martedì 6 maggio 2025

175)- GESÙ «GIOCÒ A NASCONDINO CON LE GUARDIE DEL TEMPIO»?

Ebbene sì, c’è anche chi arriva a scrivere questo…

Presento un ulteriore tentativo di puerile e grottesca critica al Cristianesimo (in questo caso al Vangelo di Giovanni) da parte di Lillo Paris Bobigny: odptorenSs77a4c0gi61ufc0l45 2013u9u1hi1524u381umu52iimg5h3l6; il primo tentativo l’ho trattato nel post n° 174.  

Udite udite, secondo l’acutissimo sguardo critico di LPB, Gesù avrebbe <<giocato a nascondino con le guardie del tempio>>, e ciò smentirebbe la storicità di questo nonché di quasi tutto il vangelo di Giovanni!

Addentriamoci, allora, nella sofisticata perizia esegetica effettuata dal nostro LPB; constateremo fin dove possa spingersi l’ossessione di una persona decisa a tutti i costi di evidenziare le incongruenze del Cristianesimo.

Come di consueto, riporto l’intero post intitolato:

<<QUANDO GESÙ GIOCÒ A NASCONDINO CON LE GUARDIE DEL TEMPIO>>.

Eccolo:

<<Dal Vangelo di Giovanni, cap. 8, vv. 58-59: "Rispose loro Gesù: 'In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono.' Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal tempio." È il fiore all'occhiello dei cristiani, in particolare dei cattolici, che vanno "matti" per il Vangelo di Giovanni. Ma ricostruiamo con ordine, a beneficio di chi crede ciecamente nella storicità dei discorsi di Giovanni e delle sue situazioni al limite del surreale:

