Ebbene sì, c’è anche chi arriva a scrivere questo…
Presento un ulteriore tentativo di puerile e grottesca critica al Cristianesimo (in
questo caso al Vangelo di Giovanni) da parte di Lillo Paris Bobigny: odptorenSs77a4c0gi61ufc0l45 2013u9u1hi1524u381umu52iimg5h3l6; il primo tentativo l’ho trattato nel
post n° 174.
Udite udite, secondo l’acutissimo sguardo critico di LPB,
Gesù avrebbe <<giocato a nascondino con le guardie del tempio>>, e ciò smentirebbe la
storicità di questo nonché di quasi tutto il vangelo di Giovanni!
Addentriamoci, allora, nella sofisticata perizia esegetica
effettuata dal nostro LPB; constateremo fin dove possa spingersi l’ossessione di
una persona decisa a tutti i costi di evidenziare le incongruenze del
Cristianesimo.
Come di consueto, riporto l’intero post intitolato:
<<QUANDO GESÙ GIOCÒ A NASCONDINO CON LE GUARDIE DEL
TEMPIO>>.
Eccolo:
<<Dal Vangelo di Giovanni, cap. 8, vv. 58-59:
"Rispose loro Gesù: 'In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse,
io sono.' Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui, ma Gesù si
nascose e uscì dal tempio." È il fiore all'occhiello dei cristiani, in
particolare dei cattolici, che vanno "matti" per il Vangelo di
Giovanni. Ma ricostruiamo con ordine, a beneficio di chi crede ciecamente nella
storicità dei discorsi di Giovanni e delle sue situazioni al limite del
surreale:
E le guardie del tempio stettero al gioco, ovviamente; invece
di scovarlo e dargli la caccia, giocavano a nascondino con lui! E niente...
come se nulla fosse successo, nel successivo cap. 9, vv. 1 e ss., Gesù, dopo la
sassaiola, se la spassa lindo e beato, perché "passando vide un uomo cieco
dalla nascita e i discepoli lo interrogarono: 'Rabbi, chi ha peccato, lui o i
suoi genitori, perché egli nascesse cieco?'". Ci aspetteremmo che Gesù
risponda: "Ma vi sembra una domanda da fare in un momento come questo?!
Non vedete che sto fuggendo per mettermi al riparo da quei fanatici che mi
tirano sassi addosso?! Non ho tempo per intavolare discussioni teologiche su
Dio, il male e la provvidenza". E invece no: Gesù dà tutte le spiegazioni
del caso, in modo pacato e riflessivo, e ci scappa pure il miracolo, la
restituzione della vista al cieco. L'ironia di queste riflessioni è soltanto
apparente – e si tranquillizzino i gentili lettori cristiani – perché sotto la
veste apparentemente ironica nascondono un problema serio sotto il profilo
teologico ed esegetico: quanto i discorsi che Giovanni mette in bocca a Gesù
nel IV Vangelo siano "storici" e quanto siano "teologia
narrativa", ossia quel genere letterario della sapienza ebraico-ellenistica
con la quale si fa passare un ammaestramento morale sotto la veste letteraria
di un racconto; di simili espedienti narratologici la letteratura
giudaico-ellenistica e lo stesso Talmud offrono numerosi esempi. La
"teologia narrativa" costituiva un vero e proprio genere letterario
assai usato dai rabbini di quel tempo e confluiva infine nel Midrash,
capolavoro della letteratura edificante di tipo ebraico. Anche nelle agiografie
dei santi cristiani abbiamo parecchi esempi di storie edificanti, che nessuno
storico serio (nemmeno credente) prenderebbe per fatti realmente accaduti: San
Francesco che parlava agli uccellini, che stipulava una pace tra il feroce lupo
di Gubbio e gli abitanti della città che egli terrorizzava, che parlava con il
lupo stesso facendone il primo convertito tra le fiere; che era seguito dagli
