sabato 9 novembre 2024

127)- COMMENTI A ENRICO GAMBERINI: «LA COSCIENZA CHE È IL TUTTO»


Dal gruppo Facebook: I Nemici del Destino, Enrico Gamberini mi porge il seguente invito:

<<tu devi andare a vedere la dimostrazione che LA COSCIENZA È IL TUTTO,e il post LA COSCIENZA ASSOLUTA,LO SPIRITO DALLE MILLE TESTE.  il confronto non deve avvenire sulla dimostrazione del tutto eterno,ma sulla visione dell'io.non è possibile che la logica dica una cosa e la realta un'altra.e per questo anche la contraddizione C è campata per aria.anche solo per il fatto che l'io assoluto e non locale è l'unico io che non nega l'eternita del tutto,significa che questo io è vero,anche a prescindere dalla dimostrazione,che comunque c'è>>.

D’accordo, detto fatto.

Sono andato a reperire il suo post, intitolato:

<<LA COSCIENZA CHE è IL TUTTO>>,

che riporto così come l’ho copia-incollato. Esso recita:

<<il tutto è un significato che comprende in se ogni altro significato.siccome tutto è essere,e relazione,e la relazione sono le parti,il tutto è concreto non astratto,è quella relazione che contiene in se ogni altra relazione. partiamo col constatare che la coscienza esiste.il mondo appare,e l'apparire è sempre riferito a qualcuno,o al mondo stesso,mai a nessuno,il mondo non appare al niente,a un morto, se il mondo fosse privo di qualsiasi coscienza,non apparirebbe alcun che,sarebbe il regno della morte.che la realta appaia a nessuno è impossibile.la coscienza per essere tale, deve contenere il divenire dell'essere,la realta,altrimenti sarebbe una coscienza statica,un morto,non una coscienza.non potrebbe contenere il divenire separato dall'essere,perche il divenire separato dall'essere non è divenire.il divenire dell'essere che fa parte della coscienza è il divenire dell'essere di cui la coscienza è cosciente(la realta), non è la ipotetica fotocopia della realta, che sta dentro al cervello,che nessuno ha mai trovato,anche perche di quella fantomatica fotocopia,la coscienza non è cosciente,quindi quella fotocopia non puo essere la coscienza,la quale ,per essere tale,deve essere cosciente di se stessa.quale realta è la coscienza?tutte le realta che percepisce.l'alter ego(l'unica alternativa) della coscienza vista come realta è la coscienza pura,inoggettivabile.quest'ultimo tipo di coscienza è errata per due motivi. 1,non contiene il divenire dell'essere,la realta,quindi è una coscienza statica ,un morto,non una coscienza. 2,questa coscienza presuppone che si possa conoscere qualcosa che è al di fuori della coscienza.è una coscienza cara al realismo,che vede la coscienza pura e inoggettivabile e il mondo esterno ad essa.rientra nel significato della parte il fatto che la parte è parte del tutto,anzi,la parte è un essere parte del tutto.se il fare parte del tutto non rientrasse nel significato-parte-la parte sarebbe isolata dal tutto,e questo succede quando c'è isolamento tra il significato-parte- e il tutto.il significato -parte- non puo essere isolato dal tutto,daltronde la parte non è il tutto,soluzione=il significato è -essere parte del tutto-.tutte le parti sono se stesse in quanto sono parte del tutto,ogni cosa appare in quanto se stessa,quindi,quando appare la parte appare anche il suo fare parte del tutto,che è poi la parte,e il fare parte del tutto appare se appare il tutto.e siccome la parte è parte del tutto concreto ,non astratto,il tutto deve apparire concreto,non astratto.quando appare la parte,appare il tutto.una persona potrebbe dire-non mi sta apparendo il tutto in questo istante,ma solo una parte del tutto-,questa persona dice questo perche pensa,erroneamente,che le esperienze che la sua coscienza sta facendo in quell'istante,sono la totalita delle esperienze che la sua coscienza sta facendo.prima ho detto che la coscienza è tutte le realta che percepisce.dal momento che la coscienza percepisce il tutto(perche percepisce la parte),la coscienza è il tutto. c'è anche da dire che se si parte dal presupposto della coscienza individuale,il tutto è in parte il vivere della parte(coscienza individuale),quindi non è negazione assoluta del vivere,quindi o vive in parte o vive.vivere in parte non ha senso(o si vive o non si vive),quindi il tutto vive,è coscienza. ma non è finita qui. se il tutto è coscienza,la coscienza è assoluta,lo spirito assoluto,la coscienza universale.ora,nessuna esperienza cosciente puo ricadere fuori dallo spirito assoluto,altrimenti lo spirito non sarebbe il tutto,e non sarebbe assoluto.quindi cio che sarebbe esperito da una ipotetica coscienza individuale,in realta è esperito dallo spirito assoluto.io non sono una coscienza individuale,ma sono lo spirito assoluto che vede e si rapporta a se stesso tramite un corpo chiamato enrico gamberini,e assume,rispetto a se stesso, un punto di vista che è in quel corpo.la moltitudine di coscienze individuali,gli io empirici,sono una gigantesca illusione>>.

