Riporto il seguente scritto di Sebastiano Dell'Albani:
<<FROM
SD’S LIBRARY -POST N.92 – 17 DICEMBRE 2024
IL
PENSIERO DI SEVERINO HA PROFONDE RICADUTE ETICHE NELLA PRASSI DELL’UOMO.
Il
sistema filosofico di Severino è profondamente intrecciato con la dimensione
etica, anzi è il sistema in cui l’etica assurge a primaria importanza. Infatti
cosa può esserci di più etico che mettere in luce l’errore nichilistico di far
coincidere tutti gli enti con il nulla originante violenza e morte e riuscire a
vedere la luce della verità che giace nel profondo del nostro essere e che sola
si oppone alla violenza e alla morte? L’etica della verità. La luce della
verità giace nel profondo dell’essere dell’uomo. Ma egli non può vederla perché
il nichilismo (nichilismo= far coincidere tutti gli enti, uomo compreso, con il
nulla) l’errore profondo che avvolge le coscienze umane non permette di vedere
questa luce. Ma l’uomo è l’apertura alla verità e come tale può riflettere su
questo esiziale errore e liberarsene. La filosofia di Severino mette pienamente
in luce questo errore e per ciò stesso, contrariamente a quanto pensano in
molti, troppi, ha una profondità etica straordinaria. Non può esserci nulla di
più etico che mettere in luce il fatto che la violenza della concezione
nichilistica che ha governato e governa la civiltà occidentale -ma ormai anche
la civiltà orientale – ha la sua radice logica e ontologica (riguarda l’ente in
quanto tale e anche l’uomo ovviamente) nel vedere tutte le cose come
distruggibili e manipolabili a volontà. Distruggerle e poi ricrearle o
ricostruirle a volontà. La volontà di dominio e prevaricazione, di popoli su
altri popoli, di gruppi sociali su altri gruppi trae la sua origine e potenza
proprio da questa concezione. Essa rappresenta quindi la distruzione dell’etica
e dell’uomo stesso. Questa non etica è incarnata nel dominio del mondo da parte
della tecnologia vista quest’ultima non solo nell’ottica di migliorare la vita
dell’uomo ma soprattutto come potenza che nutre sé stessa in un processo
all’infinito in cui l’uomo diventa una insignificante rotellina che può essere
spazzata via senza che la coscienza collettiva emetta neanche un soffio anzi
considera ciò del tutto normale. L’uomo nella logica del nichilismo è visto
come un apparato progettante che lo rende del tutto simile alla tecnica essa
stessa apparato progettante. Così sembra esserci perfetta sintonia tra l’apparato-uomo
e l’apparato-tecnica. Ma pensare ciò sarebbe solo superficialità.
L’apparato-tecnica - dato che la sua unica etica coincide con il suo infinito
accrescimento di potenza – sta sottomettendo l’uomo e sottometterà l’uomo
sempre di più. La potenza dell’apparato tecnologico sta già trovando i suoi
alleati in piccoli e potentissimi gruppi umani che credono illusoriamente di
servirsi della tecnica per diventare sempre più ricchi e potenti senza essere
consapevoli che è la tecnica a servirsi di loro. Questi gruppi umani credono
ingenuamente di servirsi della potenza della tecnica contrapponendola alla
potenza di altri gruppi che si servono della stessa potenza tecnica per
sfidarsi in guerre sempre più violente e distruttive. In questo caso la
violenza brutale originata da questo nichilismo è palese. Ma la violenza
nichilistica può essere più nascosta per arrivare ad una pace tecnica dove essa
non è appariscente ma solo latente pronta ad esplodere presto o tardi. La vera
pace può trovarsi solo nella verità del non nichilismo. È proprio per questo
che Severino afferma quando scrive che la tecnica non necessariamente ha
l’ultima parola perché solo il nichilismo può dare l’ultima parola alla tecnica>>.
-----
Temo
che l’autore del post (che sia Sebastiano
Dell'Albani o la ChatGPT, al momento poco importa) si voglia ILLUDERE
sull’eticità
della filosofia di Emanuele Severino.
