mercoledì 18 dicembre 2024

139)- ETICITÀ NELLA FILOSOFIA DI SEVERINO?


Riporto il seguente scritto di Sebastiano Dell'Albani:

<<FROM SD’S LIBRARY -POST N.92 – 17 DICEMBRE 2024

IL PENSIERO DI SEVERINO HA PROFONDE RICADUTE ETICHE NELLA PRASSI DELL’UOMO.

Il sistema filosofico di Severino è profondamente intrecciato con la dimensione etica, anzi è il sistema in cui l’etica assurge a primaria importanza. Infatti cosa può esserci di più etico che mettere in luce l’errore nichilistico di far coincidere tutti gli enti con il nulla originante violenza e morte e riuscire a vedere la luce della verità che giace nel profondo del nostro essere e che sola si oppone alla violenza e alla morte? L’etica della verità. La luce della verità giace nel profondo dell’essere dell’uomo. Ma egli non può vederla perché il nichilismo (nichilismo= far coincidere tutti gli enti, uomo compreso, con il nulla) l’errore profondo che avvolge le coscienze umane non permette di vedere questa luce. Ma l’uomo è l’apertura alla verità e come tale può riflettere su questo esiziale errore e liberarsene. La filosofia di Severino mette pienamente in luce questo errore e per ciò stesso, contrariamente a quanto pensano in molti, troppi, ha una profondità etica straordinaria. Non può esserci nulla di più etico che mettere in luce il fatto che la violenza della concezione nichilistica che ha governato e governa la civiltà occidentale -ma ormai anche la civiltà orientale – ha la sua radice logica e ontologica (riguarda l’ente in quanto tale e anche l’uomo ovviamente) nel vedere tutte le cose come distruggibili e manipolabili a volontà. Distruggerle e poi ricrearle o ricostruirle a volontà. La volontà di dominio e prevaricazione, di popoli su altri popoli, di gruppi sociali su altri gruppi trae la sua origine e potenza proprio da questa concezione. Essa rappresenta quindi la distruzione dell’etica e dell’uomo stesso. Questa non etica è incarnata nel dominio del mondo da parte della tecnologia vista quest’ultima non solo nell’ottica di migliorare la vita dell’uomo ma soprattutto come potenza che nutre sé stessa in un processo all’infinito in cui l’uomo diventa una insignificante rotellina che può essere spazzata via senza che la coscienza collettiva emetta neanche un soffio anzi considera ciò del tutto normale. L’uomo nella logica del nichilismo è visto come un apparato progettante che lo rende del tutto simile alla tecnica essa stessa apparato progettante. Così sembra esserci perfetta sintonia tra l’apparato-uomo e l’apparato-tecnica. Ma pensare ciò sarebbe solo superficialità. L’apparato-tecnica - dato che la sua unica etica coincide con il suo infinito accrescimento di potenza – sta sottomettendo l’uomo e sottometterà l’uomo sempre di più. La potenza dell’apparato tecnologico sta già trovando i suoi alleati in piccoli e potentissimi gruppi umani che credono illusoriamente di servirsi della tecnica per diventare sempre più ricchi e potenti senza essere consapevoli che è la tecnica a servirsi di loro. Questi gruppi umani credono ingenuamente di servirsi della potenza della tecnica contrapponendola alla potenza di altri gruppi che si servono della stessa potenza tecnica per sfidarsi in guerre sempre più violente e distruttive. In questo caso la violenza brutale originata da questo nichilismo è palese. Ma la violenza nichilistica può essere più nascosta per arrivare ad una pace tecnica dove essa non è appariscente ma solo latente pronta ad esplodere presto o tardi. La vera pace può trovarsi solo nella verità del non nichilismo. È proprio per questo che Severino afferma quando scrive che la tecnica non necessariamente ha l’ultima parola perché solo il nichilismo può dare l’ultima parola alla tecnica>>.

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Temo che l’autore del post (che sia Sebastiano Dell'Albani o la ChatGPT, al momento poco importa) si voglia ILLUDERE sull’eticità della filosofia di Emanuele Severino.