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Bene.

Enrico Gamberini ci assicura che tale DIMOSTRAZIONE <<comunque c'è>>, per cui altro non resta da fare che andare a sincerarsene (lasciando per ora da parte l’eternità dell’ente).

Per essere il più breve possibile, mi porto fino al punto in cui egli scrive:

<<partiamo col constatare che la coscienza esiste>>.

Senza dubbio.

Dopodiché, diverse righe dopo, Enrico Gamberini chiede:

<<quale realta è la coscienza?tutte le realta che percepisce>>.

Già la poca chiarezza della domanda non predispone agevolmente alla sua comprensione.

Comunque sia, subito dopo egli osserva:

<<l'alter ego(l'unica alternativa) della coscienza vista come realta è la coscienza pura,inoggettivabile.quest'ultimo tipo di coscienza è errata per due motivi.

1,non contiene il divenire dell'essere,la realta,quindi è una coscienza statica ,un morto,non una coscienza.

2,questa coscienza presuppone che si possa conoscere qualcosa che è al di fuori della coscienza.è una coscienza cara al realismo,che vede la coscienza pura e inoggettivabile e il mondo esterno ad essa>>.

A me pare che i due punti sulla presunta erroneità della <<coscienza pura,inoggettivabile>>, siano due assunti arbitrari, dogmatici.

Vediamoli.

Quanto al punto 1, se la coscienza DIVENISSE così come divengono gli enti (cioè se ANCHE la coscienza fosse in sé e per sé diveniente), non esisterebbe consapevolezza alcuna del divenire stesso, poiché non esisterebbe CIÒ grazie al quale possiamo misurare il PRIMA ed il POI, potendo esperire il passaggio dal PRIMA al POI perché vi è un riferimento INDIVENIENTE che non possiede un PRIMA ed un POI in se stesso o come propria costituzione, e grazie al quale il PRIMA appare come ciò che precede il POI e il POI ciò che segue al PRIMA (così, molto schematicamente).

Dove TUTTO diviene, NIENTE diviene…

Ciò NON implica affatto che la coscienza sia <<statica ,un morto,non una coscienza>> (considerazione che ritengo piuttosto puerile), proprio perché la sua ‘attività’, diciamo così, è diafanìa, cioè trasparenza, rilevamento (nella coscienza appunto) di tutto ciò ( = gli enti) che IN essa si va diacronicamente mostrando nel proprio transitar dal PRIMA al POI.

Quanto al punto 2, mi pare che Enrico Gamberini giochi di ambiguità, giacché non chiarisce se ora stia parlando della coscienza individuale oppure della coscienza totale.

Nel primo caso, è ovvio che non tutto rientri nella nostra coscienza individuale-finita, e che perciò essa NON possa abbracciare tutto in un sol sguardo; ciò comporta che qualcosa di cui non si è coscienti sia FUORI dalla propria coscienza, altrimenti dovremmo supporre che tale ‘qualcosa’ si CREI ex novo ogni qualvolta ne diventiamo coscienti…

Nel secondo caso, alla coscienza totale (SE ESISTE) è ovvio che NON sfugga nulla, quindi nulla è al di FUORI di essa…

Per cui, i due punti secondo i quali Enrico Gamberini pensa di aver dimostrato l’erroneità della <<coscienza pura,inoggettivabile>>, NON stanno davvero in piedi.

