Nelle discussioni con gli estimatori/allievi del filosofo Emanuele Severino, ESSI fanno sempre _ giustamente _ valere l’élenchos severiniano nei confronti di alcune obiezioni avanzate dal LORO interlocutore, ossia l’autonegazione della negazione della determinatezza dell’ente (e delle tesi affini o direttamente connessa a questa).
Ho sottolineato “ESSI” e “LORO” perché un’altra delle LORO tesi-base
consiste nella convinzione che
<<quando qualcosa "mi" appare, non può apparire a "me" (io empirico o uomo o
individuo), ma appare all'apparire stesso>>,
perciò ESSI
sostengono che l’apparire a "me"
da parte di qualcosa <<non ha verità,
cioè è appunto una persuasione (che è essa stessa un contenuto del cerchio dell'apparire),
ma il suo contenuto è nullo>>.
Ad esempio, il contenuto dei libri scritti DA Severino non
sarebbe stato partorito né scritto DALL’io empirico-Severino e quindi non sarebbe
affatto DI Severino,
bensì è soltanto ed unicamente il manifestarsi della verità stessa (a sé
stessa) costituita dall’Io del destino (NOTA: un manifestarsi della
verità un po’ claudicante, visti gli ERRORI TEORETICI DI Severino ivi inclusi, che a quanto
pare l’Io del destino, per un certo tempo, HA CREDUTO ESSER VERI, cioè
testimonianze di sé) quale unico e autentico soggetto a cui tutto appare, di
contro all’illusorio (o NULLA positivamente significato) io
empirico-Severino, il quale Io vedrebbe in sé l’apparire dell’illusoria
persuasione ( = fede) che a scrivere i testi che noi crediamo esser DI Severino sia, appunto,
l’individuo-Severino.
CHE COS’È, dunque, quell’élenchos stranamente quanto sistematicamente
DISATTESO dai sostenitori severiniani dell’anzidetta tesi?
È questo:
La negazione dell’esistenza di soggetti-scriventi/leggenti
AI quali appaia il
mondo ( = tesi x),
è negazione AUTO-CONTRADDICENTESI, giacché anche tale negazione appare
A, ed è perciò scritta/detta
DA un io
empirico-scrivente PER
altri io empirici-leggenti, altrimenti la tesi in oggetto NON
APPARIREBBE AFFATTO, RESTEREBBE DEL TUTTO IGNOTA.
EGLI ( = io empirico) probabilmente
ribatterà che la tesi x
sia soltanto un PRESUPPOSTO (o una FEDE) da dimostrare, dato per
scontato soltanto in via doxastico-fideistica, giacché Severino avrebbe dimostrato
che il solo ed autentico ‘osservatore’ di tutto ciò che appare sia unicamente
l’Io del destino.
(1)- Allora domando:
CHI è che ha replicato che la tesi x sia soltanto un
PRESUPPOSTO?
È quello stesso io empirico-PRESUPPOSTO (uno
qualsiasi), il quale, però, è convinto di affermare in via NON-PRESUPPOSITIVA
che la tesi x sia
soltanto un PRESUPPOSTO.
Per cui anche questa sua risposta è soltanto PRESUPPOSTA
vera.
(2)- Domando inoltre:
CHI ha affermato che il solo ed autentico
‘osservatore’ di tutto ciò che appare sarebbe unicamente l’Io del destino?
È quello stesso io empirico-PRESUPPOSTO (uno
qualsiasi), il quale sostiene che il PROPRIO ‘VEDERE’ ( = ESPERIRE) il mondo NON
sia PROPRIO, bensì DELL’Io
del destino.
Ossia, che ciò che appare, non appaia A LUI (io empirico) ma soltanto ALL’Io del destino…
(3)- E domando infine:
CHI ha dimostrato (o dimostrerà)
che la tesi x
sia soltanto un PRESUPPOSTO infondato?
È quello stesso io empirico-PRESUPPOSTO (uno
qualsiasi), che si è presentato come l’autore della dimostrazione, implicando che A LUI sia perciò apparso il
risultato di essa, così come successivamente potrà apparire anche AD ALTRI allorquando intenda comunicar LORO i risultati
della SUA
dimostrazione.
Dunque, un io empirico-PRESUPPOSTO avrebbe dimostrato NON-PRESUPPOSITIVAMENTE
di non essere l’autore della dimostrazione, altrimenti questa sarebbe
anch’essa soltanto presupposta, giacché effettuata da un io
empirico-PRESUPPOSTO.
Se così, allora PRETENDO che la dimostrazione
circa la PRESUPPOSITIVITÀ della tesi x NON sia eseguita, NÉ scritta, NÉ comunicata, NÉ formulata da un qualsivoglia io
empirico, visto che a costui nulla può apparire e nulla può scrivere, onde potermi
sincerare che essa sia davvero soltanto un PRESUPPOSTO indimostrato, dimostrando
al contempo di NON esser LUI l’io empirico-dimostrante
che x di
PRESUPPOSTO trattasi, perché, ripeto, se tale dimostrazione fosse effettuata DA LUI, si ri-confermerebbe che A LUI tale dimostrazione è apparsa, così
come adesso appare anche A
ME, pena, il
suo esser una NON-dimostrazione…
Roberto Fiaschi
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