animali del bosco; la storia del povero eremita medievale di nome Paolo che
viveva nel deserto e al cui nutrimento provvedevano dei corvi che gli portavano
ogni giorno un pezzetto di pane nel loro becco; il fraticello specializzato in
voli aerei che una volta salvò la vita a un operaio che precipitò dal parapetto
della casa, facendolo restare sospeso per aria; le fiamme del rogo di Policarpo
martire che in modo miracoloso si separarono dal suo corpo disegnando un'aureola
attorno a lui, dalla quale uscì una colomba, con grande sgomento del boia e di
tutti i presenti; la sua lingua tagliata per ordine del governatore romano che
aveva ordinato il supplizio ma che fece parlare Policarpo assai più
speditamente di prima; chissà perché poi la scure del boia non perse il suo
potere; e ancora il miracolo della ministra moltiplicata per i poveri del suo
refettorio da San Filippo Neri; Sant'Antonio da Padova che uscì miracolosamente
illeso da una minestra avvelenata somministratagli da un nobile che lo aveva
invitato a pranzo, fingendo interesse per la sua missione presso i poveri: in
realtà era uno strozzino che riduceva sul lastrico la povera gente prestando
denaro a interessi usurai; e che dunque nella difesa dei poveri da parte di
Antonio vedeva una minaccia al proprio portafoglio. A questa letteratura si
deve guardare con il massimo rispetto perché trasmette certi valori morali, ma
il suo valore storico è pari allo zero. La stessa argomentazione vale in linea
di principio per le narrazioni di Giovanni, un autore che quanto a inventiva
non è da meno del suo "omonimo" molto meno famoso di lui. Davanti
all'ennesimo proclama esaltato sulla sua uguaglianza con Dio, gli Ebrei
"sclerano" – come si dice oggi – e in uno scoppio di rabbia
accumulata da tanto tempo contro quel "fanatico", gli scagliano
addosso dei sassi. Ma nessuno di questi colpisce Gesù, il quale se la cava
nascondendosi e riuscendo a sgattaiolare fuori dal Tempio: miracolo! Come nel
caso di Policarpo che continuava ad annunciare il Vangelo con la lingua
tagliata alla radice dal carnefice! E come le fiamme del rogo che si separavano
dal suo corpo disegnando un'aureola attorno a lui! Giovanni ha gettato le basi
– non so quanto in modo volontario con le sue invenzioni letterarie – della
successiva letteratura edificante. Certo che questi Ebrei, quando discutono con
Gesù, erano lì davanti a lui, ma non un sasso va a segno; nemmeno di striscio.
E dire che dovevano avere una mira alquanto precisa, esercitati come erano già
dai tempi di Mosè a lapidare adulteri e blasfemi. E invece tutto finisce con
una singola esplosione di rabbia perché Gesù si nascose; dove andò quando si
nascose? E qui andiamo al titolo semiserio del mio intervento: le guardie del
Tempio, agli ordini del sommo sacerdote, che fecero, incominciarono a giocare a
nascondino con lui? Se un simile episodio fosse accaduto nella realtà, poteva
nascondersi pure a Vindobona, le autorità del Tempio gli avrebbero dato la
caccia, scovato, e portato davanti a un tribunale penale ebraico dove sarebbe
stato processato per blasfemia, e la legge di Mosè avrebbe erogato la punizione
che essa stabiliva per chi bestemmiava: la lapidazione. Insomma: un Giudeo che
per tre anni percorre Gerusalemme e dintorni lanciandosi in proclami così
esaltati sulla sua persona e che provoca come reazione quattro pietre tirate
alla fine, quando proprio non se ne può più, in un singolo scoppio di collera.