E le guardie del tempio stettero al gioco, ovviamente; invece di scovarlo e dargli la caccia, giocavano a nascondino con lui! E niente... come se nulla fosse successo, nel successivo cap. 9, vv. 1 e ss., Gesù, dopo la sassaiola, se la spassa lindo e beato, perché "passando vide un uomo cieco dalla nascita e i discepoli lo interrogarono: 'Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?'". Ci aspetteremmo che Gesù risponda: "Ma vi sembra una domanda da fare in un momento come questo?! Non vedete che sto fuggendo per mettermi al riparo da quei fanatici che mi tirano sassi addosso?! Non ho tempo per intavolare discussioni teologiche su Dio, il male e la provvidenza". E invece no: Gesù dà tutte le spiegazioni del caso, in modo pacato e riflessivo, e ci scappa pure il miracolo, la restituzione della vista al cieco. L'ironia di queste riflessioni è soltanto apparente – e si tranquillizzino i gentili lettori cristiani – perché sotto la veste apparentemente ironica nascondono un problema serio sotto il profilo teologico ed esegetico: quanto i discorsi che Giovanni mette in bocca a Gesù nel IV Vangelo siano "storici" e quanto siano "teologia narrativa", ossia quel genere letterario della sapienza ebraico-ellenistica con la quale si fa passare un ammaestramento morale sotto la veste letteraria di un racconto; di simili espedienti narratologici la letteratura giudaico-ellenistica e lo stesso Talmud offrono numerosi esempi. La "teologia narrativa" costituiva un vero e proprio genere letterario assai usato dai rabbini di quel tempo e confluiva infine nel Midrash, capolavoro della letteratura edificante di tipo ebraico. Anche nelle agiografie dei santi cristiani abbiamo parecchi esempi di storie edificanti, che nessuno storico serio (nemmeno credente) prenderebbe per fatti realmente accaduti: San Francesco che parlava agli uccellini, che stipulava una pace tra il feroce lupo di Gubbio e gli abitanti della città che egli terrorizzava, che parlava con il lupo stesso facendone il primo convertito tra le fiere; che era seguito dagli animali del bosco; la storia del povero eremita medievale di nome Paolo che viveva nel deserto e al cui nutrimento provvedevano dei corvi che gli portavano ogni giorno un pezzetto di pane nel loro becco; il fraticello specializzato in voli aerei che una volta salvò la vita a un operaio che precipitò dal parapetto della casa, facendolo restare sospeso per aria; le fiamme del rogo di Policarpo martire che in modo miracoloso si separarono dal suo corpo disegnando un'aureola attorno a lui, dalla quale uscì una colomba, con grande sgomento del boia e di tutti i presenti; la sua lingua tagliata per ordine del governatore romano che aveva ordinato il supplizio ma che fece parlare Policarpo assai più speditamente di prima; chissà perché poi la scure del boia non perse il suo potere; e ancora il miracolo della ministra moltiplicata per i poveri del suo refettorio da San Filippo Neri; Sant'Antonio da Padova che uscì miracolosamente illeso da una minestra avvelenata somministratagli da un nobile che lo aveva invitato a pranzo, fingendo interesse per la sua missione presso i poveri: in realtà era uno strozzino che riduceva sul lastrico la povera gente prestando denaro a interessi usurai; e che dunque nella difesa dei poveri da parte di Antonio vedeva una minaccia al proprio portafoglio. A questa letteratura si deve guardare con il massimo rispetto perché trasmette certi valori morali, ma il suo valore storico è pari allo zero. La stessa argomentazione vale in linea di principio per le narrazioni di Giovanni, un autore che quanto a inventiva non è da meno del suo "omonimo" molto meno famoso di lui. Davanti all'ennesimo proclama esaltato sulla sua uguaglianza con Dio, gli Ebrei "sclerano" – come si dice oggi – e in uno scoppio di rabbia accumulata da tanto tempo contro quel "fanatico", gli scagliano addosso dei sassi. Ma nessuno di questi colpisce Gesù, il quale se la cava nascondendosi e riuscendo a sgattaiolare fuori dal Tempio: miracolo! Come nel caso di Policarpo che continuava ad annunciare il Vangelo con la lingua tagliata alla radice dal carnefice! E come le fiamme del rogo che si separavano dal suo corpo disegnando un'aureola attorno a lui! Giovanni ha gettato le basi – non so quanto in modo volontario con le sue invenzioni letterarie – della successiva letteratura edificante. Certo che questi Ebrei, quando discutono con Gesù, erano lì davanti a lui, ma non un sasso va a segno; nemmeno di striscio. E dire che dovevano avere una mira alquanto precisa, esercitati come erano già dai tempi di Mosè a lapidare adulteri e blasfemi. E invece tutto finisce con una singola esplosione di rabbia perché Gesù si nascose; dove andò quando si nascose? E qui andiamo al titolo semiserio del mio intervento: le guardie del Tempio, agli ordini del sommo sacerdote, che fecero, incominciarono a giocare a nascondino con lui? Se un simile episodio fosse accaduto nella realtà, poteva nascondersi pure a Vindobona, le autorità del Tempio gli avrebbero dato la caccia, scovato, e portato davanti a un tribunale penale ebraico dove sarebbe stato processato per blasfemia, e la legge di Mosè avrebbe erogato la punizione che essa stabiliva per chi bestemmiava: la lapidazione. Insomma: un Giudeo che per tre anni percorre Gerusalemme e dintorni lanciandosi in proclami così esaltati sulla sua persona e che provoca come reazione quattro pietre tirate alla fine, quando proprio non se ne può più, in un singolo scoppio di collera. E finì? Ricordo la mia prof. dei tempi del liceo, Vittoria Gentile, nipote del grande filosofo hegeliano, dirmi sempre: "E finì? Un na finutu lu discurrsu, bonagiusu!" Era molto esigente, come tutti i prof. di quel tempo, e riteneva che la mia risposta non fosse esauriente o completa. La giudicavo pesantuccia allora, ma a distanza di tanto tempo gliene sono grato, col senno di poi. Perfino a J. Ratzinger, nel suo "Gesù di Nazareth", venne qualche dubbio sulla "storicità" dei discorsi di Giovanni, e dubbi ancora più forti vengono a Bart Ehrman, uno dei più grandi biblisti contemporanei. Anche il prof. Mauro Pesce è dell'avviso che, se vogliamo trovare tracce del Gesù storico, è ai Sinottici che dobbiamo volgere la nostra attenzione, specialmente Marco e Matteo. Giovanni appare più come un testo costruito sulla base della filosofia greca, tarda elaborazione teologica di quei pochi dati iniziali su Gesù. E su questo concordano pressoché tutti gli esegeti e i massimi biblisti di oggi, delle più diverse scuole. È ora il caso di dirlo: nessun ebreo – afferma Bart Ehrman – poteva impunemente per tre anni di seguito percorrere la Galilea e arrivare fino a Gerusalemme dicendo a tutti: "Io sono Jahweh sceso in forma umana". Non sarebbero intervenuti i Romani, non ve n'era bisogno, perché sarebbe stato processato e lapidato come blasfemo già ai suoi primi proclami esaltati. E senza giochetti a nascondino. È chiaro che l'autore di Giovanni – chiunque egli sia – può propinare una simile storiella "edificante" agli abitanti di Efeso, dove è accertato che scrisse il suo Vangelo; a gente che non sapeva nulla di usi e costumi giudaici. Gente che viveva a migliaia di km di distanza, in gran parte o pagani o genti ellenistiche (Ricordiamo che Efeso era una delle più importanti città della Grecia, sede del grande tempio in onore alla dea Artemide, la Parthenos, la dea vergine). Giovanni Bonagiuso>>.

