Scrive Severino:
(1)- <<La terra isolata [ = l’errore]
può apparire solo in quanto appare il destino della verità. [...] Il
destino della verità è L’INCONSCIO DELL’INCONSCIO della terra isolata [ =
dell’io individuale]. Ma questo più profondo inconscio AFFIORA NELLA COSCIENZA
CHE LA TERRA ISOLATA [ = l’individuo] HA DI SÉ: affiora, appunto, nel
molteplice che è costituito dai significati che sono identici nella terra
isolata e nel destino della verità. Questo molteplice, nella terra isolata, è
l’insieme dei frammenti della struttura del destino della verità. Tale
struttura è invece la struttura di tali frammenti, che, in quanto
originariamente ed eternamente strutturati non sono frammenti, ma
determinazioni distinte che necessariamente sono unite in ciò la cui negazione
è autonegazione. Il destino e la terra isolata [ = l’individuo] cantano,
con le stesse note, gli OPPOSTI canti della verità e dell’errore. Nel canto
dell’errore AFFIORA quindi, ma ROVESCIATO, il canto della verità>>. (Oltrepassare.
Pag. 374. Maiuscoli e parentesi quadre miei: RF).
Qui sembrerebbe che nella coscienza dell’individuo/errore,
che contenderebbe alla verità ( = l’io del destino) la scena dell’apparire,
possa affiorare <<il canto della verità>>, quindi parrebbe che egli possa SENTIRLO, seppur in modo
<<ROVESCIATO>>.
Senonché _ ED ECCO LA FRATTURA INSANABILE tra ciò
che precede e quanto segue _, dice ancora Severino:
(2)- l’io dell’individuo <<proprio
perché è fede, è destinato a NON SENTIRE
la verità [ = <<il canto della verità>>]: in quanto ASCOLTATA da “me”, cioè dalla
fede in cui “io” come individuo mortale consisto, la verità [ = <<il
canto della verità>>]
non può essere
verità, e io sono
destinato ad essere soltanto il desiderio, ‘in indefinitum’, della verità, cioè
alla lettera filo-sofo>>.
(La struttura originaria, pag. 89.
Maiuscoli e parentesi quadre miei: RF).
Per cui in (1), all’io individuale è possibile SENTIRE (è possibile che AFFIORI) <<il canto della verità>>;
in (2) NO, essendo infatti <<destinato
a NON SENTIRE la verità>>
giacché essa, sebbene affiori in me, <<in quanto ASCOLTATA da “me”, […]
non può essere
verità>>!
A meno che in (1), ove Severino afferma che
<<il canto della verità>> appaia in modo <<ROVESCIATO>>,
egli intenda dire quanto ha precisato in (2), cioè che <<ROVESCIATO>>
equivalga a: <<destinato a NON SENTIRE la verità [ = <<il canto della verità>>]:
in quanto ASCOLTATA da “me”>>.
Se così, allora la suddetta FRATTURA peggiorerebbe,
perché si tradurrebbe nella COMPLETA NEGAZIONE che <<Nel
canto dell’errore>> cioè nell’individuo, vi possa esser coscienza del <<canto
della verità>>, perché <<Tale coscienza appartiene SOLO all’Io del destino>>
(Nicoletta Cusano: Emanuele Severino. Oltre il nichilismo, Morcelliana
2011, pag. 434. Maiuscolo mio: RF).
Coscienza dell’Io del
destino che, quand’anche affiorasse, l’individuo NON ne potrebbe comunque <<essere
cosciente>>…
Roberto Fiaschi
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