 

Secondo il filosofo Emanuele Severino, l’apparire infinito è ciò che TOGLIE da sempre (ha da sempre TOLTO) la peraltro ineliminabile (nel finito) contraddizione C cioè la parzialità/astrattezza dell’ente-x _ e di qualsiasi altro ente _ che appare qui, nell’apparire finito, perché esso (l’ente) è privo delle (non appaiono le) sue costanti (tutti gli altri enti) che fanno di x quell’ente-x che appunto esso è nell’apparire finito, giacché l’infinito è la com-presenza esaustiva e simultanea dell’apparire della totalità infinita e concreta di tutti gli essenti.

Stante ciò, vi è allora da domandarsi COME l’indiveniente apparire infinto ‘veda’ ( = esperisca, sia cosciente de) il diveniente ente-x libero (risolto) dalla contraddizione C.

Varie alternative.

1)- Lo ‘vede’ esattamente COME lo vediamo noi, nel finito, cioè parzialmente/astrattamente;

in tal caso la contraddizione C dell’ente-x, nell’infinito NON È AFFATTO TOLTA, appunto perché, nell’infinito, x apparirebbe COME lo vede il finito ossia in modo parziale/astratto in forza della contraddizione C, quindi SENZA le sue (di x) costanti che invece non possono apparire nel finito in modo definitivo ed esaustivo ma procrastinate diacronicamente all’infinito. Per cui x, nell’infinito, non differirebbe affatto da x nel finito, quindi x rimarrebbe eternamente astratto (SENZA la totale presenza delle sue necessarie costanti ipo ed iper-sintattiche) ANCHE nell’apparire infinito.

2)- L’infinito ‘vede’ x esattamente COME lo vediamo noi nel finito ED ALTRESÌ lo vede LIBERO dalla contraddizione C, ossia lo ‘vede’ insieme alla totalità delle sue costanti, l’apparire simultaneo delle quali, perciò, TOGLIEREBBERO (avrebbero da sempre tolto) la contraddizione C di x nell’infinito.

Ma, se fosse così, nell’apparire infinito avremmo DUE enti-x reciprocamente DIFFERENTI e solo UNO dei quali apparirebbe nella sua concretezza _ cioè l’ente-x ‘visto’ nell’apparire infinito insieme alla simultaneità di tutte le sue (di x) infinite costanti; ciò, in forza del fatto che, secondo Severino, un ente NON POSSA MAI DIVENTARE (TRASFORMARSI in) un altro.

Mentre, invece, il primo x, identicamente al caso (1), rimarrebbe eternamente astratto ANCHE nell’apparire infinito; ma ciò, allora, si deve dire di TUTTI gli enti che appaiono nel finito!

Cosicché, in realtà, non solo di NESSUN ente, nel finito, accada MAI il toglimento progressivo della propria parzialità/astrattezza, ma nel finito NON VI PUÒ ESSER ALCUNA contraddizione C (grazie al progressivo toglimento della quale la concretezza degli enti che appaiono andrebbe vieppiù concretandosi), proprio perché tutti gli enti, nell’apparire infinito, verrebbero ‘visti’ esattamente COME il nostro ente-x cioè COME li vediamo qui nel finito, cioè astrattamente come al punto (1).  

3)- L’infinito ‘vede’ x SOLTANTO nella sua concretezza cioè da sempre libero dalla contraddizione C.

Ma, in tal caso, che ne è, nell’apparire infinito, dell’ente-x astrattamente inteso ovvero afflitto qui, nel finito, dalla contraddizione C?

L’unica soluzione per questi tre casi consiste nell’introdurre il DIVENIRE inteso come TRASFORMAZIONE da astratto a concreto

Infatti, la severiniana INDIVENIENZA dell’ente, rende IMPOSSIBILE:

(a)- o l’indiveniente apparire infinito,

oppure rende IMPOSSIBILE

(b)- la contraddizione C.

 

Roberto Fiaschi

-------------------------

Nessun commento:

Posta un commento