Proseguo il discorso circa la Struttura Predicativa Contraddittoria (SPC), in questo caso in rapporto all’élenchos severiniano.
Severino e discepoli sogliono frequentemente ribadire che <<la verità severiniana [cioè
la struttura
originaria: S.O.) è ciò
la cui negazione è auto-negazione>>, quindi essa è
incontrovertibile.
Tale affermazione esprime l’élenchos
severiniano, ossia la (di)mostrazione per auto-confutazione del confutatore.
Bene; senonché, anche tale
verità
severiniana la cui negazione è auto-negazione poggia su (o è
interamente informata da) la contraddizione mostrata nel precedente post n° 4, ossia sulla summenzionata SPC.
Tenendo presente che in ogni sua ricorrenza lo
<<è>>
deve sempre venir inteso _ secondo Severino _ come: <<essere insieme a>> cioè come:
<<è
insieme a>>, allora
proviamo adesso ad applicare al suddetto élenchos la presunta soluzione
severiniana alla SPC:
l’élenchos dice: <<la verità severiniana è ciò la cui negazione è
auto-negazione>>.
Tale formulazione deve ora venir esplicitata sul seguente
modello proposto come soluzione alla SPC da Severino:
<<dicendo (A = B) = (B = A) esso intende [A = (insieme a B)] = [(insieme a B) = A] (intende che è A-che-è-identico-al-suo-essere-insieme-a-B ad essere insieme a B, ossia a quell’essere-insieme-a-B che è identico ad A)>> (parentesi quadre nel testo).
Quindi:
è (A)-la
verità-che-è-identica-al-suo-essere-insieme-a-ciò-(B)-la
cui negazione è
auto-negazione ad essere-insieme-a-ciò-(B)-la cui negazione è auto-negazione, ossia a
quell’essere-insieme-a-
ciò-(B)-la cui negazione è
auto-negazione che è
identico ad A.
Pertanto, il risultato definitivo cui perviene la ‘verità’
non-nichilistica è:
insieme a
insieme a (A)-la
verità-che-insieme a insieme a-identica-al-suo-insieme a insieme a-ciò-(B)-la cui
negazione insieme a insieme a auto-negazione
ad insieme a insieme a-ciò-(B)-la cui
negazione insieme a insieme a auto-negazione,
ossia a quell’insieme a
insieme a-ciò-(B)-la
cui negazione insieme a
insieme a
auto-negazione che insieme a
insieme a identico
ad A.
Per Severino, e con ancora più enfasi da parte di
alcuni suoi discepoli, una tesi è incontrovertibile soltanto se la sua negazione si rivela auto-negantesi,
altrimenti è soltanto un’ipotesi,
per quanto confermata possa risultare.
Tanto per capirci: la sfericità del pianeta Terra _ la
negazione della quale non si traduce nella sua auto-negazione _ è perciò
soltanto un’ipotesi,
non una verità incontrovertibile…
Ma proseguiamo sul tema in oggetto.
Dunque, essi vanno ripetendo sino allo sfinimento
che ogni critica rivolta alla S.O. sia una critica auto-negantesi.
Ora, stante l’inevitabilità della predicazione: <A
è B> (cioè
di ciò che per Severino
è la contraddittoria/nichilistica <A è B> o SPC), succede che l’esposizione
della S.O. sia interamente consentita dalla SPC, ossia la presunta verità
severiniana è pensabile/concepibile/esprimibile soltanto sulla base di
una intrinseca e strutturale SPC.
Quindi, se è vero che la SPC deve presupporre la
S.O., è parimenti vero
che la S.O. debba anch’essa presupporre la SPC giacché, senza di
questa, la S.O. sarebbe completamente inintelligibile/inesprimibile.
A ciò, il severiniano replicherebbe:
<<No, Severino ha mostrato che <A è B> debba essere inteso come: <A
è insieme a B>>>!
Senonché, intendendo lo <è> di <A è B> come: <è insieme a>, vuol dire far di <A è B> il
contraddittoriamente identico a quell’altro da sé cui è appunto <A
è insieme a B>, ossia:
<A è B> è = <A è insieme a B> (visto che
<A è B>
differisce ≠ da <A è insieme
a B>).
Infatti, ciò accade perché anche quest’ultima
formula (<A è B> è = <A è insieme a B>)
ripropone lo stesso schema della SPC cui è: <A è B>, cosicché, per renderla
incontraddittoria (sempre a dire di Severino), essa andrà riformulata _ intesa!
_ così:
<A è B> è insieme a
<A è insieme a B>.
Ma, siccome ogni <è> deve essere a sua volta inteso
come: <è insieme a>,
allora <A è B> è insieme a
<A è insieme a B>
dovrà nuovamente esser riformulata così:
<A è B> insieme a insieme a
<A è insieme a B>
e perciò:
<A è B> insieme a insieme a
<A insieme a insieme a B>.
Concludendo.
S’è visto come l’alternativa _ la
‘soluzione’ severiniana _ ad <A è B> si
involva nel groviglio dell’inintelligibilità più completa, la qual cosa dovrebbe invece
spettare alla contraddizione, non certo ad una soluzione che si vorrebbe
incontraddittoria!
Per cui, agli sbandieratori dell’élenchos
severiniano si farà allora notare che la negazione severiniana della contraddittorietà insita nella verità severiniana si riveli una negazione auto-negantesi, giacché anche tale negazione
severiniana poggia su (ed è interamente informata da) la contraddizione
costituita dall’inemendabile SPC cui è <A è B> e secondo la quale <<l’identità è
altro da sé>> (Severino).
La quale SPC non è un semplice
incidente di percorso attribuibile sbrigativamente al linguaggio nichilista e
perciò risolvibile ricorrendo ad un intendimento che ribalti il significato
corrente di <A è B>, facendolo peraltro significare come altro da sé cioè
come un altro
significato rispetto a quello che ‘appare’ (e che perciò è noto a tutti), bensì
è contraddizione strutturale,
tant’è vero che neppure Severino (ma poi nessuno) ha potuto mai aggirarla nei
suoi scritti (come neppure nel parlato).
Tale inaggirabilità è ammessa e mostrata
dallo stesso Severino:
<<Tuttavia, anche il linguaggio che tenta
di mostrare il destino della verità può continuare a dire (come accade anche in queste pagine) che A
è B, che questa
superficie è
bianca, il cielo è
sereno, Socrate è
un uomo, quest’ombra è
sulla parete, la lampada è
accesa (cioè, come in queste esemplificazioni di “A è B”, può continuare ad esprimere come identità i contenuti non identici
dell’interpretazione - e anche quei contenuti che invece non hanno questo
carattere)>>. (Severino, Tautótes. Parentesi quadre nel
testo).
È chiaro; vista l’impossibilità di eludere la SPC
cui è <A è B>, allora
<<anche il linguaggio che tenta di
mostrare il destino della verità può continuare>> (leggasi: tale linguaggio deve rassegnarsi) a
dire <<(come accade anche in queste pagine) che A è B>>, cioè a
dire la contraddizione quale condizione per esprimere intelligibilmente
qualsivoglia tesi, inclusa la presunta verità.
Insomma, la SPC è una vera e propria struttura
equiestensiva
alla S.O., inseparabile da quest’ultima, perciò una struttura (la SPC) nella
struttura (nella S.O.):
la contraddizione nella non-contraddizione.
Roberto Fiaschi

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