lunedì 21 agosto 2023

83)- UN ÉLENCHOS DISATTESO DAI SEVERINIANI


Nelle discussioni con gli estimatori/allievi del filosofo Emanuele Severino, ESSI fanno sempre _ giustamente _ valere l’élenchos severiniano nei confronti di alcune obiezioni avanzate dal LORO interlocutore, ossia l’autonegazione della negazione della determinatezza dell’ente (e delle tesi affini o direttamente connessa a questa).

Ho sottolineato “ESSI” e “LORO” perché un’altra delle LORO tesi-base consiste nella convinzione che

<<quando qualcosa "mi" appare, non può apparire a "me" (io empirico o uomo o individuo), ma appare all'apparire stesso>>,

perciò ESSI sostengono che l’apparire a "me" da parte di qualcosa <<non ha verità, cioè è appunto una persuasione (che è essa stessa un contenuto del cerchio dell'apparire), ma il suo contenuto è nullo>>.

Ad esempio, il contenuto dei libri scritti DA Severino non sarebbe stato partorito scritto DALL’io empirico-Severino e quindi non sarebbe affatto DI Severino, bensì è soltanto ed unicamente il manifestarsi della verità stessa (a sé stessa) costituita dall’Io del destino (NOTA: un manifestarsi della verità un po’ claudicante, visti gli ERRORI TEORETICI DI Severino ivi inclusi, che a quanto pare l’Io del destino, per un certo tempo, HA CREDUTO ESSER VERI, cioè testimonianze di sé) quale unico e autentico soggetto a cui tutto appare, di contro all’illusorio (o NULLA positivamente significato) io empirico-Severino, il quale Io vedrebbe in sé l’apparire dell’illusoria persuasione ( = fede) che a scrivere i testi che noi crediamo esser DI Severino sia, appunto, l’individuo-Severino.

CHE COS’È, dunque, quell’élenchos stranamente quanto sistematicamente DISATTESO dai sostenitori severiniani dell’anzidetta tesi?

È questo:

La negazione dell’esistenza di soggetti-scriventi/leggenti AI quali appaia il mondo ( = tesi x), è negazione AUTO-CONTRADDICENTESI, giacché anche tale negazione appare A, ed è perciò scritta/detta DA un io empirico-scrivente PER altri io empirici-leggenti, altrimenti la tesi in oggetto NON APPARIREBBE AFFATTO, RESTEREBBE DEL TUTTO IGNOTA.

EGLI ( = io empirico) probabilmente ribatterà che la tesi x sia soltanto un PRESUPPOSTO (o una FEDE) da dimostrare, dato per scontato soltanto in via doxastico-fideistica, giacché Severino avrebbe dimostrato che il solo ed autentico ‘osservatore’ di tutto ciò che appare sia unicamente l’Io del destino.

(1)- Allora domando:

CHI è che ha replicato che la tesi x sia soltanto un PRESUPPOSTO?

È quello stesso io empirico-PRESUPPOSTO (uno qualsiasi), il quale, però, è convinto di affermare in via NON-PRESUPPOSITIVA che la tesi x sia soltanto un PRESUPPOSTO.

Per cui anche questa sua risposta è soltanto PRESUPPOSTA vera.

(2)- Domando inoltre:

CHI ha affermato che il solo ed autentico ‘osservatore’ di tutto ciò che appare sarebbe unicamente l’Io del destino?

È quello stesso io empirico-PRESUPPOSTO (uno qualsiasi), il quale sostiene che il PROPRIO ‘VEDERE’ ( = ESPERIRE) il mondo NON sia PROPRIO, bensì DELL’Io del destino.

Ossia, che ciò che appare, non appaia A LUI (io empirico) ma soltanto ALL’Io del destino…

(3)- E domando infine:

CHI ha dimostrato (o dimostrerà) che la tesi x sia soltanto un PRESUPPOSTO infondato?

È quello stesso io empirico-PRESUPPOSTO (uno qualsiasi), che si è presentato come l’autore della dimostrazione, implicando che A LUI sia perciò apparso il risultato di essa, così come successivamente potrà apparire anche AD ALTRI allorquando intenda comunicar LORO i risultati della SUA dimostrazione.

Dunque, un io empirico-PRESUPPOSTO avrebbe dimostrato NON-PRESUPPOSITIVAMENTE di non essere l’autore della dimostrazione, altrimenti questa sarebbe anch’essa soltanto presupposta, giacché effettuata da un io empirico-PRESUPPOSTO.

Se così, allora PRETENDO che la dimostrazione circa la PRESUPPOSITIVITÀ della tesi x NON sia eseguita, scritta, comunicata, formulata da un qualsivoglia io empirico, visto che a costui nulla può apparire e nulla può scrivere, onde potermi sincerare che essa sia davvero soltanto un PRESUPPOSTO indimostrato, dimostrando al contempo di NON esser LUI l’io empirico-dimostrante che x di PRESUPPOSTO trattasi, perché, ripeto, se tale dimostrazione fosse effettuata DA LUI, si ri-confermerebbe che A LUI tale dimostrazione è apparsa, così come adesso appare anche A ME, pena, il suo esser una NON-dimostrazione

 

Roberto Fiaschi

-------------------------------------------------

Nessun commento:

Posta un commento