sabato 21 gennaio 2023

5)- L’ÉLENCHOS E LA STRUTTURA PREDICATIVA CONTRADDITTORIA

Proseguo il discorso circa la Struttura Predicativa Contraddittoria (SPC), in questo caso in rapporto all’élenchos severiniano.

Severino e discepoli sogliono frequentemente ribadire che <<la verità severiniana [cioè la struttura originaria: S.O.) è ciò la cui negazione è auto-negazione>>, quindi essa è incontrovertibile.

Tale affermazione esprime l’élenchos severiniano, ossia la (di)mostrazione per auto-confutazione del confutatore.

Bene; senonché, anche tale verità severiniana la cui negazione è auto-negazione poggia su (o è interamente informata da) la contraddizione mostrata nel precedente post n° 4, ossia sulla summenzionata SPC.

Tenendo presente che in ogni sua ricorrenza lo <<è>> deve sempre venir inteso _ secondo Severino _ come: <<essere insieme a>> cioè come: <<è insieme a>>, allora proviamo adesso ad applicare al suddetto élenchos la presunta soluzione severiniana alla SPC:

l’élenchos dice: <<la verità severiniana è ciò la cui negazione è auto-negazione>>.

Tale formulazione deve ora venir esplicitata sul seguente modello proposto come soluzione alla SPC da Severino:

<<dicendo (A = B) = (B = A) esso intende [A = (insieme a B)] = [(insieme a B) = A] (intende che è A-che-è-identico-al-suo-essere-insieme-a-B ad essere insieme a B, ossia a quell’essere-insieme-a-B che è identico ad A)>> (parentesi quadre nel testo). 

Quindi:

è (A)-la verità-che-è-identica-al-suo-essere-insieme-a-ciò-(B)-la cui negazione è auto-negazione ad essere-insieme-a-ciò-(B)-la cui negazione è auto-negazione, ossia a quell’essere-insieme-a- ciò-(B)-la cui negazione è auto-negazione che è identico ad A.

Pertanto, il risultato definitivo cui perviene la ‘verità’ non-nichilistica è:

insieme a insieme a (A)-la verità-che-insieme a insieme a-identica-al-suo-insieme a insieme a-ciò-(B)-la cui negazione insieme a insieme a auto-negazione ad insieme a insieme a-ciò-(B)-la cui negazione insieme a insieme a auto-negazione, ossia a quell’insieme a insieme a-ciò-(B)-la cui negazione insieme a insieme a auto-negazione che insieme a insieme a identico ad A.

Per Severino, e con ancora più enfasi da parte di alcuni suoi discepoli, una tesi è incontrovertibile soltanto se la sua negazione si rivela auto-negantesi, altrimenti è soltanto un’ipotesi, per quanto confermata possa risultare.

Tanto per capirci: la sfericità del pianeta Terra _ la negazione della quale non si traduce nella sua auto-negazione _ è perciò soltanto un’ipotesi, non una verità incontrovertibile…

Ma proseguiamo sul tema in oggetto.

Dunque, essi vanno ripetendo sino allo sfinimento che ogni critica rivolta alla S.O. sia una critica auto-negantesi.

Ora, stante l’inevitabilità della predicazione: <A è B> (cioè di ciò che per Severino è la contraddittoria/nichilistica <A è B> o SPC), succede che l’esposizione della S.O. sia interamente consentita dalla SPC, ossia la presunta verità severiniana è pensabile/concepibile/esprimibile soltanto sulla base di una intrinseca e strutturale SPC.

Quindi, se è vero che la SPC deve presupporre la S.O., è parimenti vero che la S.O. debba anch’essa presupporre la SPC giacché, senza di questa, la S.O. sarebbe completamente inintelligibile/inesprimibile.

A ciò, il severiniano replicherebbe:

<<No, Severino ha mostrato che <A è B> debba essere inteso come: <A è insieme a B>>>!

Senonché, intendendo lo <è> di <A è B> come: <è insieme a>, vuol dire far di <A è B> il contraddittoriamente identico a quell’altro da sé cui è appunto <A è insieme a B>, ossia:

<A è B> è = <A è insieme a B> (visto che <A è B> differisce ≠ da <A è insieme a B>).

Infatti, ciò accade perché anche quest’ultima formula (<A è B> è = <A è insieme a B>) ripropone lo stesso schema della SPC cui è: <A è B>, cosicché, per renderla incontraddittoria (sempre a dire di Severino), essa andrà riformulata _ intesa! _ così:

<A è B> è insieme a <A è insieme a B>.

Ma, siccome ogni <è> deve essere a sua volta inteso come: <è insieme a>,  

allora <A è B> è insieme a <A è insieme a B>

dovrà nuovamente esser riformulata così:

<A è B> insieme a insieme a <A è insieme a B>

e perciò:

<A è B> insieme a insieme a <A insieme a insieme a B>.

Concludendo.

S’è visto come l’alternativa _ la ‘soluzione’ severiniana _ ad <A è B> si involva nel groviglio dell’inintelligibilità più completa, la qual cosa dovrebbe invece spettare alla contraddizione, non certo ad una soluzione che si vorrebbe incontraddittoria! 

Per cui, agli sbandieratori dell’élenchos severiniano si farà allora notare che la negazione severiniana della contraddittorietà insita nella verità severiniana si riveli una negazione auto-negantesi, giacché anche tale negazione severiniana poggia su (ed è interamente informata da) la contraddizione costituita dall’inemendabile SPC cui è <A è B> e secondo la quale <<l’identità è altro da sé>> (Severino).

La quale SPC non è un semplice incidente di percorso attribuibile sbrigativamente al linguaggio nichilista e perciò risolvibile ricorrendo ad un intendimento che ribalti il significato corrente di <A è B>, facendolo peraltro significare come altro da sé cioè come un altro significato rispetto a quello che ‘appare’ (e che perciò è noto a tutti), bensì è contraddizione strutturale, tant’è vero che neppure Severino (ma poi nessuno) ha potuto mai aggirarla nei suoi scritti (come neppure nel parlato).

Tale inaggirabilità è ammessa e mostrata dallo stesso Severino:

<<Tuttavia, anche il linguaggio che tenta di mostrare il destino della verità può continuare a dire (come accade anche in queste pagine) che A è B, che questa superficie è bianca, il cielo è sereno, Socrate è un uomo, quest’ombra è sulla parete, la lampada è accesa (cioè, come in queste esemplificazioni di “A è B”, può continuare ad esprimere come identità i contenuti non identici dell’interpretazione - e anche quei contenuti che invece non hanno questo carattere)>>. (Severino, Tautótes. Parentesi quadre nel testo).

È chiaro; vista l’impossibilità di eludere la SPC cui è <A è B>, allora

<<anche il linguaggio che tenta di mostrare il destino della verità può continuare>> (leggasi: tale linguaggio deve rassegnarsi) a dire <<(come accade anche in queste pagine) che A è B>>, cioè a dire la contraddizione quale condizione per esprimere intelligibilmente qualsivoglia tesi, inclusa la presunta verità.

Insomma, la SPC è una vera e propria struttura equiestensiva alla S.O., inseparabile da quest’ultima, perciò una struttura (la SPC) nella struttura (nella S.O.):

la contraddizione nella non-contraddizione.

 

Roberto Fiaschi

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