venerdì 11 ottobre 2024

122)- L’IRREALIZZABILE TOGLIMENTO DELLA «PRETESA DI PORSI DEL MOLTEPLICE»

A proposito della già menzionata (nei post nn. 119, 120 e 121) NEGAZIONE ESCLUDENTE quale espressione del principio di non-contraddizione ( = PdNC), Marco Cavaioni ( = MC) rileva che:

<<Togliere la pretesa di porsi del molteplice – di nuovo: di determinare l'assoluto, l'essere parmenideo – non comporta escludere o negare alcunché (se non vedendo la cosa dal punto di vista ancora del determinato!), poiché la pretesa non "è" pretesa ma è "essere solo preteso": vedere che è solo preteso è vedere che non consiste, esso è il "presupposto" stesso, interamente presupposto>>.

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Quindi, MC nega che <<Togliere la pretesa di porsi del molteplice>> comporti ESCLUSIONE del molteplice dall’essere parmenideo. Secondo lui, è soltanto ponendosi <<dal punto di vista ancora del determinato>> che dovremmo <<escludere o negare>> il molteplice. Invece, dal punto di vista che egli sostiene, cioè dell’essere parmenideo, NON si escluderebbe o negherebbe <<alcunché>> quindi neppure il molteplice. 

Eppure egli ha parlato del <<Togliere la pretesa di porsi del molteplice>>.

TOGLIERE non può non significare: ESCLUDERE; non si può TOGLIERE qualcosa senza al contempo ESCLUDERLO da ciò da cui è stato TOLTO, sempre in base al PdNC.

Per cui, che il molteplice SIA (o sia POSTO), è ESCLUSO ( = TOLTO) proprio dall’essere parmenideo il quale, così, si mostra ancora una volta assoggettato al principio di non-contraddizione valevole per gli enti/determinati.       

Inoltre, l’essere parmenideo deve altresì ESCLUDERE di essere il <<punto di vista del determinato>>; se non lo ESCLUDESSE, l’<<essere parmenideo>> non sarebbe il toglimento del molteplice poiché quest’ultimo convivrebbe ‘accanto’ o nell’essere parmenideo stesso, sì che questi sarebbe allora lo stesso MOLTEPLICE, e non l’«uno senza distinzione» che, questa volta sì, viene preteso.    

Pretesa inattuabile, quest’ultima, giacché è IMPOSSIBILE <<Togliere la pretesa di porsi del molteplice>> senza al contempo ESCLUDERE il molteplice, e quindi è IMPOSSIBILE che l’essere parmenideo riesca a porsi come «uno senza distinzione», dal momento che tale ESCLUSIONE si realizza in ossequio al PdNC,  DETERMINANDO, di fatto, l’assoluto o l'essere parmenideo come ciò che, appunto ESCLUDENDO il molteplice, lo implica, ponendosi perciò come UNO tra i MOLTI (ESCLUSI) cioè come NON-uno, anziché come reale «uno senza distinzione».

(Vedasi anche il post successivo n° 123).

 

Roberto Fiaschi

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