sabato 19 aprile 2025

170)- I FANATICI DEL ‘DIO’ P.d.N.C.

 

Il FANATISMO purtroppo INFETTA tutto, in primis la religione, ove esso si manifesta più esplicitamente, tanto che molti identificano _ spesso giustamente _ religione e fanatismo.

Senonché, il fanatismo può celarsi anche laddove non ci aspetteremmo di trovarlo cioè negli ambiti culturali laici ritenuti (FANATICAMENTE) immuni da esso, come la scienza, la filosofia, etc…

Ad esempio, vi è un estimatore (che chiamerò X) del filosofo Emanuele Severino che si fa promotore dell’anti-fanatismo in ambito POLITICO (giacché tutte le sue affermazioni qui riportate le ho tratte dalle sue discussioni politiche):

<<Nella mia attività contro il fanatismo […]>>;

<<[…] L’unica cosa importante è far emergere le contraddizioni perché solo così la verità può avere spazio. Il mio è antifanatismo concreto>>.

Nonostante egli rifiuti di venir considerato

<<alla stregua di altri severiniani, che hanno scambiato Severino per oracolo o altro, senza tenere conto di quanto scrivo e dico è un’offesa che rimando al mittente. Sono anni che ne scrivo e ti rimando a quanto ho scritto. Certi sedicenti severiniani sono fanatici e non meritano di parlare di Severino da quella loro posizione perché portano nocumento alla filosofia e al pensiero in generale e a quello di Severino in particolare. Persone come Dell’Albani che si fregiano di portare avanti il pensiero di Severino, con il loro fanatismo lo danneggiano>>,

è difficile non prendere atto che, nel suo anti-fanatismo, egli si ritrovi ad esser altrettanto (se non di più) FANATICO del fanatismo (o dei fanatici) che egli vorrebbe combattere, giacché attinge da esso la stessa intransigente unilateralità tipica di ciò che (o di chi) intende avversare.

In qualche modo ne è consapevole, infatti si affretta a precisare:

<<E' un errore combattere il fanatismo con un fanatismo uguale e contrario. Per combatterlo occorre che nei discorsi, negli scritti nei video si faccia prevalere sempre la ragione, la logica e la verità, contro l'irrazionale, l'illogico e il verosimile>>.

Ma, anche qui, la <<ragione, la logica e la verità>> egli le trae dalla ragione, dalla logica e dalla (presunta) verità della filosofia di Severino, che i severiniani ritengono esser LA Verità tout court, l’UNICA Verità incontrovertibile apparsa nella storia umana, e le trapianta incautamente nell’analisi politica, ritenendo che la logica e la (presunta) verità filosofica severiniana possano tranquillamente giocare a suo favore cioè ‘incontroveribilmente’ (!) una volta applicate all’analisi politica. Da qui, il suo utilizzo IMPROPRIO quanto FANATICO del principio di non-contraddizione ( = PdNC) in ambito politico.

Non entro affatto nel merito degli orientamenti politici di X, che posso anche condividere criticamente.

Piuttosto, vorrei far notare come egli, ‘forte’ del PdNC, si scagli sempre contro la FEDE simpliciter, la fides qua (e, a maggior ragione, la fides quae). Qualsiasi discorso in qualsiasi contesto che egli disapprovi è, per lui, immancabilmente FEDE cioè ERRORE.

Infatti, egli equipara FANATICAMENTE il fanatismo alla FEDE qua talis, senza mai operare alcuna distinzione (egli sentenzia immancabilmente: <<la follia del credere>>);

poi quindi equipara la FEDE alla MENZOGNA;

la MENZOGNA alla CONTRADDIZIONE;

la CONTRADDIZIONE (udite udite!) al MALE, come si evince in queste sue affermazioni FANATICAMENTE lapidarie:

<<[…] denunciano la tua fede e quindi la tua contraddittorietà>>,

e:

<<La contraddizione è il male>>.

Sembra che, per X, in una discussione storico-politica ci si debba avvalere degli stessi principii vigenti in una discussione filosofica:

<<è necessario che le critiche [politiche] siano corrette ossia rispettino il principio di non contraddizione, altrimenti come potrebbe far emergere le contraddizioni nel discorso altrui?>>

Ma che cos’è, questa, se non una FANATICA divinizzazione del PdNC che lo porta all’altrettanto FANATICO compulsivo ricorso ad esso, il più delle volte a SPROPOSITO?