Alla domanda che Sebastiano Dell'Albani (si) pone:

<<cosa può esserci di più etico che mettere in luce l’errore nichilistico di far coincidere tutti gli enti con il nulla originante violenza e morte e riuscire a vedere la luce della verità che giace nel profondo del nostro essere e che sola si oppone alla violenza e alla morte?>>,

egli risponde:

<<L’etica della verità>>.

Peccato che tale etica sia del tutto IMPOTENTE ad agire eticamente, appunto. Essa è e rimane semplice chiacchiera, giacché non può AGIRE sulla realtà se non SMENTENDO SÉ STESSA, giacché l’AGIRE etico (ma anche non etico) è, per Severino, l’immagine dell’ALIENAZIONE più profonda che costituisca il mortale, ciascun di noi.

Eticamente parlando, serve perciò a ben poco <<mettere in luce l’errore nichilistico di far coincidere tutti gli enti con il nulla originante violenza e morte>> se poi l’agire etico che dovrebbe arginarlo, si rivela come il massimo <<errore nichilistico>> in quanto, proprio per agire eticamente, è necessario agire facendo <<coincidere tutti gli enti con il nulla originante violenza e morte>>!

Infatti, prefiggendoci l’obiettivo (non a parole, bensì operando) di opporci <<alla violenza>>, nessuno di noi potrà evitar di voler TRASFORMARE ( = far diventare altro da sé) quella violenza in rispetto e pace, ossia proprio facendo <<coincidere>> la violenza <<con il nulla>> il quale, però, sarebbe <<originante violenza e morte>>!

Pertanto è chiaro:

stanti le premesse ontologiche della filosofia severiniana, è del tutto VANO è tentar di rintracciare una qualsivoglia <<etica della verità>> nella filosofia di Severino, se non richiamando un vago “Non Agire” ( = Wu Wei) di ascendenza taoista...

Come s’è visto, lo stesso Sebastiano Dell'Albani riconosce che l’<<etica della verità>> (cioè la concezione etica come emerge dalla filosofia di Severino) <<si oppone alla violenza e alla morte>>.

Dal che consegue il PARADOSSO secondo cui ogni forma di <<violenza>> è comunque un ESSENTE ETERNO inviato, nel cerchio finito dell’apparire, dallo stesso Destino di cui parla Severino, col risultato, perciò, che esso dapprima invia il nichilismo e con esso la <<violenza>>, per poi OPPORVISI facendo riferimento ud una presunta <<etica della verità>> la quale, però, se intende davvero OPPORSI alla <<violenza>>, deve AGIRE secondo i dettami di quello stesso nichilismo/<<violenza>> che tale etica vorrebbe combattere!

Sebastiano Dell'Albani ritiene che la concezione severiniana sia sommamente etica perché riuscirebbe a far <<vedere la luce della verità che giace nel profondo del nostro essere>>.

Purtroppo per lui, anche ammettendo (senza concederlo, giacché la persona umana, essendo CONTRADDIZIONE cioè ERRORE, non può mai sperare) di poter <<vedere la luce della verità>>, questa non potrebbe proporglisi come <<etica della verità>>, perché tale <<luce>> non ha lo scopo di guidare eticamente le azioni degli umani, bensì di NEGARLE in quanto espressioni del nichilismo.

Come si può vedere, dunque, NON È VERO che l’uomo possa <<riflettere su questo esiziale errore e liberarsene>> cioè liberarsi dal nichilismo o dall’<<errore profondo che avvolge le coscienze umane [il quale] non permette di vedere questa luce>>; tentare di liberarsi da tale errore, infatti, implicherebbe doversi liberare DA SE STESSI cioè DALLA PROPRIA PERSONA vista da Severino come ERRORE ETERNO ed eternamente inemendabile, e ciò non farebbe altro che alimentare l’agire nichilistico, sia pur eticamente inteso, che appunto connoterebbe l’essere umano in quanto ERRORE, cosicché gli sia persin preclusa la possibilità di esser <<l’apertura alla verità>>…

(Le fotografie di Severino accanto ad un bel ramoscello di fiori sono tratte dal post di Sebastiano Dell'Albani).

 

Roberto Fiaschi

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