E finì? Ricordo la mia prof. dei tempi del liceo, Vittoria Gentile, nipote del
grande filosofo hegeliano, dirmi sempre: "E finì? Un na finutu lu
discurrsu, bonagiusu!" Era molto esigente, come tutti i prof. di quel
tempo, e riteneva che la mia risposta non fosse esauriente o completa. La
giudicavo pesantuccia allora, ma a distanza di tanto tempo gliene sono grato,
col senno di poi. Perfino a J. Ratzinger, nel suo "Gesù di Nazareth",
venne qualche dubbio sulla "storicità" dei discorsi di Giovanni, e
dubbi ancora più forti vengono a Bart Ehrman, uno dei più grandi biblisti
contemporanei. Anche il prof. Mauro Pesce è dell'avviso che, se vogliamo
trovare tracce del Gesù storico, è ai Sinottici che dobbiamo volgere la nostra
attenzione, specialmente Marco e Matteo. Giovanni appare più come un testo
costruito sulla base della filosofia greca, tarda elaborazione teologica di
quei pochi dati iniziali su Gesù. E su questo concordano pressoché tutti gli
esegeti e i massimi biblisti di oggi, delle più diverse scuole. È ora il caso
di dirlo: nessun ebreo – afferma Bart Ehrman – poteva impunemente per tre anni
di seguito percorrere la Galilea e arrivare fino a Gerusalemme dicendo a tutti:
"Io sono Jahweh sceso in forma umana". Non sarebbero intervenuti i
Romani, non ve n'era bisogno, perché sarebbe stato processato e lapidato come
blasfemo già ai suoi primi proclami esaltati. E senza giochetti a nascondino. È
chiaro che l'autore di Giovanni – chiunque egli sia – può propinare una simile
storiella "edificante" agli abitanti di Efeso, dove è accertato che
scrisse il suo Vangelo; a gente che non sapeva nulla di usi e costumi giudaici.
Gente che viveva a migliaia di km di distanza, in gran parte o pagani o genti
ellenistiche (Ricordiamo che Efeso era una delle più importanti città della
Grecia, sede del grande tempio in onore alla dea Artemide, la Parthenos, la dea
vergine). Giovanni Bonagiuso>>.
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Bene.
L’esimio esegeta LPB o Giovanni Bonagiuso che dir si voglia, ci ricostruisce <<con ordine, a beneficio di
chi crede ciecamente nella storicità dei discorsi di Giovanni e delle sue
situazioni al limite del surreale:
E le guardie del tempio stettero al gioco, ovviamente; invece
di scovarlo e dargli la caccia, giocavano a nascondino con lui! E niente...
come se nulla fosse successo, nel successivo cap. 9, vv. 1 e ss., Gesù, dopo la
sassaiola, se la spassa lindo e beato, perché "passando vide un uomo cieco
dalla nascita e i discepoli lo interrogarono: 'Rabbi, chi ha peccato, lui o i
suoi genitori, perché egli nascesse cieco?'". Ci aspetteremmo che Gesù
risponda: "Ma vi sembra una domanda da fare in un momento come questo?!
Non vedete che sto fuggendo per mettermi al riparo da quei fanatici che mi
tirano sassi addosso?! Non ho tempo per intavolare discussioni teologiche su
Dio, il male e la provvidenza". E invece no: Gesù dà tutte le spiegazioni
del caso, in modo pacato e riflessivo, e ci scappa pure il miracolo, la
restituzione della vista al cieco>>.
Come chiunque può constatare, l’acume dell’infaticabile ‘studioso’
è anche accompagnato da uno spiccatissimo senso dell’ironia da fare impallidire
i redattori di Charlie Hebdo.
Ma innanzitutto, da dove evince con infallibile certezza, il
nostro ‘Sherlock Holmes’, che ove leggiamo <<passando>> nel versetto 1 del
capitolo 9, si debba intendere un evento cronologico immediatamente successivo
al versetto 59 del capitolo 8 dove <<Gesù si nascose e uscì dal tempio>>?
LPB ce lo ‘garantisce’ sulla base della sua arbitraria ‘logica’
preconcetta e nulla più...
Tuttavia, dobbiamo sempre AGEVOLARE al massimo la critica, per
cui proviamo ad ammettere che il transito dal versetto 59 del capitolo 8 al
versetto 1 del capitolo 9 testimoni effettivamente che <<Gesù, dopo la
sassaiola, se la spass[asse] lindo e beato, perché "passando vide un uomo
cieco dalla nascita e i discepoli lo interrogarono: 'Rabbi, chi ha peccato, lui
o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?'">>.
LPB inoltre aggiunge:
<<Certo che questi Ebrei, quando discutono con Gesù,
erano lì davanti a lui, ma non un sasso va a segno; nemmeno di striscio. E dire
che dovevano avere una mira alquanto precisa, esercitati come erano già dai
tempi di Mosè a lapidare adulteri e blasfemi. E invece tutto finisce con una
singola esplosione di rabbia perché Gesù si nascose; dove andò quando si
nascose? E qui andiamo al titolo semiserio del mio intervento: le guardie del
Tempio, agli ordini del sommo sacerdote, che fecero, incominciarono a giocare a
nascondino con lui?>>
Ebbene, dove sarebbe il tremendo problema?
