Desidererei, con
tutta la tranquillità (cioè SENZA il benché minimo intento diatribico)
ed il rispetto dovuto al mio interlocutore Egon Key ( = EK), soffermarmi nuovamente sulla locuzione severiniana dell’<<"esser uomo">>
la quale, per EK, è da intendere come segue:
<<L'"esser uomo" è l'apparire della contesa tra destino e isolamento!>>
E precisa:
<<Non sono io che lo sostengo, ma l'autore [Severino]
di Essenza del nichilismo>>.
Per cui, secondo EK,
<<Il
discorso che fa Roberto Fiaschi non regge, perché lui, ipostatizza[…] l'"esser uomo" come errore
(e non invece come l'apparire della contesa tra destino e isolamento) [etc…]>>;
ed ancora:
<<RF afferma che il sottoscritto [EK] ha
preso una solenne cantonata PERCHE' L'ESSER UOMO NON E' L'INDIVIDUO EMPIRICO-ERRORE. No? E, di grazia, che
sarebbe questo "esser
uomo", se non ciò che il linguaggio interpretante nomina
"'individuo", ossia l'io empirico unito alla sua corporeità, o quello
che viene inteso come una mente unita a un corpo? Ma RF continua e dice: l'
"<<"esser uomo">>
NON È l’individuo empirico-errore, giacché, ripeto: <<l'individuo è
errore>> (Severino), per cui, intanto, non ho effettuato alcuna
IPOSTATIZZAZIONE dell'"esser uomo" come errore. No no e no! L'esser uomo è appunto
l'individuo-errore, mio caro, ma NON E' SOLAMENTE l'individuo-errore, ma
L'APPARIRE DELLA CONTESA
TRA DESTINO E ISOLAMENTO. Quindi incorri in un doppio abbaglio:
1) pensi che l'esser uomo non sia l'individuo-errore;
2) usi il suo sinonimo (cioè l'individuo), senza sapere che è
il suo sinonimo!!
e inoltre, questo individuo (che è l'esser uomo") lo identifichi tout court
con l'errore, quando invece lo sanno anche i sassi che esso è l'apparire della contesa tra destino e
isolamento>>.
Va bene, può bastare per inquadrare la situazione.
Adesso, lascio parlare Severino (da: Essenza del
nichilismo, pag.201. Maiuscoli miei: RF):
(1) <<l’uomo vive solitamente nella non verità. Ma la vita dell’uomo è, nella sua essenza,
l’eterno apparire dell’essere […] Per quanto profonda possa risultare la
non verità in cui vive l’uomo, egli è pur sempre
l’eterna manifestazione della verità dell’essere. Non si può dunque pensare che
il vivere nella non
verità sia un oblio
che porti alla sparizione della verità dell’essere. Ciò vuol dire che la non verità è possibile solo
all’interno della verità dell’essere>>. (Parentesi quadra mia: RF).
(2) Pag. 203, sempre Severino:
<<la verità dell’essere non sorge e non tramonta e
in questo suo eterno apparire risiede l’essenza dell’uomo>>.
(3) <<In quanto vive nella non verità, l’uomo è allora l’apparire di
una contesa:
tra la verità, che eternamente appare, e l’errore, che accompagna l’accadimento
della terra e vede in essa il terreno sicuro>>.
***
E sin qui, SEMBREREBBE che l’esser uomo si riferisca soltanto a <<ciò
che il linguaggio interpretante nomina "'individuo", ossia l'io
empirico unito alla sua corporeità>> (EK).
Proseguendo, però, ci si avvedrà della sostanziale AMBIGUITÀ
con la quale Severino ha trattato l’esser uomo (nonché il termine <<essenza>>
dell’uomo) nel capitolo: La terra e l’essenza dell’uomo nel
libro: Essenza del nichilismo.
***
(4) Pag. 205:
<<la distrazione dalla verità, IN CUI CONSISTE LA NON VERITÀ COME VITA NORMALE
DELL’UOMO, è l’apparire
degli enti della terra come contesi alla verità DA PARTE DELL’ERRORE>>.
(5) Pag. 219.
<<L’alienazione, per cui l’UOMO DIVENTA UN MORTALE, sta alla radice della
metafisica. Ponendo la terra come la regione sicura dell’ente, l’UOMO DIVENTA UN MORTALE,
diventa cioè una delle cose della terra>>.
(6) <<La metafisica non è quindi un semplice pensare
falso, ma è la coscienza che l’uomo
deve avere del senso dell’essere e di se medesimo, DA CHE EGLI È DIVENTATO UN MORTALE>>.
(7) Pagg. 225-6:
<<Poiché la verità dell’essere appare in
eterno, la vita dell’uomo
nella non verità è possibile solo come contrasto, nell’apparire, tra la verità
dell’essere e l’isolamento della terra: se non fosse accaduto l’isolamento, non
potrebbe apparire questa sorta di DISTRAZIONE DALLA VERITÀ, IN CUI CONSISTE NON
SOLO LA NOSTRA ESISTENZA QUOTIDIANA (che sembra
curarsi di tutt’altro che della verità dell’essere), ma la stessa civiltà
occidentale [etc…]>>.
(8) Pag. 233:
<<[…] l’uomo è destinato a vivere questa forma di liberazione dalla morte [da
parte della tecnica] all’interno della sua ORIGINARIA ESSENZA MORTALE>>.
