Ha scritto il filosofo Emanuele Severino:
<<Appartiene al destino dei mortali L'INCAPACITÀ di cogliere
e di esprimere ciò che appare>>. (E. Severino: Oltre la
cenere. Corriere della sera del 14 agosto 1980. Maiuscolo mio: RF).
Dovremmo dedurne che Severino NON sia un MORTALE, visto che, da
quanto appena letto, sembrerebbe che egli ritenga di aver la CAPACITÀ <<di
cogliere e di esprimere ciò che appare>>.
Leggiamo quest’altro suo passaggio:
l’<<io individuale NON PUÒ PENSARE la verità
del destino, anche se questa è, come inconscio
dell’inconscio, la verità del suo apparire ed essere:
l’io dell’individuo NON È e NON PUÒ essere COSCIENTE del
proprio essere veritativo. Tale coscienza appartiene SOLO all’Io
del destino>>.
(Nicoletta Cusano: Emanuele
Severino. Oltre il nichilismo, 2011, pag. 434. Maiuscoli miei: RF).
Dunque, <<l’io dell’individuo NON È e NON PUÒ essere COSCIENTE del
proprio essere veritativo>> o Io del destino, altrimenti, se l’avesse,
non solo l’io individuale-Severino NON sarebbe incappato in ripetuti ERRORI
teoretici (addurre come attenuante/scusante la gradualità _ la contraddizione
C _ del farsi innanzi della verità nel cerchio dell’apparire invaso dal
nichilismo NON
RISOLVE nulla, perché dire ciò significherebbe ammettere che l’Io del
destino abbia fino a quel momento TENUTO PER VERO _ CREDUTO A _ L’ERRORE), ma altresì lo ‘sguardo’ di
ogni/qualsiasi io individuale non riferirebbe A SÉ (io individuale)
tutto ciò che GLI accade, perché vedrebbe già la verità
del destino e sarebbe così perfettamente consapevole di essere tale
verità o Io del destino, il che è esattamente ciò che NON accade.
Non accade, si replicherà da parte
severiniana, perché attualmente PREVALE la testimonianza dell’errore che contende alla verità
la propria presenza nel cerchio dell’apparire o Io del destino.
Ma che prevalga la testimonianza dell’errore
è un tratto della verità del destino di cui l’io individuale-errore NON PUÒ SAPERNE ALCUNCHÉ/AVERNE COSCIENZA, e
ciò proprio perché l’errore PREVALE
sulla verità.
PREVALENDO
sulla verità, l’errore NON
LA VEDE, e quindi NON VEDE neppure di essere errore.
Per cui l’errore NON SA nemmeno di PREVALERE su di essa (se
lo sapesse, l’errore si saprebbe come errore-prevaricante, quindi vedrebbe la
verità ed in tal caso esso NON SI DISTINGUEREBBE DALLA VERITÀ =
NON SAREBBE ERRORE).
Siccome l’io individuale-ERRORE:
(1)- <<non è e non può essere cosciente del
proprio essere veritativo>> cioè di essere, nella propria essenza, la
verità o Io del destino;
(2)- non può neppure sapere (esser cosciente) di
essere, come io individuale, ERRORE-prevaricante;
allora:
A)- l’io individuale NON È AFFATTO ERRORE, perché, per
esserlo, esso dovrebbe essere cosciente di (1) in rapporto al quale si
definisce ERRORE.
B)- Ma, se fosse cosciente di (1), verrebbe
a NEGARSI
(2).
C)- Negando (2), l’errore SA (è cosciente de) la VERITÀ
nonché della VERITÀ DI SÉ (1), quindi tra l’errore e la verità
NON SUSSISTE
ALCUNA DIFFERENZA, confermando perciò che l’io individuale NON SIA AFFATTO ERRORE.
D)- Infatti, l’individuo-Severino-ERRORE
mostra di sapere/di esser cosciente sia di (1) che di (2); ma allora (1) e (2)
sono FALSI,
riconfermando come l’io individuale NON SIA AFFATTO ERRORE, appunto perché (1) e (2) NON dicono
il VERO (se dicessero il VERO, l’individuo-Severino-ERRORE non potrebbe
sapere/esser cosciente della verità dei punti (1) e (2)).
E)- Diversamente, se cioè si VUOL mantenere
i punti (1) e (2) come VERITÀ, allora questa NEGA che l’individuo-Severino-ERRORE possa
esser consapevole ed affermare CON VERITÀ i punti (1) e (2), ed in questo caso la
VERITÀ NEGA SÉ
STESSA, giacché i punti (1) e (2), in quanto pensati/detti dall’individuo-Severino-ERRORE,
si rivelano essi stessi ERRORI,
FALSI, confermando nuovamente come l’io individuale NON SIA AFFATTO ERRORE.
Roberto Fiaschi
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