Infatti, nel dialogo politico con un suo interlocutore, egli scrive:

<<A me le tue posizioni politiche non mi interessano, nel senso che puoi credere in ciò che vuoi. Ma se neghi la verità, ossia il principio di non contraddizione, per me ciò che affermi è totalmente inconsistente>>.

Viene allora da chiedersi:

COSA C’ENTRA il PdNC con le <<posizioni politiche>> di chicchessia?

È noto, infatti, che il linguaggio impiegato da chiunque ed in qualsiasi tipo di tematica si fondi sul PdNC, questo è evidente e vale PER TUTTI.

Tuttavia, da qui al ritener che le proprie <<posizioni politiche>> siano VERE sol perché l’interlocutore, dissentendo da X, violerebbe (?) per ciò stesso il PdNC, beh, ci passano anni-luce!

In sostanza, il suo discorso (mal)funziona così:

“tu sei nell’ERRORE ( = <<ciò che affermi è totalmente inconsistente>>) perché, non essendo d’accordo con me ( = visto che tu <<neghi la verità, ossia il principio di non contraddizione>> che invece io non nego ma che, anzi, adoro), non ricorri al medesimo PdNC per sostener le tue posizioni politiche ma lo vìoli”!

Ecco l’utilizzo FANATICO del PdNC!

Come se le complesse vicende storico-politiche soggiacessero al tribunale del dio-PdNC!

Esso non serve a conferire VERITÀ alle intricate e polivalenti <<posizioni politiche>>, ma unicamente ad esprimerle in modo determinato cioè comprensibile ossia non-contraddittoriamente, ma il PdNC NON dice quale lettura di una vicenda politica sia maggiormente ‘vera’!

È la cogenza interpretativa degli eventi a prevalere in tal direzione o meno!

X ha inoltre precisato:

<<[…] sono innanzitutto per stabilire alcuni punti di partenza della discussione, che non può iniziare senza una base razionale e ragionevole. E poi cosa sarebbe il pensiero unico? Essere per la verità è forse agire il pensiero unico? Ho sempre affermato, per esempio, che una cosa è sé stessa e non può essere altro da sé. Per esempio la porta non è la finestra. Nessuna precisazione ulteriore è necessaria per sostenere questa verità che si basa evidentemente sul principio di non contraddizione. Su molte cose i confini sono sfumati ma non sulla questione che la porta non sia la finestra. Orbene quale pensiero non unico potrebbe affermare il contrario? Nessuno! Dunque: se esistono cose chiare ed evidenti come la porta e la finestra, le mininimizzazioni, le massimizzazioni, i distinguo, quella retorica all’Azzeccagarbugli che tu puoi ricordare fu affrontata per esempio da Sciascia nella polemica della “viltà degli intellettuali” è perfettamente accessoria, inutile>>.

Ulteriore esempio di utilizzo FANATICO, oltre che sbagliato, del PdNC. Infatti, egli ritraspone nuovamente <<la porta non è la finestra>> in una discussione storico-politica, e pretende, perciò, di vagliare la POLITICA in modo tale da conseguire in essa giudizi netti come: <<la porta non è la finestra>>!

Eppure, X è consapevole che <<Su molte cose i confini sono sfumati ma non sulla questione che la porta non sia la finestra>>; ma pare non esser consapevole che in sede storico-politica NON abbiamo quasi mai a che fare con <<porte>> e <<finestre>> nella loro netta differenza, bensì con una gran mole di eventi i cui <<confini sono sfumati>>!

Ancora; sempre nell’ambito di un discorso sulle rispettive <<posizioni politiche>>, egli ha osservato:

<<il pdnc è sempre in ballo, è ontologico. Il fanatico e il folle pensano di fare a meno del principio, il primo per convenienza il secondo per condizione mentale. Il fanatismo è una malattia pericolosa per la società e per l’individuo. La contraddizione è il male>>.

Capito?

“Chi non la pensa come me, che ricorro al PdNC, o è FANATICO o è FOLLE”, sottende il nostro severiniano e, tra quei due, soltanto lui, bel terzo, splende di sobrietà e salute mentale…

Ma poi NON è nemmen vero che il fanatico pensi di <<fare a meno del principio>>, giacché neppure lui potrà evitar di esprimere il proprio fanatismo secondo significati determinati e perciò in linea coi dettami del PdNC!