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Bene.

L’esimio esegeta LPB o Giovanni Bonagiuso che dir si voglia, ci ricostruisce <<con ordine, a beneficio di chi crede ciecamente nella storicità dei discorsi di Giovanni e delle sue situazioni al limite del surreale:

E le guardie del tempio stettero al gioco, ovviamente; invece di scovarlo e dargli la caccia, giocavano a nascondino con lui! E niente... come se nulla fosse successo, nel successivo cap. 9, vv. 1 e ss., Gesù, dopo la sassaiola, se la spassa lindo e beato, perché "passando vide un uomo cieco dalla nascita e i discepoli lo interrogarono: 'Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?'". Ci aspetteremmo che Gesù risponda: "Ma vi sembra una domanda da fare in un momento come questo?! Non vedete che sto fuggendo per mettermi al riparo da quei fanatici che mi tirano sassi addosso?! Non ho tempo per intavolare discussioni teologiche su Dio, il male e la provvidenza". E invece no: Gesù dà tutte le spiegazioni del caso, in modo pacato e riflessivo, e ci scappa pure il miracolo, la restituzione della vista al cieco>>.

Come chiunque può constatare, l’acume dell’infaticabile ‘studioso’ è anche accompagnato da uno spiccatissimo senso dell’ironia da fare impallidire i redattori di Charlie Hebdo.

Ma innanzitutto, da dove evince con infallibile certezza, il nostro ‘Sherlock Holmes’, che ove leggiamo <<passando>> nel versetto 1 del capitolo 9, si debba intendere un evento cronologico immediatamente successivo al versetto 59 del capitolo 8 dove <<Gesù si nascose e uscì dal tempio>>?

LPB ce lo ‘garantisce’ sulla base della sua arbitraria ‘logica’ preconcetta e nulla più...

Tuttavia, dobbiamo sempre AGEVOLARE al massimo la critica, per cui proviamo ad ammettere che il transito dal versetto 59 del capitolo 8 al versetto 1 del capitolo 9 testimoni effettivamente che <<Gesù, dopo la sassaiola, se la spass[asse] lindo e beato, perché "passando vide un uomo cieco dalla nascita e i discepoli lo interrogarono: 'Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?'">>.

LPB inoltre aggiunge:

<<Certo che questi Ebrei, quando discutono con Gesù, erano lì davanti a lui, ma non un sasso va a segno; nemmeno di striscio. E dire che dovevano avere una mira alquanto precisa, esercitati come erano già dai tempi di Mosè a lapidare adulteri e blasfemi. E invece tutto finisce con una singola esplosione di rabbia perché Gesù si nascose; dove andò quando si nascose? E qui andiamo al titolo semiserio del mio intervento: le guardie del Tempio, agli ordini del sommo sacerdote, che fecero, incominciarono a giocare a nascondino con lui?>>

Ebbene, dove sarebbe il tremendo problema?

