Dal gruppo Facebook: I Nemici del Destino, Enrico Gamberini mi porge il seguente invito:
<<tu
devi andare a vedere la dimostrazione
che LA COSCIENZA È IL TUTTO,e il post LA COSCIENZA ASSOLUTA,LO SPIRITO DALLE
MILLE TESTE. il confronto non deve avvenire sulla dimostrazione del
tutto eterno,ma sulla visione dell'io.non è possibile che la logica dica
una cosa e la realta un'altra.e per questo anche la contraddizione C è campata
per aria.anche solo per il fatto che l'io assoluto e non locale è l'unico io
che non nega l'eternita del tutto,significa che questo io è vero,anche a prescindere dalla
dimostrazione,che comunque c'è>>.
D’accordo,
detto fatto.
Sono
andato a reperire il suo post, intitolato:
<<LA
COSCIENZA CHE è IL TUTTO>>,
che
riporto così come l’ho copia-incollato. Esso recita:
<<il
tutto è un significato che comprende in se ogni altro significato.siccome tutto
è essere,e relazione,e la relazione sono le parti,il tutto è concreto non
astratto,è quella relazione che contiene in se ogni altra relazione. partiamo
col constatare che la coscienza esiste.il mondo appare,e l'apparire è sempre
riferito a qualcuno,o al mondo stesso,mai a nessuno,il mondo non appare al
niente,a un morto, se il mondo fosse privo di qualsiasi coscienza,non
apparirebbe alcun che,sarebbe il regno della morte.che la realta appaia a
nessuno è impossibile.la coscienza per essere tale, deve contenere il divenire
dell'essere,la realta,altrimenti sarebbe una coscienza statica,un morto,non una
coscienza.non potrebbe contenere il divenire separato dall'essere,perche il
divenire separato dall'essere non è divenire.il divenire dell'essere che fa
parte della coscienza è il divenire dell'essere di cui la coscienza è
cosciente(la realta), non è la ipotetica fotocopia della realta, che sta dentro
al cervello,che nessuno ha mai trovato,anche perche di quella fantomatica
fotocopia,la coscienza non è cosciente,quindi quella fotocopia non puo essere
la coscienza,la quale ,per essere tale,deve essere cosciente di se stessa.quale
realta è la coscienza?tutte le realta che percepisce.l'alter ego(l'unica
alternativa) della coscienza vista come realta è la coscienza
pura,inoggettivabile.quest'ultimo tipo di coscienza è errata per due motivi. 1,non
contiene il divenire dell'essere,la realta,quindi è una coscienza statica ,un
morto,non una coscienza. 2,questa coscienza presuppone che si possa conoscere
qualcosa che è al di fuori della coscienza.è una coscienza cara al realismo,che
vede la coscienza pura e inoggettivabile e il mondo esterno ad essa.rientra nel
significato della parte il fatto che la parte è parte del tutto,anzi,la parte è
un essere parte del tutto.se il fare parte del tutto non rientrasse nel
significato-parte-la parte sarebbe isolata dal tutto,e questo succede quando
c'è isolamento tra il significato-parte- e il tutto.il significato -parte- non
puo essere isolato dal tutto,daltronde la parte non è il tutto,soluzione=il
significato è -essere parte del tutto-.tutte le parti sono se stesse in quanto
sono parte del tutto,ogni cosa appare in quanto se stessa,quindi,quando appare
la parte appare anche il suo fare parte del tutto,che è poi la parte,e il fare
parte del tutto appare se appare il tutto.e siccome la parte è parte del tutto
concreto ,non astratto,il tutto deve apparire concreto,non astratto.quando
appare la parte,appare il tutto.una persona potrebbe dire-non mi sta apparendo
il tutto in questo istante,ma solo una parte del tutto-,questa persona dice
questo perche pensa,erroneamente,che le esperienze che la sua coscienza sta
facendo in quell'istante,sono la totalita delle esperienze che la sua coscienza
sta facendo.prima ho detto che la coscienza è tutte le realta che
percepisce.dal momento che la coscienza percepisce il tutto(perche percepisce
la parte),la coscienza è il tutto. c'è anche da dire che se si parte dal
presupposto della coscienza individuale,il tutto è in parte il vivere della
parte(coscienza individuale),quindi non è negazione assoluta del vivere,quindi
o vive in parte o vive.vivere in parte non ha senso(o si vive o non si
vive),quindi il tutto vive,è coscienza. ma non è finita qui. se il tutto è
coscienza,la coscienza è assoluta,lo spirito assoluto,la coscienza
universale.ora,nessuna esperienza cosciente puo ricadere fuori dallo spirito
assoluto,altrimenti lo spirito non sarebbe il tutto,e non sarebbe
assoluto.quindi cio che sarebbe esperito da una ipotetica coscienza
individuale,in realta è esperito dallo spirito assoluto.io non sono una
coscienza individuale,ma sono lo spirito assoluto che vede e si rapporta a se
stesso tramite un corpo chiamato enrico gamberini,e assume,rispetto a se
stesso, un punto di vista che è in quel corpo.la moltitudine di coscienze
individuali,gli io empirici,sono una gigantesca illusione>>.