Proseguendo nella lettura, dopo aver precisato la sua concezione del rapporto parte-tutto, egli giunge alla seguente affermazione:

<<quando appare la parte appare anche il suo fare parte del tutto,che è poi la parte,e il fare parte del tutto appare se appare il tutto.e siccome la parte è parte del tutto concreto ,non astratto,il tutto deve apparire concreto,non astratto.quando appare la parte,appare il tutto>>.

Per giustificare questa palese impossibilità, egli osserva:

<<una persona potrebbe dire-non mi sta apparendo il tutto in questo istante,ma solo una parte del tutto-,questa persona dice questo perche pensa,erroneamente,che le esperienze che la sua coscienza sta facendo in quell'istante,sono la totalita delle esperienze che la sua coscienza sta facendo.prima ho detto che la coscienza è tutte le realta che percepisce.dal momento che la coscienza percepisce il tutto(perche percepisce la parte),la coscienza è il tutto. c'è anche da dire che se si parte dal presupposto della coscienza individuale,il tutto è in parte il vivere della parte(coscienza individuale),quindi non è negazione assoluta del vivere,quindi o vive in parte o vive.vivere in parte non ha senso(o si vive o non si vive),quindi il tutto vive,è coscienza>>.

In pratica, Enrico Gamberini tenta di giustificare un’impossibilità mediante il ricorso ad ALTRE impossibilità.

Vediamo.

(1)- Per quanto concerne la prima impossibilità, questa consiste nel sostenere che

<<siccome la parte è parte del tutto concreto ,non astratto,il tutto deve apparire concreto,non astratto.quando appare la parte,appare il tutto>>.

Ahimé, che disastro!

Se _ e poiché _ appare la parte (che <<è parte del tutto concreto>>), allora NON può affatto apparire ANCHE il tutto CONCRETO, giacché, se questi apparisse nella sua concretezza, non apparirebbe la parte, in quanto la parte è l’ASTRATTO proprio perché è parte, sì che, laddove appare l’ASTRATTO, il tutto CONCRETO non possa che apparire anch’esso ASTRATTAMENTE ( = formalmente)!

Il tutto concreto APPARE CONCRETAMENTE soltanto ed esclusivamente A SE STESSO, cioè allo STESSO tutto, perciò mai, esso, apparirà concretamente alla parte, se non in modo FORMALE, cioè, ripeto, ASTRATTAMENTE!

(2)- Circa la seconda impossibilità che Enrico Gamberini chiama in soccorso per giustificare quella appena vista, ebbene, secondo lui, sarebbe ERRONEO che qualcuno obiettasse che <<non mi sta apparendo il tutto in questo istante,ma solo una parte del tutto>>,

perché, sempre a suo dire,

<<questa persona>> penserebbe <<erroneamente,che le esperienze che la sua coscienza sta facendo in quell'istante,sono la totalita delle esperienze che la sua coscienza sta facendo>>.

Al contrario, l’obiettante affermerà correttamente che gli appaia <<solo una parte del tutto>>, perché <<le esperienze che la sua coscienza sta facendo in quell'istante>> NON sono <<la totalita delle esperienze che la sua coscienza sta facendo>>, ma soltanto una parte!

Notare ove Enrico Gamberini ci rammenta che

<<prima ho detto che la coscienza è tutte le realta che percepisce.dal momento che la coscienza percepisce il tutto(perche percepisce la parte),la coscienza è il tutto>>.

Se si riferisce alla coscienza individuale, allora il suo discorso è completamente fallace.

Infatti, ripetiamolo, <<la coscienza percepisce il tutto>> SOLO FORMALMENTE ( = ASTRATTAMENTE), giacché, come indicato, se percepisse il tutto concretamente, la parte, semplicemente, NON sarebbe parte cioè astratta, in quanto il tutto concreto avrebbe ‘invaso’ tutto, appunto, TOGLIENDO ogni astrazione.

Quindi, <<dal momento che la coscienza percepisce il tutto>> solo FORMALE, allora la coscienza individuale NON è affatto <<il tutto>>.

