<<Il principio – oggi così ripetuto – che chi crede
di possedere la verità è inevitabile che voglia imporla anche
agli altri trova ampie giustificazioni nelle pagine di Feuerbach. Ma non si
deve dimenticare che la verità è violenza quando, appunto, si crede di
possederla: si crede di possederla e non la si possiede. MA LA VERITÀ È VERITÀ
SOLO IN QUANTO NON È QUALCOSA DI IMPOSTO ALLA COSCIENZA. Prima ancora di essere
violento con gli altri, imponendo loro la sua verità, il credente di qualsiasi
tipo è violento con sé stesso: credendo nella verità della propria fede, impone
alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e
voluto come vero, non può essere verità>>.
(Emanuele Severino: “Pensieri sul cristianesimo”, BUR saggi, 2020. Il
maiuscolo non è mio: RF).
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Il filosofo Emanuele Severino, nella sua pluridecennale ossessione contro la
fede, arriva al punto di STRAVOLGERE il significato dei termini pur di far
quadrare i suoi conti teoretico-filosofici (per non parlar dell’ACRITICA
ACQUIESCENZA con la quale troppi suoi seguaci riportano sempre, senza batter
ciglio, ogni brano del filosofo bresciano presentandolo come fosse una Verità
indiscutibile).
Vediamo, infatti, come Severino parli del credente come di
colui che <<impone
alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e voluto come vero, non può essere verità>>.
Tutto a posto?
Direi di NO.
Scrive Severino: <<imposto, cioè voluto>>; il che suggerisce che per lui
tali termini siano equivalenti ed interscambiabili.
Sbagliando: vi è IMPOSIZIONE laddove ciò che viene IMPOSTO sia tale poiché CONTRO la propria volontà.
E che <<imposto>> e <<voluto>> NON siano affatto sinonimi, lo si
comprende meglio se la suddetta proposizione la trasformiamo così:
vi è IMPOSIZIONE
laddove ciò che viene voluto
sia tale poiché CONTRO
la propria volontà.
In questo caso è chiara la contraddittorietà della frase, perché
il voluto può
soltanto essere in ACCORDO con la propria volontà, non CONTRO, come accade all’IMPOSIZIONE.
Un’ammenda mi viene IMPOSTA pur non avendola voluta, e anzi, proprio
per questo, essa è un’IMPOSIZIONE
alla quale non posso sottrarmi.
Se per una qualche mia bizzarrìa volessi un’ammenda, allora non la vivrei
come un’IMPOSIZIONE bensì
come risultato ottenuto in quanto voluto.
Per questo essa mi è IMPOSTA CONTRO la mia volontà (e tanto più la vivo come una violenta
IMPOSIZIONE
quanto più ritengo di non aver commesso l’infrazione contestatami e quanto più
mi mostro risoluto nel non voler
infrangere le norme né, perciò, volere ammende).
Dunque, il buon Severino può disinvoltamente scrivere che il
credente <<impone
alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e voluto come vero, non può essere verità>>, sol perché
TRAVISA il significato di IMPOSIZIONE
(o di volontà).
Infatti, il credente NON si AUTO-IMPONE la fede CONTRO la propria volontà.
Tutto al contrario: egli si sente CONQUISTATO da essa, quindi
le fa spazio, l’accoglie, la vive, accorda la sua volontà con essa, NON se la sente IMPOSTA ab extra.
Se voglio
la fede, non me la posso IMPORRE,
giacché IMPORRE non
equivale a volere,
quindi, se me la IMPONESSI,
lo farei CONTRO
la mia volontà e
ciò vorrebbe dire che mi IMPORREI
qualcosa che NON voglio,
appunto perché l’essenza di ogni IMPOSIZIONE consiste nell’esser qualcosa di NON voluto, qualcosa di CONTRARIO alla mia volontà.
Quindi NON È VERO che <<il credente di
qualsiasi tipo [sia] violento con sé stesso: credendo nella verità della
propria fede, impone
alla propria coscienza qualcosa che, appunto perché imposto, cioè voluto e voluto come vero, non può essere verità>>,
giacché egli non si AUTO-IMPONE alcunché, tutto al contrario: accoglie volontariamente la fede
che gli si (PRO)PONE (NON:
che gli si IMPONE),
senza perciò infliggersi alcuna VIOLENZA, giacché questa avrebbe luogo CONTRO la sua volontà; né il credente
la infligge agli altri, perché così come egli non si AUTO-IMPONE nulla, altrettanto
non IMPORRÀ, ma PROPORRÀ…
Per cui la tesi di Severino è davvero puerile, un puro
stereotipo…
Roberto Fiaschi
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