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Bene.
Enrico Gamberini ci
assicura che tale DIMOSTRAZIONE <<comunque c'è>>, per cui
altro non resta da fare che andare a sincerarsene (lasciando per ora da parte
l’eternità dell’ente).
Per
essere il più breve possibile, mi porto fino al punto in cui egli scrive:
<<partiamo
col constatare che la coscienza esiste>>.
Senza
dubbio.
Dopodiché,
diverse righe dopo, Enrico Gamberini chiede:
<<quale realta è la coscienza?tutte le realta che
percepisce>>.
Già la poca chiarezza della domanda non predispone
agevolmente alla sua comprensione.
Comunque sia, subito dopo egli osserva:
<<l'alter ego(l'unica alternativa) della coscienza
vista come realta è la coscienza pura,inoggettivabile.quest'ultimo tipo di
coscienza è errata per due motivi.
1,non contiene il divenire dell'essere,la realta,quindi è una
coscienza statica ,un morto,non una coscienza.
2,questa coscienza presuppone che si possa conoscere qualcosa
che è al di fuori della coscienza.è una coscienza cara al realismo,che vede la
coscienza pura e inoggettivabile e il mondo esterno ad essa>>.
A me pare che i due punti sulla presunta erroneità della
<<coscienza pura,inoggettivabile>>, siano due assunti arbitrari,
dogmatici.
Vediamoli.
Quanto al punto 1, se la coscienza DIVENISSE così come
divengono gli enti (cioè se ANCHE la coscienza fosse in sé e per sé diveniente),
non esisterebbe consapevolezza alcuna del divenire stesso, poiché non
esisterebbe CIÒ grazie al quale possiamo misurare il PRIMA ed il POI, potendo esperire
il passaggio dal PRIMA al POI perché vi è un riferimento INDIVENIENTE che
non possiede un PRIMA ed un POI in se stesso o come propria
costituzione, e grazie al quale il PRIMA appare come ciò che precede il POI
e il POI ciò che segue al PRIMA (così, molto schematicamente).
Dove TUTTO diviene, NIENTE diviene…
Ciò NON implica affatto che la coscienza sia <<statica
,un morto,non una coscienza>> (considerazione che ritengo piuttosto puerile),
proprio perché la sua ‘attività’, diciamo così, è diafanìa, cioè trasparenza,
rilevamento (nella coscienza appunto) di tutto ciò ( = gli enti) che IN essa si
va diacronicamente mostrando nel proprio transitar dal PRIMA al POI.
Quanto al punto 2, mi pare che Enrico Gamberini giochi di ambiguità,
giacché non chiarisce se ora stia parlando della
coscienza individuale oppure della coscienza totale.
Nel primo caso, è ovvio che non tutto rientri nella nostra
coscienza individuale-finita, e che perciò essa NON possa abbracciare
tutto in un sol sguardo; ciò comporta che qualcosa di cui non si è coscienti
sia FUORI dalla propria coscienza, altrimenti dovremmo supporre che tale
‘qualcosa’ si CREI ex novo ogni qualvolta ne diventiamo
coscienti…
Nel secondo caso, alla coscienza totale (SE ESISTE) è ovvio che NON
sfugga nulla, quindi nulla è al di FUORI di essa…
Per
cui, i due punti secondo i quali Enrico Gamberini pensa di aver dimostrato l’erroneità della <<coscienza pura,inoggettivabile>>,
NON stanno davvero in piedi.
