domenica 1 ottobre 2023

97)- L’INDIVIDUO NON È ERRORE

Ha scritto il filosofo Emanuele Severino:

<<Appartiene al destino dei mortali L'INCAPACITÀ di cogliere e di esprimere ciò che appare>>. (E. Severino: Oltre la cenere. Corriere della sera del 14 agosto 1980. Maiuscolo mio: RF).

Dovremmo dedurne che Severino NON sia un MORTALE, visto che, da quanto appena letto, sembrerebbe che egli ritenga di aver la CAPACITÀ <<di cogliere e di esprimere ciò che appare>>.

Leggiamo quest’altro suo passaggio:

l’<<io individuale NON PUÒ PENSARE la verità del destino, anche se questa è, come inconscio dell’inconscio, la verità del suo apparire ed essere: l’io dell’individuo NON È e NON PUÒ essere COSCIENTE del proprio essere veritativo. Tale coscienza appartiene SOLO all’Io del destino>>.

(Nicoletta Cusano: Emanuele Severino. Oltre il nichilismo, 2011, pag. 434. Maiuscoli miei: RF).

Dunque, <<l’io dell’individuo NON È e NON PUÒ essere COSCIENTE del proprio essere veritativo>> o Io del destino, altrimenti, se l’avesse, non solo l’io individuale-Severino NON sarebbe incappato in ripetuti ERRORI teoretici (addurre come attenuante/scusante la gradualità _ la contraddizione C _ del farsi innanzi della verità nel cerchio dell’apparire invaso dal nichilismo NON RISOLVE nulla, perché dire ciò significherebbe ammettere che l’Io del destino abbia fino a quel momento TENUTO PER VERO _ CREDUTO  A _ L’ERRORE), ma altresì lo ‘sguardo’ di ogni/qualsiasi io individuale non riferirebbe A SÉ (io individuale) tutto ciò che GLI accade, perché vedrebbe già la  verità del destino e sarebbe così perfettamente consapevole di essere tale verità o Io del destino, il che è esattamente ciò che NON accade.

Non accade, si replicherà da parte severiniana, perché attualmente PREVALE la testimonianza dell’errore che contende alla verità la propria presenza nel cerchio dell’apparire o Io del destino.

Ma che prevalga la testimonianza dell’errore è un tratto della verità del destino di cui l’io individuale-errore NON PUÒ SAPERNE ALCUNCHÉ/AVERNE COSCIENZA, e ciò proprio perché l’errore PREVALE sulla verità.

PREVALENDO sulla verità, l’errore NON LA VEDE, e quindi NON VEDE neppure di essere errore.

Per cui l’errore NON SA nemmeno di PREVALERE su di essa (se lo sapesse, l’errore si saprebbe come errore-prevaricante, quindi vedrebbe la verità ed in tal caso esso NON SI DISTINGUEREBBE DALLA VERITÀ = NON SAREBBE ERRORE).

Siccome l’io individuale-ERRORE:

(1)- <<non è e non può essere cosciente del proprio essere veritativo>> cioè di essere, nella propria essenza, la verità o Io del destino;

(2)- non può neppure sapere (esser cosciente) di essere, come io individuale, ERRORE-prevaricante;

allora:

A)- l’io individuale NON È AFFATTO ERRORE, perché, per esserlo, esso dovrebbe essere cosciente di (1) in rapporto al quale si definisce ERRORE.

B)- Ma, se fosse cosciente di (1), verrebbe a NEGARSI (2).

C)- Negando (2), l’errore SA (è cosciente de) la VERITÀ nonché della VERITÀ DI SÉ (1), quindi tra l’errore e la verità NON SUSSISTE ALCUNA DIFFERENZA, confermando perciò che l’io individuale NON SIA AFFATTO ERRORE.

D)- Infatti, l’individuo-Severino-ERRORE mostra di sapere/di esser cosciente sia di (1) che di (2); ma allora (1) e (2) sono FALSI, riconfermando come l’io individuale NON SIA AFFATTO ERRORE, appunto perché (1) e (2) NON dicono il VERO (se dicessero il VERO, l’individuo-Severino-ERRORE non potrebbe sapere/esser cosciente della verità dei punti (1) e (2)).

E)- Diversamente, se cioè si VUOL mantenere i punti (1) e (2) come VERITÀ, allora questa NEGA che l’individuo-Severino-ERRORE possa esser consapevole ed affermare CON VERITÀ i punti (1) e (2), ed in questo caso la VERITÀ NEGA SÉ STESSA, giacché i punti (1) e (2), in quanto pensati/detti dall’individuo-Severino-ERRORE, si rivelano essi stessi ERRORI, FALSI, confermando nuovamente come l’io individuale NON SIA AFFATTO ERRORE.

 

Roberto Fiaschi

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