(9) Pag. 247:
<<Il ‘mondo’ (e insieme il ‘cielo’ […]) è
l’ηϑος
dell’Occidente, ossia è l’ηϑος
dei mortali in quanto testimoniano la propria ESSENZA MORTALE>>.
Le citazioni possono bastare.
Mi pare chiaro che, se dapprima
<<la vita dell’uomo è, nella sua essenza, l’eterno apparire dell’essere>> _
(1), (2) _ e (3) <<In quanto vive nella non verità, l’uomo è allora l’apparire di
una contesa:
tra la verità, che eternamente appare, e l’errore, che accompagna l’accadimento
della terra e vede in essa il terreno sicuro>>,
successivamente _ (4)–(9) _, l’uomo compare COME <<non verità>>,
<<mortale>>, <<distrazione dalla verità>>,
la cui essenza,
perciò, questa volta è detta <<mortale>>, e NON <<l’eterno
apparire dell’essere>>, le quali costituiscono due designazioni tra
loro OPPOSTE riferite al medesimo esser uomo, il che non può essere.
Si noti che in (2) viene IDENTIFICATA <<la verità
dell’essere>> che <<non sorge e non tramonta>>
cioè l’Io del destino (il quale infatti non sorge e non tramonta) con l’essenza dell’uomo.
Come infatti sostenevo nel post n° 74, l’essenza dell’uomo, DEVE esser intesa come Io del destino al
cui interno l’errore ( = il mortale)
contende l’apparire della verità all’Io del destino, altrimenti, se, come sostiene
EK, l’uomo significasse
sempre e soltanto <<L'APPARIRE DELLA CONTESA TRA DESTINO E ISOLAMENTO>>, allora,
nei passaggi da (4) a (9), l’uomo significherebbe SOLTANTO come <<mortale>>
e come <<distrazione dalla verità>>, e NON PIÙ come
<<CONTESA
TRA DESTINO E ISOLAMENTO>>!
Ovvero, quando EK precisa che in Essenza del nichilismo
l’esser uomo si
riferisca sempre e soltanto all’<<individuo-errore>> il
quale <<NON E' SOLAMENTE l'individuo-errore, ma L'APPARIRE DELLA CONTESA TRA DESTINO E
ISOLAMENTO>>, sta in realtà riconoscendo che, essendo appunto anche <<L'APPARIRE
DELLA CONTESA TRA
DESTINO E ISOLAMENTO>>, allora l’esser uomo è ANCHE inteso come l’essenza dell’uomo e non come io empirico,
perché <<L'APPARIRE
DELLA CONTESA>> altro non è che l’APPARIRE cui è l’Io del destino, cioè
<<L’APPARIRE, che come APPARIRE DELLA VERITÀ È NEGAZIONE dell’ERRORE
[ = io empirico], IN
SÉ lascia insieme
libero l’errore come non tolto, cioè come accettato, e così [tale apparire
o Io del destino] diventa IL LUOGO DI UNA CONTESA: l’apparire di una contraddizione.
La verità, che già come tale è contraddizione (perché pone come ‘tutto’ ciò che
non è il tutto […]), si trova coinvolta in una contraddizione più ampia,
nella quale essa [ = l’Io del destino] e l’errore [ = l’io empirico]
si contendono l’apparire>>.
Per cui <<L'APPARIRE DELLA CONTESA>> è l’Io del
destino il quale, perciò, è <<IL LUOGO DI UNA CONTESA>> in cui, nel
suo <<IN SÉ lascia insieme libero
l’errore [ = l’io
empirico] come non tolto>>.
Quindi l’uomo,
nei passaggi da (1) a (3), DEVE essere inteso come <<LUOGO DI UNA CONTESA>>
che altro non è che l’autentica, intramontabile essenza stessa dell’io empirico, e NON può
esser interpretato come riferentesi all’io empirico, altrimenti è l’io empirico
a diventare il <<LUOGO DI UNA CONTESA>> e così non si capirebbe più
nulla, in quanto lo si dovrebbe SDOPPIARE in due aspetti contrapposti, cioè tra
sé e quell’altra parte di sé che è la verità, sì che l’Io del destino non
giocherebbe più alcun ruolo, ossia non sarebbe più <<L’APPARIRE, che
come APPARIRE DELLA VERITÀ È NEGAZIONE DELL’ERRORE [ = dell’io empirico],
IN SÉ lascia insieme libero
l’errore come non tolto, cioè come accettato>>!
Per questo, nei passaggi da (1) a (3), il termine <<uomo>> è una
brachilogia per indicare l’AUTENTICA essenza dell’uomo cui è l’Io del destino o <<L'APPARIRE
DELLA CONTESA>>,
comprendente anche quell’uomo fittizio rappresentato dall’individuo
storico-biologico cioè dall’errore…
Infine, debbo anche aggiungere come Egon
Key riconosca
<<che, per quanto possa sembrare strano, anche certi
aspetti di Severino, sono
aperti a diverse letture>>;
esattamente, ben appunto…
Roberto Fiaschi
-------------------------------------------------------

Restiamo che in Essenza del Nichilismo l'Io empirico gioca una partita con l'essenza, lo dovresti sapere. E dovresti sapere che questo gioco si risolve in Destino della Necessità. Se in Essenza del Nichilismo l'errore è emendabile, in quanto Severino lascia aperta la porta all'io empirico la possibilità di dirla la verita, in DDN questa possibilità viene emendata.
RispondiElimina