martedì 25 febbraio 2025

158)- L’APORIA DEL PENSIERO ASSOLUTIZZATO

 

Pretender di conseguire il ‘VERO-SENZA-CONTRADDIZIONI’ mediante l’esclusiva speculazione filosofica, significa, presto o tardi (in genere molto presto), ritrovarsi nel vicolo cieco dell’APORIA.

Ad esempio, riporto questo passaggio di Marco Cavaioni (rSseotopdnsgi83c1a9g4Achistt86f02u7lmcgd78o33m3tie40ia055i5a): 

<<Chi distingue pensiero e pensato, proprio perché li distingue li riduce a pensati (pretende di averli pensati) entrambi, cosicché distingue soltanto due pensati. Chi, di contro, identifica pensiero e pensato, di nuovo per poterli identificare li ha supposti distinti, col che ricade nell'aporia precedente. Ne segue che pensiero e pensato non sono distinti ossia altri tra loro, ma nemmeno identici (panico tra chi vorrebbe fare del principio di non contraddizione la "legge del pensiero")>>.

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Col brano su riportato, Marco Cavaioni intende giustamente mettere in scacco (o mostrare il limite de) il principio di non contraddizione (PdNC), prendendo come luogo privilegiato l’impossibilità (a suo avviso) di DISTINGUERE <<pensiero e pensato>> perché, chi <<li distingue li riduce a pensati entrambi, cosicché distingue soltanto due pensati>>.

Tuttavia, qui, la sua INTENZIONE pare NON realizzarsi, sia perché innalza il PENSIERO al rango di Assoluto-non-entificabile, sia perché, soprattutto, egli continua ad avvalersi della NEGAZIONE ESCLUDENTE ossia di quello stesso PdNC che invece vorrebbe infrangere (o limitare all’ambito linguistico e degli enti).

Vediamo come sia lo stesso Marco Cavaioni, all’inizio del suo post, ad AVALLARE (suo malgrado?) la loro DISTINZIONE.

In che modo?

Egli parla di <<pensiero e pensato>>, cioè utilizza due termini sicuramente NON-sinonimici, giacché il primo è l’ASSOLUTO mentre il secondo, in quanto (è) pensato, DIPENDE dal primo; un po’ come la DISTINZIONE tra Creatore e creatura.

Dunque mi pare evidente come l’assolutizzazione del PENSIERO (operata dalla Scuola del filosofo Giovanni Romano Bacchin della quale Marco Cavaioni è un esponente di spicco), abbia già IN SÉ la DISTINZIONE tra i due termini, che poi trattasi di DISTINZIONE ontologica, ossia _ rispettivamente _ tra l’ESSERE e l’ENTE/INESSENTE.

Ora, ESCLUDERE che il PENSIERO possa essere (un) pensato, come fa Marco Cavaioni, ri-conferma la loro reale DISTINZIONE, aprendoci peraltro alla comprensione del primo, giacché se il PENSIERO non potesse esser anche (un) pensato, NON capiremmo affatto a che cosa staremmo riferendoci parlando appunto di PENSIERO.

Se egli, al fine di NON ridurre il PENSIERO a pensato (cioè a ente), NEGA la loro DISTINZIONE, ebbene, si trova a ridurre nuovamente il PENSIERO a pensato, poiché se il pensato, in quanto ente, NON si DISTINGUE dal PENSIERO, allora anche quest’ultimo sarà un ente, in quanto, ripeto, NON si DISTINGUE dal pensato/dall’ente.

E già in tutto ciò vediamo all’opera quel PdNC che Marco Cavaioni NEGA possa valere come <<"legge del pensiero">>.

Eppure, egli osserva che <<pensiero e pensato non sono distinti ossia altri tra loro, ma nemmeno identici (panico tra chi vorrebbe fare del principio di non contraddizione la "legge del pensiero")>>.

Però si è visto come PENSIERO e pensato NON possano NON essere DISTINTI o <<altri tra loro>>; ribadiamolo:

se non lo fossero, allora lo stesso PENSIERO sarebbe (un) pensato/un ente, in quanto NON DISTINGUENTESI dai pensati/enti.

D’altronde, la loro effettiva DISTINZIONE è il fondamento sulla base del quale Marco Cavaioni NEGA che il PENSIERO possa essere (un) pensato perché, per negare che possa esserlo, il PENSIERO deve DISTINGUERSI dall’essere (un) pensato.

Pertanto, aporia delle aporie:

1)- AUT si ESCLUDE che il PENSIERO possa essere (un) pensato;

e allora ciò ri-conferma la loro reale DISTINZIONE, facendo così del PENSIERO un pensato.

2)- AUT si NEGA la loro reale DISTINZIONE;

e allora ci si ritrova a ridurre nuovamente il PENSIERO a pensato.

In ENTRAMBI i casi il PENSIERO si riduce a (un) pensato, con buona pace della sua (del PENSIERO) assolutezza ed impensabilità…

 

Roberto Fiaschi

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