Dopodiché aggiunge:

<<Non si può essere certi del vero, anche se esso esiste necessariamente, perché siamo pur sempre volontà, ma possiamo con certezza indicare la contraddizione, cosa a cui non dovremmo rinunciare in ragione delle proprie convinzioni politiche, anche le più vetuste. Chi rinuncia a sottoporre il proprio credo al giudizio basato sul pdnc, è molto probabile sia vittima del fanatismo>>.

Anche qui riemerge l’utilizzo FANATICO nonché sbagliato del PdNC.

Notare, poi, il suddetto brano che comincia con:

<<Non si può essere certi del vero, anche se esso esiste necessariamente>>.

E, a maggior ragione, NON se ne può esser certi nel contesto delle <<posizioni politiche>> nel quale tutte le frasi riportate da X si collocano, giacché è sempre e soltanto in tale contesto che egli si sta muovendo, epperò pretende di sentenziare a colpi di PdNC!

Infatti, contrariamente a quanto ha appena detto, X afferma di SAPERE molto bene cosa sia il vero, dove ha scritto:

<<chi pensa sa che l’uomo è credere [ = errare] ma anche che la verità esiste ed è unica [la sua?]. Il sapere non è un credere [un errare], è invece la consapevolezza che il credere è qualcosa e non un nulla. Tale differenza tra qualcosa e il nulla non dipende dal credere ma è vero necessariamente>>.

Dunque, <<chi pensa>> è lui, giacché egli <<sa che l’uomo è credere>> e lo <<sa>> perché <<pensa>> e quindi NON crede ( = NON erra).

E già qui tenta di porsi FANATICAMENTE un gradino al di sopra di chi CREDE.

Successivamente, all’affermazione di X secondo cui:

<<chi pensa sa che l'uomo è credere ma anche che la verità esiste ed è unica>>,

giunge l’opportuna critica del suo interlocutore:

essa <<è una palese contraddizione, perché se l'uomo è credere, il suo sapere è credere di sapere, quindi non verità>>.

Ebbene, nonostante abbia ammesso che <<Non si può essere certi del vero>>, X non ci sta a passare per uno che SI CONTRADDICA e che perciò esprima CREDENZE, per cui ripiega scorrettamente sull’antropologia severiniana, rispondendo:

<<non è una contraddizione perché è il mortale (a cui mi riferisco) ad essere un credere, ma nell’uomo c’è la follia del credere ma anche il luogo dove appare la verità. E perché posso dirlo? Per lo stesso motivo per cui posso dire che l’essente è sé stesso e non può essere altro da sé. Non crederai forse che un’obiezione del genere non abbia avuto risposta adeguata da Severino, vero?>>

Ed ecco, una volta di più, il FANATISMO riaffacciarsi nella scappatoia in base alla quale, essendovi nell’uomo <<la follia del credere ma anche il luogo dove appare la verità>>, allora è pacifico che quel <<luogo dove appare la verità>> sia abitato comodamente da X _ e qui per la SECONDA volta egli tenta FANATICAMENTE di porsi un gradino più in alto di colui che CREDE _, giacché X chiama in causa quel <<luogo>> collocandosi nel quale si sente in diritto di NEGARE d’esser (sia lui che Severino) andato soggetto alla suddetta critica secondo la quale, <<se l'uomo è credere>>, allora <<il suo sapere è credere di sapere, quindi non verità>>!

Tuttavia, X dimentica che:

<<[…] per vedere che il destino sia nella parola è cioè necessario che la volontà [ = l’io empirico-errore] veda il destino; ma, si è rilevato, è impossibile che ciò che appare all’interno di una fede sia il destino della verità. Ma questo non significa che, dunque, la verità sia impossibile. Infatti la volontà [ = l’io empirico-errore] può voler  assegnare la parola al destino – e, innanzitutto, può isolare la terra – solo in quanto il destino appare già da sempre al di fuori dell’isolamento della terra e del linguaggio>> -

(Emanuele Severino: La Gloria, pag. 475. Parentesi quadre mie: RF; corsivo nel testo);

X è all’interno di una fede; infatti non consta che lui e Severino siano <<al di fuori dell’isolamento della terra>>, per cui NON può apparir loro <<il destino della verità>>.

Nonostante ciò, egli ha sin qui preteso di SAPERE, immune dalla <<follia del credere>>…

Beato lui.

 

Roberto Fiaschi

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