Proseguendo nella lettura, dopo aver precisato la sua
concezione del rapporto parte-tutto, egli giunge alla seguente
affermazione:
<<quando appare la parte appare anche il suo fare
parte del tutto,che è poi la parte,e il fare parte del tutto appare se appare
il tutto.e siccome la parte è parte del tutto concreto ,non astratto,il tutto deve apparire concreto,non
astratto.quando appare la
parte,appare il tutto>>.
Per giustificare questa palese impossibilità, egli osserva:
<<una persona potrebbe dire-non mi sta apparendo il
tutto in questo istante,ma solo una parte del tutto-,questa persona dice questo
perche pensa,erroneamente,che le esperienze che la sua coscienza sta facendo in
quell'istante,sono la totalita delle esperienze che la sua coscienza sta
facendo.prima ho detto che la coscienza è tutte le realta che percepisce.dal
momento che la coscienza percepisce il tutto(perche percepisce la parte),la
coscienza è il tutto. c'è anche da dire che se si parte dal presupposto della
coscienza individuale,il tutto è in parte il vivere della parte(coscienza
individuale),quindi non è negazione assoluta del vivere,quindi o vive in parte
o vive.vivere in parte non ha senso(o si vive o non si vive),quindi il tutto
vive,è coscienza>>.
In
pratica, Enrico Gamberini tenta di giustificare un’impossibilità mediante
il ricorso ad ALTRE impossibilità.
Vediamo.
(1)- Per quanto concerne la prima impossibilità, questa
consiste nel sostenere che
<<siccome
la parte è parte del tutto concreto ,non astratto,il tutto deve apparire
concreto,non astratto.quando appare la parte,appare il tutto>>.
Ahimé, che disastro!
Se _ e poiché _ appare la parte (che <<è
parte del tutto concreto>>), allora NON può affatto apparire ANCHE il
tutto CONCRETO, giacché, se questi apparisse nella sua concretezza, non
apparirebbe la parte, in quanto la parte è l’ASTRATTO proprio perché è parte,
sì che, laddove appare l’ASTRATTO, il tutto CONCRETO non possa che
apparire anch’esso ASTRATTAMENTE ( = formalmente)!
Il
tutto concreto APPARE CONCRETAMENTE soltanto ed esclusivamente A SE STESSO, cioè
allo STESSO tutto, perciò mai, esso, apparirà concretamente alla parte,
se non in modo FORMALE, cioè, ripeto, ASTRATTAMENTE!
(2)-
Circa la seconda impossibilità che Enrico Gamberini chiama
in soccorso per giustificare quella appena vista, ebbene, secondo lui, sarebbe
ERRONEO che qualcuno obiettasse che <<non mi sta apparendo il tutto in
questo istante,ma solo una parte del tutto>>,
perché,
sempre a suo dire,
<<questa
persona>> penserebbe <<erroneamente,che le esperienze che la
sua coscienza sta facendo in quell'istante,sono la totalita delle esperienze
che la sua coscienza sta facendo>>.
Al
contrario, l’obiettante affermerà correttamente che gli appaia <<solo
una parte del tutto>>, perché <<le esperienze che la sua
coscienza sta facendo in quell'istante>> NON sono <<la totalita delle
esperienze che la sua coscienza sta facendo>>, ma soltanto una parte!
Notare
ove Enrico Gamberini ci
rammenta che
<<prima ho detto che la coscienza è tutte le realta
che percepisce.dal momento che la coscienza percepisce il tutto(perche
percepisce la parte),la coscienza è il tutto>>.
Se si riferisce alla coscienza individuale, allora il suo discorso
è completamente fallace.
Infatti, ripetiamolo, <<la coscienza percepisce il
tutto>> SOLO FORMALMENTE
( = ASTRATTAMENTE), giacché, come indicato, se percepisse il tutto
concretamente, la parte, semplicemente, NON sarebbe parte cioè astratta, in
quanto il tutto concreto avrebbe ‘invaso’ tutto, appunto,
TOGLIENDO ogni astrazione.
Quindi, <<dal momento che la coscienza percepisce il
tutto>> solo FORMALE, allora la coscienza individuale NON è affatto <<il
tutto>>.
