venerdì 10 gennaio 2025

144)- IL CREDENTE SI AUTO-IMPONE (ED IMPONE AGLI ALTRI) LA FEDE?

<<Il principio – oggi così ripetuto – che chi crede di possedere la verità è inevitabile che voglia imporla anche agli altri trova ampie giustificazioni nelle pagine di Feuerbach. Ma non si deve dimenticare che la verità è violenza quando, appunto, si crede di possederla: si crede di possederla e non la si possiede. MA LA VERITÀ È VERITÀ SOLO IN QUANTO NON È QUALCOSA DI IMPOSTO ALLA COSCIENZA. Prima ancora di essere violento con gli altri, imponendo loro la sua verità, il credente di qualsiasi tipo è violento con sé stesso: credendo nella verità della propria fede, impone alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e voluto come vero, non può essere verità>>.

(Emanuele Severino: “Pensieri sul cristianesimo”, BUR saggi, 2020. Il maiuscolo non è mio: RF).

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Il filosofo Emanuele Severino, nella sua pluridecennale ossessione contro la fede, arriva al punto di STRAVOLGERE il significato dei termini pur di far quadrare i suoi conti teoretico-filosofici (per non parlar dell’ACRITICA ACQUIESCENZA con la quale troppi suoi seguaci riportano sempre, senza batter ciglio, ogni brano del filosofo bresciano presentandolo come fosse una Verità indiscutibile).

Vediamo, infatti, come Severino parli del credente come di colui che <<impone alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e voluto come vero, non può essere verità>>.

Tutto a posto?

Direi di NO.

Scrive Severino: <<imposto, cioè voluto>>; il che suggerisce che per lui tali termini siano equivalenti ed interscambiabili.

Sbagliando: vi è IMPOSIZIONE laddove ciò che viene IMPOSTO sia tale poiché CONTRO la propria volontà.

E che <<imposto>> e <<voluto>> NON siano affatto sinonimi, lo si comprende meglio se la suddetta proposizione la trasformiamo così:

vi è IMPOSIZIONE laddove ciò che viene voluto sia tale poiché CONTRO la propria volontà.

In questo caso è chiara la contraddittorietà della frase, perché il voluto può soltanto essere in ACCORDO con la propria volontà, non CONTRO, come accade all’IMPOSIZIONE.

Un’ammenda mi viene IMPOSTA pur non avendola voluta, e anzi, proprio per questo, essa è un’IMPOSIZIONE alla quale non posso sottrarmi.

Se per una qualche mia bizzarrìa volessi un’ammenda, allora non la vivrei come un’IMPOSIZIONE bensì come risultato ottenuto in quanto voluto.

Per questo essa mi è IMPOSTA CONTRO la mia volontà (e tanto più la vivo come una violenta IMPOSIZIONE quanto più ritengo di non aver commesso l’infrazione contestatami e quanto più mi mostro risoluto nel non voler infrangere le norme né, perciò, volere ammende).

Dunque, il buon Severino può disinvoltamente scrivere che il credente <<impone alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e voluto come vero, non può essere verità>>, sol perché TRAVISA il significato di IMPOSIZIONE (o di volontà).

Infatti, il credente NON si AUTO-IMPONE la fede CONTRO la propria volontà.

Tutto al contrario: egli si sente CONQUISTATO da essa, quindi le fa spazio, l’accoglie, la vive, accorda la sua volontà con essa, NON se la sente IMPOSTA ab extra.

Se voglio la fede, non me la posso IMPORRE, giacché IMPORRE non equivale a volere, quindi, se me la IMPONESSI, lo farei CONTRO la mia volontà e ciò vorrebbe dire che mi IMPORREI qualcosa che NON voglio, appunto perché l’essenza di ogni IMPOSIZIONE consiste nell’esser qualcosa di NON voluto, qualcosa di CONTRARIO alla mia volontà.

Quindi NON È VERO che <<il credente di qualsiasi tipo [sia] violento con sé stesso: credendo nella verità della propria fede, impone alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e voluto come vero, non può essere verità>>,

giacché egli non si AUTO-IMPONE alcunché, tutto al contrario: accoglie volontariamente la fede che gli si (PRO)PONE (NON: che gli si IMPONE), senza perciò infliggersi alcuna VIOLENZA, giacché questa avrebbe luogo CONTRO la sua volontà; né il credente la infligge agli altri, perché così come egli non si AUTO-IMPONE nulla, altrettanto non IMPORRÀ, ma PROPORRÀ

Per cui la tesi di Severino è davvero puerile, un puro stereotipo…

  

Roberto Fiaschi

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