Nel presente post, riporto soltanto una parte del video di Marco CANZIANI
intitolato: “L'ontologia del de-stino e il
principio idealista” (https://www.youtube.com/watch?v=K_nx7eLJIZ8), perché vorrei
soffermarmi laddove egli parla del <<principio di identità-differenza>> (che
informa esplicitamente la filosofia di Emanuele Severino alla quale Marco CANZIANI fa riferimento), tralasciando perciò il
suo discorso sul <<principio idealista>>.
Questi
i passaggi salienti:
<<[…]
l’esser sé dell’essente e il suo opporsi al proprio altro appare,
innegabilmente appare. Che l’essere non sia non-essere e che l’essere sia sé stesso,
è assolutamente innegabile, proprio perché appare in modo innegabile. La sua
innegabilità è determinata dal suo apparire. L’esser sé dell’essente in quanto
essente, ed il suo differire dal proprio altro, mostrano la loro
incontrovertibilità perché innegabilmente appaiono. Il principio di
identità-differenza è l’incontrovertibile, perché il suo esistere, la sua
solidità, la sua fermezza, la sua verità, si manifestano. L’ontologia del
destino si fonda sul principio di identità-differenza nel suo essere l’assolutamente
innegabile e nel suo essere l’assolutamente stante nel suo manifestarsi, anche
perché, se non apparisse, non potrebbe essere l’assolutamente innegabile,
l’assolutamente stante>>. […] <<La struttura
originaria dell’essere non è solo l’esser sé dell’essente ed il suo non essere
altro da sé, ma è l’apparire dell’esser sé dell’essente in quanto tale, ed il
suo non essere quell’infinitamente altro da sé che è il nulla, che non esiste>>.
[…] <<Se l’essente non apparisse, sarebbe sé stesso e al contempo
non sarebbe sé stesso, poiché sarebbe e allo stesso tempo non sarebbe né
identico a sé, né differente dal proprio altro, perché la differenza è tale
solo se appare, e il differire appare solo se appare l’identità dell’essente
con sé stesso. Nulla può apparire senza essere cioè esistere, e nulla può
essere cioè esistere, senza esser sé stesso e differire dal proprio altro. Ogni
essente che appare, appare nel suo essere identico a sé, ossia nel suo esser sé
e differente dal proprio altro>>.
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1)- Vengo subito al punto:
la DIFFERENZA
tra l’esser sé (cioè l’IDENTITÀ)
dell’essente e il nulla <<è tale solo se appare, e il differire appare solo se
appare l’identità
dell’essente con sé stesso>>, giacché _ prosegue Marco CANZIANI _, <<nulla può essere cioè esistere, senza esser sé stesso e differire dal proprio
altro>>.
Ciò impone che l’<<esser sé stesso e [il] differire dal proprio altro>>
vadano di pari passo, ossia che dove vi sia l’uno (l’<<esser sé stesso>>
o l’IDENTITÀ)
DEBBA esservi innegabilmente anche l’altro (cioè il <<differire dal proprio
altro>>) come le due facce della medesima medaglia.
Ora, SICCOME
<<il differire appare solo se appare l’identità dell’essente con sé stesso>>, in
quanto <<Nulla può apparire senza essere cioè esistere,
e
nulla può essere cioè esistere, senza esser sé stesso e differire dal proprio
altro>>,
cosicché <<Ogni essente che appare, appare nel suo essere identico a sé,
ossia nel suo esser sé e differente dal proprio altro>>,
ALLORA
il nulla, che, come rileva Marco CANZIANI, <<non esiste>>, deve NON-DIFFERIRE dal proprio altro cioè dell’essere,
proprio perché egli ha chiaramente affermato che <<nulla può essere
cioè esistere, senza esser sé stesso e differire dal proprio altro>>.
Infatti, se il nulla esistesse, sarebbe IDENTICO a sé e quindi DIFFERIREBBE dal
proprio altro.
Ma ecco che, invece, il nulla, non essendo, non può NÉ
esser IDENTICO a
sé NÉ, perciò, DIFFERIRE
dal proprio altro, visto che, come già detto, IDENTITÀ-e-DIFFERENZA procedono sempre INSIEME, come due
facce della stessa medaglia.
Dunque, il nulla NON può DIFFERIRE dall’essere.
Quindi, neppure l’essere DIFFERISCE dal nulla, sì che in
tal modo esso NON sia neppure essere, visto che per Severino l’essere
è tale se e soltanto se NEGA di esser (IDENTICO al) nulla, e se e soltanto se DIFFERISCE dal nulla.
Pertanto, l’ontologia del de-stino STA ed insieme NON STA.
***
2)- Tuttavia, riconosciamo, con Severino, che il nulla DIFFERISCA dall’essere
(e viceversa).
Poiché DIFFERISCE,
inevitabilmente il nulla sarà anche IDENTICO a sé.
Ma, se il nulla DIFFERISCE dall’essere poiché è IDENTICO a sé cioè È, appunto, il nulla,
allora il nulla è un ENTE.
Infatti, se _ come dice Marco CANZIANI _ <<nulla può essere cioè esistere, senza esser sé
stesso e differire dal proprio altro>>, è chiaro che se il nulla
è IDENTICO a sé
stesso e DIFFERISCE
dal proprio altro, allora il nulla ESISTE.
Perciò il nulla sottostà alla legge dell’IDENTITÀ-DIFFERENZA valevole
per qualsiasi ENTE, proprio perché esso DIFFERISCE dall’essere.
Se il nulla è un ENTE, allora il nulla NON è
<<quell’infinitamente altro>> dall’essere che pur
dice di essere, per cui NEPPURE l’essere sarà quell’infinitamente DIFFERENTE dal nulla
che pur dice di essere, sì che essere e nulla, DISTINGUENDOSI, NON
si DISTINGUANO
affatto.
Anche qui, l’ontologia del de-stino STA ed insieme NON STA.
(Peccato che Marco CANZIANI abbia DISATTIVATO i commenti sotto al suo video…)
Roberto Fiaschi
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