Proseguimento del post n° 156. Qui si tratta, però, della questione circa la
REALE esistenza dell’io-empirico (io, tu, egli, loro, noi…).
Per la tesi severiniana (che la nega) esposta da Egon Key, l’esistenza dell’io-empirico è
soltanto un mero PRESUPPOSTO infondato, una FEDE cioè un ERRORE/positivo significare
del NULLA, <<una persuasione della terra isolata>>.
Dunque,
ha scritto Egon Key:
<<Quanto poi alla questione che sarebbe
contraddittorio affermare che il vero "io" è l'Io del destino,
giacché "chi" afferma ciò è esso stesso errore (ossia individuo), si risponde che non c'è un
"qualcuno", inteso come soggetto agente: tutto ciò che accade, accade
infatti per la "volontà" del destino; d'altra parte, il
"qualcuno" (inteso come un soggetto che si contrappone a un oggetto)
è, si è detto, un contenuto del cerchio dell'apparire (e una persuasione della
terra isolata)>>.
Come si può constatare, è (APPARE che sia) lo stesso Egon Key ad aver risposto:
<<si
risponde che non
c'è un "qualcuno", inteso come soggetto agente>>.
Come minimo, si dovrà riconoscere come NEPPURE Egon Key riesca ad uscire (o ad astrarsi) dall’esser
ciò che egli ritiene essere un presupposto/fede/positivo significare del nulla,
giacché ANCHE LUI si sta comportando come uno tra i tanti io-empirici invitato
a fornire giustamente la PROPRIA risposta.
Sarebbe perciò superfluo domandargli:
CHI è che risponde che <<non
c'è un "qualcuno", inteso come soggetto agente>>?,
giacché riceveremmo DA LUI un’altra risposta circa la
quale dovremmo nuovamente chiedergli:
CHI è che risponde in tal modo?
In alternativa al nostro presupposto di partenza, dovremmo
supporre che Egon Key stia rispondendo sottintendendo al contempo di NON esser LUI a rispondere?
O dovremmo forse ritenere che NESSUNO, qui, NEPPURE Egon Key abbia mai risposto ad alcunché?
A meno che non ci piacciano queste acrobazie ‘filosofiche’, difficile
negare di trovarci dinanzi alla risposta DELL’io-empirico-Egon Key, sembra
persin banale osservarlo…
L’esistenza dell’io-empirico è un presupposto che NESSUNA
dimostrazione della sua inesistenza riuscirà mai a scalfire, giacché esso è il
pre-requisito ineludibile che sta alla base di ogni dimostrazione, in quanto essa
richiederebbe la presenza di un DIMOSTRANTE, cioè, nuovamente, la presenza di
quell’io-empirico senza il quale NON si potrebbe elaborare alcuna
dimostrazione.
Inoltre, che senso avrebbe precisare che <<non c'è
un "qualcuno", inteso come soggetto agente>>, SE questo
<<"qualcuno",
inteso come soggetto
agente>> NON APPARISSE, NON FOSSE GIÀ NOTO?
Che senso avrebbe negare la differenza tra il bianco ed il
nero, SE tale DIFFERENZA NON APPARISSE GIÀ?
Quindi è contraddittorio negare il <<"qualcuno">>,
poiché esso APPARE come ciò che, secondo l’io-empirico Egon Key, va negato!
Quindi
si innesca una sorta di élenchos attraverso la negazione che vi
sia <<un "qualcuno">> che pensa/scrive ciò,
appunto perché APPARE che la sua negazione sia pur sempre la negazione
effettuata DA
<<"qualcuno">>,
cioè dall’io-empirico Egon Key che
nega che vi sia un <<"qualcuno">> quale autore del
negare; quindi egli nega sé stesso, sì che Egon Key NON abbia negato niente.
Non
è così? No?
Bene,
ma allora occorrerà DIMOSTRARE DA PARTE DI NESSUN <<soggetto agente>> che NON vi sia alcun <<soggetto agente>>…
In
attesa…
Roberto
Fiaschi
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