LPB osserva che <<le guardie del tempio stettero al
gioco, ovviamente; invece di scovarlo e dargli la caccia, giocavano a
nascondino con lui! E niente... come se nulla fosse successo>>.
Egli non riesce a considerare che se <<Gesù si
nascose e USCÌ dal tempio>>, allora vuol dire che riuscì a rendersi
irreperibile/imprendibile, per cui quale <<caccia>> avrebbero dovuto dargli
<<le guardie del tempio>>, se appunto Gesù ormai era già FUORI
dal tempio?
Eppure ciò non basta per LPB, giacché si domanda:
<<dove andò quando si nascose?>>
Questa sì che è la sola ed autentica domanda del terzo
millennio!
La risposta è:
non lo potremo mai sapere, visto che si NASCOSE…
Vi è anche da chiedersi donde gli derivi il dono di prevedere
gli effetti dei comportamenti di Gesù per come essi sarebbero DOVUTI avvenire,
giacché LPB si sarebbe aspettato che Gesù rispondesse:
<<"Ma vi sembra una domanda da fare in un
momento come questo?! Non vedete che sto fuggendo per mettermi al riparo da
quei fanatici che mi tirano sassi addosso?! Non ho tempo per intavolare
discussioni teologiche su Dio, il male e la provvidenza">>!
Peccato, perciò, che almeno in questo caso, il dono di LPB abbia
fatto cilecca,
come riconosce sconsolato:
<<E invece no: Gesù dà tutte le spiegazioni del
caso, in modo pacato e riflessivo, e ci scappa pure il miracolo, la
restituzione della vista al cieco>>.
Subito dopo, egli assume il tono ieratico tipico di colui che
sta per annunciare una solenne verità:
<<L'ironia di queste riflessioni è soltanto
apparente – e si tranquillizzino i gentili lettori cristiani – perché sotto la
veste apparentemente ironica nascondono un problema serio sotto il profilo
teologico ed esegetico: quanto i discorsi che Giovanni mette in bocca a Gesù
nel IV Vangelo siano "storici" e quanto siano "teologia
narrativa", ossia quel genere letterario della sapienza
ebraico-ellenistica con la quale si fa passare un ammaestramento morale sotto
la veste letteraria di un racconto; di simili espedienti narratologici la
letteratura giudaico-ellenistica e lo stesso Talmud offrono numerosi esempi>>.
Affermando che i <<discorsi che Giovanni mette in
bocca a Gesù nel IV Vangelo>> siano <<"teologia
narrativa">>, LPB mostra di aver scoperto L’ACQUA CALDA e magari,
chissà, crede di essere stato il primo!
Tuttavia ciò NON TOGLIE affatto che la <<"teologia narrativa">> abbia il supporto della testimonianza storica _ a dispetto della mera opinione di LPB secondo cui <<il suo valore storico è pari allo zero>> _, come infatti anche il biblista/esegeta Rinaldo Fabris (e non è certo l’unico) riconosce esplicitamente:
LPB prosegue perciò avvertendoci che <<La
"teologia narrativa" costituiva un vero e proprio genere letterario
assai usato dai rabbini di quel tempo e confluiva infine nel Midrash,
capolavoro della letteratura edificante di tipo ebraico. Anche nelle agiografie
dei santi cristiani abbiamo parecchi esempi di storie edificanti, che nessuno
storico serio (nemmeno credente) prenderebbe per fatti realmente accaduti>>.
Egli confonde volutamente (o per ignoranza?) il genere
letterario “Vangelo” con le agiografie e le <<storie edificanti>>.
È palese come LPB sia rimasto fermo inchiodato alla “seconda
ricerca” del Gesù storico, al massimo potrà essersi spinto fino al “Jesus
Seminar”, ignorando la “terza ricerca” nonché la necessità di una “quarta
ricerca” (peraltro già cominciata) promossa da Craig Blomberg…
Ma poi, alla fin fine, noi A CHI dovremmo seriamente prestar FIDUCIA?
