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<<Togliere la pretesa di porsi del molteplice – di
nuovo: di determinare l'assoluto, l'essere parmenideo – non comporta escludere o negare alcunché (se non
vedendo la cosa dal punto di vista ancora del determinato!), poiché la pretesa
non "è" pretesa ma è "essere solo preteso": vedere che è
solo preteso è vedere che non consiste, esso è il "presupposto"
stesso, interamente presupposto>>.
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Quindi, MC nega che <<Togliere la pretesa di porsi
del molteplice>> comporti ESCLUSIONE del molteplice dall’essere
parmenideo. Secondo lui, è soltanto ponendosi <<dal punto di vista
ancora del determinato>> che dovremmo <<escludere
o
negare>>
il molteplice. Invece, dal punto di vista che egli sostiene, cioè dell’essere
parmenideo, NON si escluderebbe
o negherebbe <<alcunché>> quindi neppure il molteplice.
Eppure egli ha parlato del <<Togliere la pretesa di porsi del molteplice>>.
TOGLIERE non può non significare: ESCLUDERE; non si può TOGLIERE qualcosa
senza al contempo ESCLUDERLO
da ciò da cui è stato TOLTO, sempre in base al PdNC.
Per cui, che il molteplice SIA (o sia POSTO), è ESCLUSO ( = TOLTO) proprio
dall’essere parmenideo il quale, così, si mostra ancora una volta
assoggettato al principio di non-contraddizione valevole per gli
enti/determinati.
Inoltre, l’essere parmenideo deve altresì ESCLUDERE di essere il <<punto di vista del determinato>>; se non lo ESCLUDESSE, l’<<essere parmenideo>> non sarebbe il toglimento del molteplice poiché quest’ultimo convivrebbe ‘accanto’ o nell’essere parmenideo stesso, sì che questi sarebbe allora lo stesso MOLTEPLICE, e non l’«uno senza distinzione» che, questa volta sì, viene preteso.
Pretesa inattuabile,
quest’ultima, giacché è IMPOSSIBILE <<Togliere la pretesa di porsi del molteplice>>
senza al contempo ESCLUDERE
il molteplice, e quindi è IMPOSSIBILE che l’essere parmenideo riesca a
porsi come «uno senza distinzione», dal momento che tale ESCLUSIONE si
realizza in ossequio al PdNC, DETERMINANDO, di fatto, l’assoluto o l'essere
parmenideo come ciò che, appunto ESCLUDENDO il molteplice, lo implica, ponendosi
perciò come UNO tra i MOLTI (ESCLUSI) cioè come NON-uno, anziché come
reale «uno senza distinzione».
(Vedasi anche il post successivo n° 123).
Roberto Fiaschi
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