Alla
domanda che Sebastiano
Dell'Albani (si) pone:
<<cosa
può esserci di più etico che mettere in luce l’errore nichilistico di far
coincidere tutti gli enti con il nulla originante violenza e morte e riuscire a
vedere la luce della verità che giace nel profondo del nostro essere e che sola
si oppone alla violenza e alla morte?>>,
egli
risponde:
<<L’etica
della verità>>.
Peccato
che tale etica sia del tutto IMPOTENTE ad agire eticamente, appunto. Essa è e
rimane semplice chiacchiera, giacché non può AGIRE sulla realtà se non SMENTENDO SÉ STESSA,
giacché l’AGIRE etico (ma anche non etico) è, per Severino, l’immagine
dell’ALIENAZIONE più profonda che costituisca il mortale, ciascun di
noi.
Eticamente
parlando, serve perciò a ben poco <<mettere in luce l’errore
nichilistico di far coincidere tutti gli enti con il nulla originante violenza
e morte>> se poi l’agire etico che dovrebbe arginarlo, si rivela come
il massimo <<errore nichilistico>> in quanto, proprio per
agire eticamente, è necessario agire facendo <<coincidere tutti gli
enti con il nulla originante violenza e morte>>!
Infatti,
prefiggendoci l’obiettivo (non a parole, bensì operando) di opporci <<alla violenza>>,
nessuno di noi potrà evitar di voler TRASFORMARE ( = far diventare altro da sé) quella violenza in rispetto e pace, ossia proprio facendo <<coincidere>>
la violenza <<con il nulla>> il quale, però, sarebbe <<originante
violenza e morte>>!
Pertanto
è chiaro:
stanti
le premesse ontologiche della filosofia severiniana, è del tutto VANO è tentar di rintracciare
una qualsivoglia <<etica della verità>> nella filosofia di
Severino, se non richiamando un vago “Non Agire” ( = Wu Wei) di ascendenza
taoista...
Come
s’è visto, lo stesso Sebastiano
Dell'Albani riconosce che l’<<etica della verità>> (cioè
la concezione etica come emerge dalla filosofia di Severino) <<si oppone alla violenza e alla
morte>>.
Dal
che consegue il PARADOSSO secondo cui ogni forma di <<violenza>> è comunque
un ESSENTE ETERNO inviato, nel cerchio finito dell’apparire, dallo stesso
Destino di cui parla Severino, col risultato, perciò, che esso dapprima invia
il nichilismo e con esso la <<violenza>>, per poi OPPORVISI facendo
riferimento ud una presunta <<etica della verità>> la quale,
però, se intende davvero OPPORSI alla <<violenza>>, deve AGIRE secondo i dettami
di quello stesso nichilismo/<<violenza>> che tale etica vorrebbe combattere!
Sebastiano
Dell'Albani ritiene
che la concezione severiniana sia sommamente etica perché riuscirebbe a far <<vedere
la luce della verità che giace nel profondo del nostro essere>>.
Purtroppo
per lui, anche ammettendo (senza concederlo, giacché la persona umana, essendo CONTRADDIZIONE
cioè ERRORE, non può mai sperare) di poter <<vedere la luce della
verità>>, questa non potrebbe proporglisi come <<etica della
verità>>, perché tale <<luce>> non ha lo scopo di
guidare eticamente le azioni degli umani, bensì di NEGARLE in quanto
espressioni del nichilismo.
Come
si può vedere, dunque, NON È VERO che l’uomo possa <<riflettere su
questo esiziale errore e liberarsene>>
cioè liberarsi dal nichilismo o dall’<<errore profondo che avvolge le
coscienze umane [il quale] non permette di vedere questa luce>>;
tentare di liberarsi da tale errore, infatti, implicherebbe doversi liberare DA
SE STESSI cioè DALLA
PROPRIA PERSONA vista da Severino
come ERRORE ETERNO ed eternamente inemendabile, e ciò non farebbe altro che
alimentare l’agire nichilistico, sia pur eticamente inteso, che appunto connoterebbe
l’essere umano in quanto ERRORE, cosicché gli sia persin preclusa la
possibilità di esser <<l’apertura alla verità>>…
(Le fotografie di Severino accanto ad un bel ramoscello di fiori sono tratte dal post
di Sebastiano
Dell'Albani).
Roberto Fiaschi
-------------------

Nessun commento:
Posta un commento