All’universalmente super-stra-arci-noto esegeta LPB, con le
sue SURREALI nonché INFANTILI ricostruzioni, oppure allo stesso
evangelista Giovanni, il quale ebbe a scrivere:
<<Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e
egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate>> (Giov. 19:35);
<<Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri
occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il
Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di
ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il
Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo
anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è
col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo>>. (I Giov. 1, 1-3).
Proseguiamo.
LPB scrive:
<<Davanti all'ennesimo proclama esaltato sulla sua
uguaglianza con Dio, gli Ebrei "sclerano" – come si dice oggi – e in
uno scoppio di rabbia accumulata da tanto tempo contro quel
"fanatico", gli scagliano addosso dei sassi. Ma nessuno di questi
colpisce Gesù, il quale se la cava nascondendosi e riuscendo a sgattaiolare
fuori dal Tempio: miracolo! Come nel caso di Policarpo che continuava ad
annunciare il Vangelo con la lingua tagliata alla radice dal carnefice! E come
le fiamme del rogo che si separavano dal suo corpo disegnando un'aureola
attorno a lui! Giovanni ha gettato le basi – non so quanto in modo volontario
con le sue invenzioni letterarie – della successiva letteratura edificante>>.
Anche qui, la miopìa esegetica di cui soffre LPB non gli
consente di distinguere testi differenti.
Si stupisce che Gesù non resti colpito dai sassi <<il
quale se la cava nascondendosi e riuscendo a sgattaiolare fuori dal Tempio:
miracolo!>>
Ora, scendendo al puerile livello nel quale si muove LPB,
qualche sasso potrebbe anche aver colpito Gesù, il testo non lo dice, né
importa granché, se non ai cavillatori come LPB.
Ed invece no, perché LPB sa già che <<non un sasso
va a segno; nemmeno di striscio. E dire che [gli ebrei] dovevano avere
una mira alquanto precisa, esercitati come erano già dai tempi di Mosè a
lapidare adulteri e blasfemi>>…
Certo, <<questi Ebrei>> che hanno lanciato sassi a Gesù hanno
avuto circa 1200 anni di tempo per allenarsi, poiché erano già nati <<dai
tempi di Mosè>>, per cui è impossibile che almeno un sasso non l’abbia
colpito!
Per questo LPB grida: <<miracolo!>>
Eppure, nonostante LPB scriva: <<Come nel caso di
Policarpo […]>>, <<come le fiamme del rogo […]>>, chiunque
(tranne lui) vede bene che sfuggire ad una sassaiola è evenienza ben diversa
dal continuare <<ad annunciare il Vangelo con la lingua tagliata alla
radice dal carnefice!>> nonché dalle <<fiamme del rogo che
si separavano dal suo corpo disegnando un'aureola attorno a lui>>…
Ma, ormai si è capito, al nostro climber on the mirrors
preme soltanto screditare la storicità del Vangelo di Giovanni, per cui
qualsiasi corbelleria gli possa venire in mente, ritiene sia degna di esser
postata…
LPB:
<<Giovanni appare più come un testo costruito sulla
base della filosofia greca, tarda elaborazione teologica di quei pochi dati
iniziali su Gesù. E su questo concordano pressoché tutti gli esegeti e i
massimi biblisti di oggi, delle più diverse scuole>>.
Ma che il testo giovanneo sia una <<tarda
elaborazione teologica di quei pochi dati iniziali su Gesù>> NON è affatto
sostenuto _ come si inventa
LPB _ da <<pressoché tutti gli esegeti e i massimi biblisti di oggi,
delle più diverse scuole>>.
Glielo faccio dire proprio dal suo amato Bart Ehrman (Did
Jesus Exist? The Historical Argument for Jesus of Nazaret, Harperone 2013,
p. 265):
<<Alcune fonti precedenti al Vangelo di Giovanni provengono dai primi anni del
movimento cristiano, come
si deduce dal fatto che tradiscono le loro radici negli ambienti palestinesi
di lingua aramaica. Questo le colloca nei primi giorni del movimento, alcuni
decenni prima della stesura del Vangelo di Marco>>;
capito LPB o Giovanni Bonagiuso?
Ne faccia tesoro…
Roberto Fiaschi
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