Poi, aggiunge:

<<c'è anche da dire che se si parte dal presupposto della coscienza individuale,il tutto è in parte il vivere della parte(coscienza individuale),quindi non è negazione assoluta del vivere,quindi o vive in parte o vive.vivere in parte non ha senso(o si vive o non si vive),quindi il tutto vive,è coscienza>>.

Non direi proprio.

Se <<il vivere della parte(coscienza individuale)>> corrisponde ad una parte del tutto, e <<quindi non è negazione assoluta del vivere>>, allora da ciò NON SEGUE affatto che la coscienza individuale <<o vive in parte o vive>> perché, secondo Enrico Gamberini, <<vivere in parte non ha senso(o si vive o non si vive),quindi il tutto vive,è coscienza>>.

No, infatti la parte ( = l’individuo) NON vive <<in parte>> (!), bensì vive COME parte, ed è pur sempre vivere pienamente la propria parzialità, cioè il proprio esser parte!

Enrico Gamberini aggiunge:

<<ma non è finita qui. se il tutto è coscienza,la coscienza è assoluta,lo spirito assoluto,la coscienza universale.ora,nessuna esperienza cosciente puo ricadere fuori dallo spirito assoluto,altrimenti lo spirito non sarebbe il tutto,e non sarebbe assoluto.quindi cio che sarebbe esperito da una ipotetica coscienza individuale,in realta è esperito dallo spirito assoluto>>.

Ma anche AMMETTENDO (ma lo posso RICONOSCERE senza difficoltà) che <<nessuna esperienza cosciente puo ricadere fuori dallo spirito assoluto,altrimenti lo spirito non sarebbe il tutto,e non sarebbe assoluto>>, ed altresì RICONOSCENDO che <<cio che sarebbe esperito da una ipotetica coscienza individuale,in realta è esperito dallo spirito assoluto>>, ebbene, da ciò cosa dovrebbe conseguirne per la coscienza individuale?

Leggiamolo dalle parole di Enrico Gamberini:

dovrebbe forse conseguirne che <<io non sono una coscienza individuale,ma sono lo spirito assoluto che vede e si rapporta a se stesso tramite un corpo chiamato enrico gamberini,e assume,rispetto a se stesso, un punto di vista che è in quel corpo.la moltitudine di coscienze individuali,gli io empirici,sono una gigantesca illusione>>?

Dissento totalmente…

Non c’è reversibilità tra parte e tutto, o tra coscienza individuale e coscienza totale/assoluta.

Io non ricado FUORI dall’assoluto, certo, ma ciò NON vuol dire che io SIA lo spirito assoluto stesso: ne sono (e resterò sempre) soltanto UNA PARTE tra infinite altre.

Se io ( = parte) fossi al contempo anche lo spirito assoluto in sé e per sé, verrei MENO come parte, cioè esisterebbe soltanto il primo.

In quanto io sono PARTE, allora PARTE-CIPO alla vita dello spirito assoluto, ma appunto perché vi PARTE-CIPO, NON sono lo spirito assoluto nella sua assolutezza, altrimenti, ripeterei, non sarei PARTE (di esso).

D’altronde, è lo stesso Enrico Gamberini a SMENTIRE SE STESSO, giacché egli riconosce la DUALITÀ costituita dal <<corpo chiamato enrico gamberini>> e dallo spirito assoluto, e proprio essa SMENTISCE che il corpo (l’individuo, la coscienza personale), in quanto PARTE, sia <<una gigantesca illusione>> perché, se davvero fosse illusorio, NON avrebbe alcun senso che lo spirito assoluto veda e si rapporti <<a se stesso tramite un corpo chiamato enrico gamberini,e assume,rispetto a se stesso, un punto di vista che è in quel corpo>> in quanto sarebbe altrettanto ILLUSORIO che lo spirito assoluto si veda e si rapporti a se stesso tramite un corpo ILLUSORIO, che non c’è

Concludendo:

purtroppo, nonostante il suo impegno, di DIMOSTRAZIONI di ‘questa’ o ‘quella’ tesi, nel post di Enrico Gamberini non vi è neppure l’ombra…

 

Roberto Fiaschi

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