giovedì 18 luglio 2024

114)- UNA REPLICA A L’«APPARIRE INFINITO E CONTRADDIZIONE C»

Premetto che la critica da me qui rivolta ad Angelo Santini, era già stata formulata 3 anni fa da Luigi Pavone al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=Z8RSWGejDko&lc=UgzaiQqpBuDvOh2Evo94AaABAg

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Riporto un brano del filosofo severiniano Angelo Santini (desootSprnl6m6:49leg4hg00 8ci t0g54r9223mlha1I516i3a1h4e9imi), dove cerca di spiegare perché la contraddittorietà del rapporto tra <<la contraddizione C come inoltrepassata>> e la <<contraddizione C come oltrepassata>>, sarebbe per lui un’<<apparente contraddizione>>.

Vediamo.

Egli ha scritto:

<<APPARIRE INFINITO E CONTRADDIZIONE C

Secondo una certa obiezione alla filosofia severiniana, la contraddizione C come inoltrepassata sarebbe incompatibile con la contraddizione C come oltrepassata: nell'apparire infinito sarebbe di fatto presente sia il contenuto della contraddizione C in quanto isolato e inoltrepassato, che in quanto oltrepassato originariamente. L'apparente contraddizione qui richiamata si risolve considerando la costituzione concreta del contenuto della contraddizione C e del suo rapporto concreto con l'apparire infinito. Per semplificare la spiegazione, si rappresenti il contenuto della contraddizione C in quanto isolato come un cerchio e il contenuto della contraddizione C come oltrepassata come un insieme infinito di cerchi concentrici più ampi che avvolgono in origine il primo cerchio. Il contenuto concreto della contraddizione C è tutto l'insieme infinito dei cerchi concentrici più ampi. Il primo cerchio della contraddizione C non è separato da tutti gli altri infiniti cerchi concentrici che lo avvolgono e in cui risiede il suo oltrepassamento. L'errore del tipo di obiezione considerata consiste nel concepire astrattamente il rapporto tra il contenuto della contraddizione C nel suo primo cerchio (in cui è isolato, considerato in se stesso in quanto momento astratto del suo contenuto infinito) e gli infiniti altri cerchi che lo avvolgono e che sono una sua estensione: l'errore consiste nel presupporre che l'oltrepassamento originario della contraddizione C debba aversi all'interno del primo cerchio del suo contenuto isolato e che non sia, invece, già dato al suo esterno, negli altri infiniti cerchi concentrici (che sono gli altri infiniti strati che lo compongono e che costituiscono l'oltrepassamento originario della contraddizione C stessa)>>.

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Purtroppo <<L'apparente contraddizione>> si rivela essere, invece, contraddizione non-apparente, inaggirabile, e la sua diagnosi nonché la sua presunta soluzione NON colgono nel segno, anzi, non fanno altro che RIPETERE e PERPETUARE i termini della contraddizione stessa.

Stiamo considerando la situazione dal punto di vista dell’apparire INFINITO, ove qualsiasi ente, secondo Severino, appare da sempre e per sempre nella sua CONCRETEZZA quindi libero dalla contraddizione C.

Ed è proprio QUI che si annida la contraddizione (non C) in oggetto, NELL’APPARIRE INFINITO il quale, rispetto all’apparire finito, costituisce quell’<<esterno>> quale <<oltrepassamento originario della contraddizione C stessa>>, essendo esso il ‘luogo’ ove la parte (un qualsiasi ente, tutti gli enti) è <<dimorante nel tutto avvolgente>> (E. Severino; “Poscritto” in “Essenza del nichilismo”).

Ebbene, NELL’apparire infinito, OLTRE alla suddetta CONCRETEZZA, DEVE esser presente, cioè DEVE apparirvi ANCHE l’ente <<in quanto isolato e inoltrepassato>>, altrimenti l’apparire infinito MANCHEREBBE dell’ente <<in quanto isolato e inoltrepassato>> e così il primo NON sarebbe l’apparire INFINITO, bensì PARTE esso stesso.

In esso, cioè, DEVE apparirvi la differenza tra l’astratto ed il concreto, ossia la DIFFERENZA tra l’ente <<in quanto isolato e inoltrepassato>> e l’ente, lo stesso ente, in quanto il suo oltrepassamento sia da sempre <<già dato al suo esterno>>, essendo tale <<esterno>>, come detto, l’apparire infinito (che non ha alcun esterno).

Entrambi gli anzidetti aspetti di tale differenza devono essere ETERNI, i quanto sono ambedue ESSENTI, ed ETERNA LA STESSA LORO DIFFERENZA.

Ora, tutto ciò dà luogo NON ad UNA bensì a VARIE CONTRADDIZIONI, che vado ad enumerare:

1)- poiché l’ente, nell’apparire finito vi appare come <<isolato e inoltrepassato>> cioè come <<NON dimorante nel tutto avvolgente>>, QUESTO stesso ente <<in quanto isolato e inoltrepassato>> DEVE apparire anche nell’apparire infinito, restando esattamente qual esso è nel finito, cioè, ripetiamolo, in quanto <<non dimorante nel tutto avvolgente>>, sì che esso stia (appaia) <<nel tutto avvolgente>> come <<non dimorante nel tutto avvolgente>>, appunto perché ANCHE l’ente <<isolato e inoltrepassato>> DEVE apparire <<nel tutto avvolgente>> tale e quale esso è nell’apparire finito, cioè come <<NON dimorante nel tutto avvolgente>>, pur essendovi da sempre dimorante.

2)- Nel <<tutto avvolgente>> ( = nell’apparire infinito), il medesimo ente che appare nell’apparire finito cioè <<NON dimorante nel tutto avvolgente>>, appare come un BINARIO PARALLELO allo stesso ente visto come <<dimorante nel tutto avvolgente>>. Sì che astratto e concreto, o ente <<NON dimorante nel tutto avvolgente>> ed ente <<dimorante nel tutto avvolgente>> si manifestino, nell’apparire infinito, a guisa di DUE BINARI che NON SI INCONTRANO MAI, pur riferendosi al medesimo ente.

3)- Sì che risulti VANO parlar, nell’apparire finito, di contraddizione C e del suo progressivo (ma mai compiuto) toglimento, poiché nell’apparire infinito tale astrattezza MAI VIENE TOLTA, proprio perché essa, sempre nell’infinito, è conservata pari pari in nome del DOGMA severiniano della NON-TRASFORMABILITÀ ( = eternità) degli essenti, identicamente nel modo in cui appare nel finito…

4)- Il ricorso all’astratto COME NEGATO (nell’apparire infinito) temo non risolva nulla, perché è palese che questi necessiti altresì della sua AFFERMAZIONE.

 

Roberto Fiaschi

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