LPB osserva che <<le guardie del tempio stettero al gioco, ovviamente; invece di scovarlo e dargli la caccia, giocavano a nascondino con lui! E niente... come se nulla fosse successo>>.

Egli non riesce a considerare che se <<Gesù si nascose e USCÌ dal tempio>>, allora vuol dire che riuscì a rendersi irreperibile/imprendibile, per cui quale <<caccia>> avrebbero dovuto dargli <<le guardie del tempio>>, se appunto Gesù ormai era già FUORI dal tempio?

Eppure ciò non basta per LPB, giacché si domanda:

<<dove andò quando si nascose?>>

Questa sì che è la sola ed autentica domanda del terzo millennio!

La risposta è:

non lo potremo mai sapere, visto che si NASCOSE…

Vi è anche da chiedersi donde gli derivi il dono di prevedere gli effetti dei comportamenti di Gesù per come essi sarebbero DOVUTI avvenire, giacché LPB si sarebbe aspettato che Gesù rispondesse:

<<"Ma vi sembra una domanda da fare in un momento come questo?! Non vedete che sto fuggendo per mettermi al riparo da quei fanatici che mi tirano sassi addosso?! Non ho tempo per intavolare discussioni teologiche su Dio, il male e la provvidenza">>!

Peccato, perciò, che almeno in questo caso, il dono di LPB abbia fatto cilecca, come riconosce sconsolato:

<<E invece no: Gesù dà tutte le spiegazioni del caso, in modo pacato e riflessivo, e ci scappa pure il miracolo, la restituzione della vista al cieco>>.

Subito dopo, egli assume il tono ieratico tipico di colui che sta per annunciare una solenne verità:

<<L'ironia di queste riflessioni è soltanto apparente – e si tranquillizzino i gentili lettori cristiani – perché sotto la veste apparentemente ironica nascondono un problema serio sotto il profilo teologico ed esegetico: quanto i discorsi che Giovanni mette in bocca a Gesù nel IV Vangelo siano "storici" e quanto siano "teologia narrativa", ossia quel genere letterario della sapienza ebraico-ellenistica con la quale si fa passare un ammaestramento morale sotto la veste letteraria di un racconto; di simili espedienti narratologici la letteratura giudaico-ellenistica e lo stesso Talmud offrono numerosi esempi>>.

Affermando che i <<discorsi che Giovanni mette in bocca a Gesù nel IV Vangelo>> siano <<"teologia narrativa">>, LPB mostra di aver scoperto L’ACQUA CALDA e magari, chissà, crede di essere stato il primo!

Tuttavia ciò NON TOGLIE affatto che la <<"teologia narrativa">> abbia il supporto della testimonianza storica _ a dispetto della mera opinione di LPB secondo cui <<il suo valore storico è pari allo zero>> _, come infatti anche il biblista/esegeta Rinaldo Fabris (e non è certo l’unico) riconosce esplicitamente:

LPB prosegue perciò avvertendoci che <<La "teologia narrativa" costituiva un vero e proprio genere letterario assai usato dai rabbini di quel tempo e confluiva infine nel Midrash, capolavoro della letteratura edificante di tipo ebraico. Anche nelle agiografie dei santi cristiani abbiamo parecchi esempi di storie edificanti, che nessuno storico serio (nemmeno credente) prenderebbe per fatti realmente accaduti>>.

Egli confonde volutamente (o per ignoranza?) il genere letterario “Vangelo” con le agiografie e le <<storie edificanti>>.

È palese come LPB sia rimasto fermo inchiodato alla “seconda ricerca” del Gesù storico, al massimo potrà essersi spinto fino al “Jesus Seminar”, ignorando la “terza ricerca” nonché la necessità di una “quarta ricerca” (peraltro già cominciata) promossa da Craig Blomberg…

Ma poi, alla fin fine, noi A CHI dovremmo seriamente prestar FIDUCIA?

