Che l’eterno ritorno sia un’idea ORRIBILE non l’ho detto io bensì Jorge
Luis Borges:
<<Nietzsche volle minuziosamente innamorarsi del
proprio destino. Seguì un metodo eroico: disseppellire l’intollerabile ipotesi greca dell'eterna ripetizione, e
poi cercare di dedurre da quell'incubo
mentale
un'occasione di giubilo. Cercò l'idea più
orribile
dell’universo e la propose per il diletto degli uomini>>. - (J. L. Borges:
“Tutte le opere − La dottrina dei cicli”, vol. I, Mondadori, pag. 574).
Tuttavia mi trovo del tutto d’accordo con lui.
D’altronde, anche Nietzsche era consapevole di tale <<incubo mentale>>:
<<Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone
strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa
vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e
ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni
dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola
e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa
sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i
rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza
viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!”. Non ti rovesceresti a terra,
digrignando i denti e maledicendo
il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un
attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un
dio e mai intesi cosa più divina"?>>. – (Nietzsche: “La gaia
scienza”, aforisma 341).
Così Maurizio Ferraris spiega la genesi di questa idea in Nietzsche:
<<Nell’estate del 1881 Nietzsche, che all’epoca ha
37 anni, si trova a Silvaplana in Engadina, un luogo di montagna vicino a un
bellissimo lago dove passeggia nel pomeriggio, mentre le sere scrive. Durante
una passeggiata, Nietzsche ha questa immagine del tempo che lo spaventa e lo
attrae, l’immagine dell’eterno ritorno: visto che il mondo è composto da un numero finito di elementi e questi
elementi non si creano
e non si distruggono (poiché si parte dall’ipotesi che
Dio non esista) e allora per forza di cose questi elementi dovranno
riaggregarsi nella stessa maniera per un numero infinito di volte>>. –
(M. Ferraris, “Intervista sul tema dell'eterno ritorno”. Archiviato il 13 marzo
2016 in Internet Archive).
Già, se <<si parte dall’ipotesi che Dio non esista>>, allora è
fatale, direi, che la struttura dell’esistente si concretizzi come il continuo,
eterno RIPETERSI di sé, non essendovi un INIZIO, infatti, non ci sarà neppure
un tempo LINEARE diretto verso una meta/compimento, per cui siamo tutti CONDANNATI
a rimasticar eternamente la nostra minestra…
A meno che non ci si impegni a
<<non
volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l'eternità>>
- (F. Nietzsche: “Ecce homo”, Adelphi 1991, p. 206), ossia a desiderar di <<essere
solo uno che dice sempre di sì>>
- (Idem: “La gaia scienza”, sez. 276), perché per Nietzsche <<la
grandezza dell'uomo è amor
fati>>
- (Idem), quindi l’amore anche per ogni dolore nonché per il suo infinito ripetersi
sempre uguale; ecco chi sarebbe capace di tanto:
l’OLTREUOMO.
Ma quante persone saranno riuscite in ciò?
Tante, se si confonde la RASSEGNAZIONE con amor fati; forse NESSUNA, se (e poiché) l’amor fati non è
affatto RASSEGNAZIONE…
Anche perché, a ben vedere, colui <<che dice sempre
di sì>> e
che perciò deve continuare a dire <<sempre di sì>> a tutto, deve al contempo
continuare a dire sempre di NO al non-dire-sempre-di-sì, cosicché egli, in
realtà NON dice <<sempre di sì>>…
Poi, per sincerarsi di quanto l’eterno ritorno sia <<l'idea
più orribile dell’universo>>,
non serve scomodare grandi discorsi teoretico-metafisici, essendo più che
sufficiente osservare proprio ciò che dovrebbe ritornare eternamente nonché identicamente:
la vita quotidiana di ciascun di noi.
In effetti, COME NON rovesciarsi <<a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così
ha parlato>>, avendo il prospetto di rivivere INFINITE VOLTE <<ogni
dolore>>, ma non tanto il dolore dei casi più fortunati (quale, per
ora, il mio e di molti altri), quanto, piuttosto, l’immenso dolore di
coloro che hanno subìto inenarrabili torture, patimenti durati una vita come la
SLA, stermini sistematici come Auschwitz, vite larvali nei manicomi, vite afflitte
da malattie genetiche sin dalla nascita…
È vero che normalmente nessuno ha coscienza dell’eterno
ritorno dell’identico e quindi di dover rivivere infinitamente tutti i
propri tormenti, ma, una volta che l’idea di esso faccia capolino nel
mondo, allora un nuovo insostenibile PESO viene caricato sulle spalle del
genere umano.
Certamente mi si potrà poi obiettare:
“Ma come, tu, che sei cristiano e credi all’INFERNO, ci vieni
a parlar dell’eterno ritorno come se fosse l’ORRORE peggiore da cui disperare?”
Sì, certo. L’INFERNO, che non è un luogo bensì è lo stato d’animo
dell’individuo oramai del tutto RIPIEGATO SU SÉ STESSO, è soltanto una POSSIBILITÀ che, come
tale, potrebbe NON
verificarsi affatto poiché attiene ai liberi orientamenti esistenziali, per cui
esso NON mi
piomba addosso mio malgrado. Senza contare che l’INFERNO non è un meccanismo che
agisca a dispetto di tutto, perché si dà sempre il caso della MISERICORDIA di Dio.
L’eterno ritorno, al contrario, è INEVITABILE, poiché è una
concezione <<del tempo ciclico, per cui l'universo rinasce e rimuore
in base a cicli temporali fissati
e necessari,
ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso>>. – (https://it.wikipedia.org/wiki/Eterno_ritorno);
o anche, esso è una <<Concezione speculativa e
cosmologica secondo la quale il corso degli eventi del mondo, compiuto il
proprio ciclo, ritorna su
sé stesso, in una serie indefinita di identiche ripetizioni>>. – (https://www.treccani.it/enciclopedia/eterno-ritorno/).
Ecco, quel <<ritorna su sé stesso>> da parte del tempo
ciclico, può ben rappresentare quel RIPIEGAMENTO su sé stesso da
parte dello stato esistenziale chiamato INFERNO.
Dunque, posso ben ritenere l’eterno ritorno come L’AUTENTICO
INFERNO, perché
esso sì che concerne ineludibilmente OGNI essere umano!
Roberto Fiaschi
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