Poi, aggiunge:
<<c'è anche da dire che se si parte dal presupposto
della coscienza individuale,il tutto è in parte il vivere della parte(coscienza
individuale),quindi non è negazione assoluta del vivere,quindi o vive in parte
o vive.vivere in parte non ha senso(o si vive o non si vive),quindi il tutto
vive,è coscienza>>.
Non direi proprio.
Se
<<il vivere della parte(coscienza
individuale)>> corrisponde ad
una parte del tutto, e <<quindi non è negazione assoluta del
vivere>>, allora da ciò NON SEGUE affatto che la coscienza individuale <<o
vive in parte o vive>> perché, secondo Enrico Gamberini, <<vivere in parte non ha senso(o si
vive o non si vive),quindi il tutto vive,è coscienza>>.
No, infatti la parte ( = l’individuo) NON vive <<in parte>> (!),
bensì vive COME
parte, ed è pur sempre vivere pienamente la propria parzialità, cioè il proprio
esser parte!
Enrico Gamberini aggiunge:
<<ma non è finita qui. se il tutto è coscienza,la
coscienza è assoluta,lo spirito assoluto,la coscienza universale.ora,nessuna
esperienza cosciente puo ricadere fuori dallo spirito assoluto,altrimenti lo
spirito non sarebbe il tutto,e non sarebbe assoluto.quindi cio che sarebbe
esperito da una ipotetica coscienza individuale,in realta è esperito dallo
spirito assoluto>>.
Ma anche AMMETTENDO (ma lo posso RICONOSCERE senza
difficoltà) che <<nessuna esperienza cosciente puo ricadere fuori
dallo spirito assoluto,altrimenti lo spirito non sarebbe il tutto,e non sarebbe
assoluto>>, ed altresì RICONOSCENDO che <<cio che sarebbe
esperito da una ipotetica coscienza individuale,in realta è esperito dallo
spirito assoluto>>, ebbene, da ciò cosa dovrebbe conseguirne per la
coscienza individuale?
Leggiamolo dalle parole di Enrico Gamberini:
dovrebbe
forse conseguirne che <<io non sono una coscienza individuale,ma sono lo spirito assoluto che vede e si rapporta
a se stesso tramite un corpo chiamato enrico gamberini,e assume,rispetto a se
stesso, un punto di vista che è in quel corpo.la moltitudine di coscienze individuali,gli
io empirici,sono una gigantesca illusione>>?
Dissento totalmente…
Non c’è reversibilità tra parte e tutto, o tra coscienza
individuale e coscienza totale/assoluta.
Io non ricado FUORI dall’assoluto, certo, ma ciò NON vuol
dire che io SIA lo spirito
assoluto stesso: ne sono (e resterò sempre) soltanto UNA PARTE tra
infinite altre.
Se io ( = parte) fossi al contempo anche lo spirito assoluto
in sé e per sé, verrei MENO come parte, cioè esisterebbe soltanto il primo.
In quanto io sono PARTE, allora PARTE-CIPO alla vita
dello spirito assoluto, ma appunto perché vi PARTE-CIPO, NON sono lo spirito assoluto nella
sua assolutezza, altrimenti, ripeterei, non sarei PARTE (di esso).
D’altronde,
è lo stesso Enrico Gamberini a
SMENTIRE SE
STESSO, giacché egli riconosce la DUALITÀ costituita
dal <<corpo
chiamato enrico gamberini>>
e dallo spirito assoluto, e proprio essa SMENTISCE che il corpo (l’individuo, la
coscienza personale), in quanto PARTE, sia <<una gigantesca illusione>>
perché, se davvero fosse illusorio, NON avrebbe alcun senso che lo spirito
assoluto veda e si rapporti <<a se stesso tramite un corpo
chiamato enrico gamberini,e assume,rispetto a se stesso, un punto di vista che
è in quel corpo>> in quanto sarebbe altrettanto ILLUSORIO che lo
spirito assoluto si veda e si rapporti a se stesso tramite un corpo
ILLUSORIO, che non c’è…
Concludendo:
purtroppo, nonostante il suo impegno, di DIMOSTRAZIONI
di ‘questa’ o ‘quella’ tesi, nel post di Enrico Gamberini non vi è neppure l’ombra…
Roberto Fiaschi
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