All’universalmente super-stra-arci-noto esegeta LPB, con le sue SURREALI nonché INFANTILI ricostruzioni, oppure allo stesso evangelista Giovanni, il quale ebbe a scrivere:

<<Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate>> (Giov. 19:35);

<<Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo>>. (I Giov. 1, 1-3).

Proseguiamo.

LPB scrive:

<<Davanti all'ennesimo proclama esaltato sulla sua uguaglianza con Dio, gli Ebrei "sclerano" – come si dice oggi – e in uno scoppio di rabbia accumulata da tanto tempo contro quel "fanatico", gli scagliano addosso dei sassi. Ma nessuno di questi colpisce Gesù, il quale se la cava nascondendosi e riuscendo a sgattaiolare fuori dal Tempio: miracolo! Come nel caso di Policarpo che continuava ad annunciare il Vangelo con la lingua tagliata alla radice dal carnefice! E come le fiamme del rogo che si separavano dal suo corpo disegnando un'aureola attorno a lui! Giovanni ha gettato le basi – non so quanto in modo volontario con le sue invenzioni letterarie – della successiva letteratura edificante>>.

Anche qui, la miopìa esegetica di cui soffre LPB non gli consente di distinguere testi differenti.

Si stupisce che Gesù non resti colpito dai sassi <<il quale se la cava nascondendosi e riuscendo a sgattaiolare fuori dal Tempio: miracolo!>>

Ora, scendendo al puerile livello nel quale si muove LPB, qualche sasso potrebbe anche aver colpito Gesù, il testo non lo dice, né importa granché, se non ai cavillatori come LPB.

Ed invece no, perché LPB sa già che <<non un sasso va a segno; nemmeno di striscio. E dire che [gli ebrei] dovevano avere una mira alquanto precisa, esercitati come erano già dai tempi di Mosè a lapidare adulteri e blasfemi>>…

Certo, <<questi Ebrei>> che hanno lanciato sassi a Gesù hanno avuto circa 1200 anni di tempo per allenarsi, poiché erano già nati <<dai tempi di Mosè>>, per cui è impossibile che almeno un sasso non l’abbia colpito!

Per questo LPB grida: <<miracolo!>> 

Eppure, nonostante LPB scriva: <<Come nel caso di Policarpo […]>>, <<come le fiamme del rogo […]>>, chiunque (tranne lui) vede bene che sfuggire ad una sassaiola è evenienza ben diversa dal continuare <<ad annunciare il Vangelo con la lingua tagliata alla radice dal carnefice!>> nonché dalle <<fiamme del rogo che si separavano dal suo corpo disegnando un'aureola attorno a lui>>…

Ma, ormai si è capito, al nostro climber on the mirrors preme soltanto screditare la storicità del Vangelo di Giovanni, per cui qualsiasi corbelleria gli possa venire in mente, ritiene sia degna di esser postata…

LPB:

<<Giovanni appare più come un testo costruito sulla base della filosofia greca, tarda elaborazione teologica di quei pochi dati iniziali su Gesù. E su questo concordano pressoché tutti gli esegeti e i massimi biblisti di oggi, delle più diverse scuole>>.

Ma che il testo giovanneo sia una <<tarda elaborazione teologica di quei pochi dati iniziali su Gesù>> NON è affatto sostenuto _ come si inventa LPB _ da <<pressoché tutti gli esegeti e i massimi biblisti di oggi, delle più diverse scuole>>.

Glielo faccio dire proprio dal suo amato Bart Ehrman (Did Jesus Exist? The Historical Argument for Jesus of Nazaret, Harperone 2013, p. 265):

<<Alcune fonti precedenti al Vangelo di Giovanni provengono dai primi anni del movimento cristiano, come si deduce dal fatto che tradiscono le loro radici negli ambienti palestinesi di lingua aramaica. Questo le colloca nei primi giorni del movimento, alcuni decenni prima della stesura del Vangelo di Marco>>;

capito LPB o Giovanni Bonagiuso?

Ne faccia tesoro…

 

Roberto Fiaschi

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